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Politica | 06 luglio 2023, 07:17

Nuove Province, la “riforma della riforma” slitta al 2025?

Sembra non esserci più tutta quella fretta di arrivare a giugno 2024 al ritorno all’elezione diretta di presidente e Consiglio provinciale. In assenza di interventi legislativi, il 18 settembre Robaldo deve indire le elezioni (ancora di secondo grado) perché l’attuale Consiglio provinciale scade a dicembre

Nuove Province, la “riforma della riforma” slitta al 2025?

Un conto sono gli annunci, altra cosa, la definizione giuridico-normativa e altra ancora – la più complicata - trovare la copertura finanziaria.

Sta di fatto che la “riforma della riforma” delle Province langue e non è detto che si arrivi a condurla in porto a breve, tant’è che già si parla di un provvedimento ponte che proroghi (eventualmente) di un anno gli organi attualmente in carica.

È quanto sta succedendo in questi ultimi giorni rispetto all’annunciato ritorno all’elezione diretta del presidente e del Consiglio provinciale, che avrebbe dovuto superare la legge Del Rio.

I partiti di centrodestra, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, l’avevano annunciata come un atto politico da annoverare tra i prioritari.

Fino a qualche giorno fa si ipotizzava un election day il 9 giugno 2024, insieme ad europee, regionali e comunali (laddove le amministrazioni sono in scadenza), ma ora serpeggiano i primi dubbi rispetto a questo cronoprogramma.

La premier Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, il maggior partito della coalizione, frena.

Sa che la partita comporta l’impegno di risorse finanziarie rilevanti e che la definizione di un nuovo assetto delle Province richiede che ne vengano definiti con esattezza le funzioni, supportate da adeguata copertura finanziaria.

La gatta frettolosa – si dice – fa i gattini ciechi e vista la tanta carne al fuoco in questo periodo si può aspettare qualche tempo visto che l’orizzonte del governo è di cinque anni.

Anche la Lega, che pure si era mostrata entusiasta da subito, trova un modo per prendere tempo, chiedendo l’istituzione di una commissione presieduta dall’Istat per la definizione dei collegi.

È quanto prevede infatti un emendamento del partito di Salvini presentato al Ddl Province, all’esame della commissione Affari costituzionali del Senato.

L’articolo 10 del disegno di legge contiene infatti una delega che l’esecutivo dovrà esercitare per la “determinazione dei collegi plurinominali per l'elezione dei presidenti delle province, dei consigli provinciali, dei sindaci metropolitani e dei consigli metropolitani”.

La commissione, cui fa riferimento l’emendamento, dovrebbe essere composta dal presidente dell’Istat, che la presiede, e da dieci esperti in materia attinente ai compiti che l’organo è chiamato a svolgere.

Non è il caso di rammentare che la richiesta di istituire commissioni è da sempre – secondo il costume istituzionale italico – un elegante espediente per celare manovre dilatorie.

Tutto, dunque, fa pensare che sulle nuove Province si stia registrando una battuta d’arresto.

Per cercare di saperne di più abbiamo chiesto lumi all’ex senatore forzista Marco Perosino, che opera nello staff del ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo con delega agli Enti locali.

“C’è un dibattito in corso. Mi sembra – osserva Perosino - che stia prevalendo l'idea di rinviare le elezioni provinciali al 2025 anche per evitare la complicazione di troppe schede in contemporanea, tutte per di più con voti di preferenze. Personalmente – aggiunge l’ex senatore e sindaco di Priocca d’Alba - propendo per election day 2024. Credo comunque che una decisione sarà assunta a breve”.

Proprio al tema delle Province Forza Italia dedica un convegno venerdì 7 luglio a Fossano al castello degli Acaja, cui prenderanno parte il ministro Zangrillo e il presidente della Regione Cirio.

Visto il parterre, c’è da attendersi che da quell’appuntamento emergano  elementi chiarificatori.

Giampaolo Testa

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