La “deadline” è fissata per il 10 dicembre, ma la relazione decisiva sul caso-Palasport potrebbe arrivare con un po' di anticipo, probabilmente a fine novembre. E' l'indicazione di massima che emerge dal confronto tecnico-amministrativo che si è svolto stamane a Palazzo Bellevue: da una parte il sindaco Alessandro Mager e l'assessore Massimo Donzella, con il supporto dei dirigenti Danilo Burastero (lavori pubblici) e Giambattista Maria Miceli (urbanistica); dall'altra i rappresentanti della Giò Costruzioni, che ha posto pesanti condizioni economiche per assumersi l'onere di riattivare il cantiere, e dello studio pavese Calvi Beam al quale il Comune ha assegnato l'incarico di mettere mano alle carte progettuali per verificare a fondo il computo metrico estimativo, al centro del braccio di ferro che impedisce la prosecuzione dell'opera. Un faccia a faccia ritenuto utile (e necessario) considerando che le due parti devono dialogare per ricostruire tutti i passaggi legati alle lavorazioni previste e ai relativi prezzi unitari, punto per punto, a fronte dei notevoli rincari causati da vari fattori.
Tutto ruota, infatti, attorno alla revisione costi di circa 3,2 milioni in più indicata dall'impresa Giò Costruzioni per assumersi l'onere di far ripartire l'intervento dopo le gravi difficoltà in cui sono incappate le due precedenti ditte che, una dopo l'altra, l'avevano avviato (l'emiliana Sicrea poi sostituita dalla consorella Sicrea cantieri, finita in liquidazione). L'analisi affidata agli esperti di Calvi Beam serve a definire con esattezza l'extra budget maturato, rispetto al contratto sottoscritto anni fa, quando l'allora amministrazione Biancheri ha dato il via libera all'opera destinata a colmare una lacuna storica fra gli impianti sportivi della città, concepita con la formula del leasing in costruendo.
Il collegio tecnico attivato dalle parti, presieduto dall'avvocato amministrativista Luigi Piscitelli, genovese, ha stabilito di procedere alla ricostruzione del computo metrico estimativo comprendendo “analiticamente le voci e le quantità necessarie a rendere finita l'opera”, escludendo le parti già realizzate e ad eccezione di “quelle non ancora contabilizzate e liquidate”. Una volta completato questo primo passaggio, si dovrà “applicare il prezziario ufficiale 2017 e quindi quello 2024 (o più aggiornato nel momento della ridefinizione)”. Dal risultato che si otterrà, considerando i due riferimenti, sarà possibile arriverà a “rappresentare in modo oggettivo la differenza del costo dell'opera attribuibile all'eccezionale andamento generale dei prezzi e dell'economia (e quindi a fattori estranei all'operatore), peculiare del periodo preso in considerazione”. Già, perché il Palasport a Pian di Poma è nato sotto una cattiva stella: prima la pandemia da Covid e poi lo scoppio del conflitto Russia-Ucraina, con i costi dei materiali edili saliti vertiginosamente.
Secondo l'obiettivo indicato dal Cct, la complessa rivisitazione “può costituire, al 90% dell'incremento e al netto del ribasso d'asta, la base per ridefinire il riequilibrio”. In pratica, l'elemento per mettere fine al contenzioso fra Comune e Ati (l'associazione temporanea d'imprese) e riprendere la costruzione dell'impianto polivalente. Prudenzialmente, l'amministrazione precedente aveva accantonato circa 3 milioni per eventuali problemi in corso d'opera. Ma quella attuale ha deciso di non riconoscerli “tout court” all'appaltatore, avviando il tortuoso iter di verifica delle maggiori pretese economiche prima di mettere mano alla cassa, dopo aver tentato invano un accordo con la controparte. Includendo l'extra budget al centro del caso, il Palasport di Pian di Poma, la relazione decisiva attesa a fine novembre: verso la soluzione del nodo costi da 3,2 milionilieviterebbe a quasi 20 milioni, compresi gli oneri tecnici e quelli per la manutenzione della struttura per i vent'anni della durata del leasing. Il cantiere è fermo alle fondazioni, ormai da quasi due anni.













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