Da una parte il Patto Civico, dall’altra la Rete Civica: entrambi con l’aggiunta, nella loro denominazione, della dicitura “Per la Granda”.
A giudicare dai proclami, le due iniziative, entrambe civiche, ambedue “contro il partitismo, ma non contro i partiti” (concetto caro a Marco Pannella), sembra siano destinate a mutare il corso della politica cuneese.
È un dato di fatto che le forze politiche, ormai da tempo, non sono più in grado di produrre cultura politica e ancor meno di selezionare classe dirigente.
La cooptazione ha lasciato il posto a quel “cursus honorum” che nei partiti di massa rappresentava il percorso per scalare, gradino dopo gradino, i vari livelli istituzionali.
Oggi come oggi né il Patto nè la Rete sono in grado di dare risposte a quello che rappresenta comunque un nodo importante per garantire il funzionamento, anche in casa nostra, della democrazia rappresentativa.
Il rischio per entrambe le realtà civiche è di essere eterodirette: il Patto da Forza Italia, la Rete dal Partito Democratico.
Proviamo a spiegare il perché.
Il Patto Civico rappresenta quasi un tutt’uno con la Lista Cirio che in provincia di Cuneo col 22.93% è stato il primo partito del centrodestra alle ultime regionali.
Se – come tutto fa pensare – il presidente della Regione Alberto Cirio nel 2027 lascerà la Regione per andare a Roma (Camera o Senato si vedrà), la Lista Cirio non avrà più ragion d’essere e non potrà che confluire in Forza Italia.
E per il Patto cuneese l’unica opzione sarà un’ “Opa” sul partito che fu di Berlusconi, ammesso che non vada incontro anch’esso, da qui ad allora, ad ulteriori cambiamenti.
La Rete Civica, dal canto suo, deve fare i conti con due nodi di non minor conto.
Il primo. Essendo un’entità culturalmente variegata, non tutti vedono di buon occhio una stretta contiguità col Pd. Collegato a questo problema, nello specifico caso cuneese, ci sono posizioni di rendita che ciascun assessore difenderà con le unghie e con i denti, in barba a qualsivoglia riferimento culturale o ideale.
Il secondo. Con un Pd a traino Schlein, la Rete – sempre in riferimento a Cuneo - dovrà considerare l’opinione della deputata e vicepresidente nazionale dl partito Chiara Gribaudo, che ancora non si è espressa.
Gli obiettivi enunciati sono dunque tutti da verificare alla prova dei fatti.
Se, viceversa, nel Pd riemergesse la componente riformista il reflusso della Rete nel partito sarebbe nell’ordine delle cose. La sua funzione sarebbe quindi, anche in questo caso, a scadenza.
Il tempo dirà se è merce buona quella che viene oggi proposta come nuova sul mercato della politica cuneese oppure se si tratta di cartelli elettorali o poco più.
Forza Italia e Partito Democratico, lieti che qualcuno faccia il lavoro che non sono stati in grado di fare loro, aspettano fiduciosi con le fauci spalancate.













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