Il Patto Civico pensa in grande e non pone limiti, né territoriali né politici, al suo percorso.
Una considerazione, espressa pubblicamente dall’assessore monregalese Alberto Rabbia durante l’incontro dei pattisti una decina di giorni fa a Busca, apre suggestivi e inediti scenari.
“Perché il Piemonte, in futuro, non potrebbe essere guidato da un Presidente civico?”
Questo l’interrogativo retorico che l’assessore al Bilancio e alle Attività produttive di Mondovì ha posto alla platea, col pensiero rivolto – non ci vuole particolare sagacia per intuirlo – al suo sindaco e presidente della Provincia Luca Robaldo.

[L'abbraccio tra Cirio e Robaldo]
Un progetto certo ambizioso, ad oggi ascrivibile alla categoria dei retroscena, ma non così peregrino.
Proviamo ad argomentarne il perché.
Da qualche mese a questa parte i sogni romani di Alberto Cirio sono divenuti di dominio pubblico e – a prescindere dal fatto che possano o meno avverarsi - c’è chi si porta avanti col lavoro per non farsi trovare impreparato in caso di successione.
Tra questi lo stesso presidente, di cui Robaldo è stato coordinatore della sua lista alle regionali, e certamente il deputato monregalese Enrico Costa, che non potrebbe che vedere di buon occhio la promozione e perorarne quindi la causa (insieme a Cirio) in seno allo stato maggiore di Forza Italia.
Robaldo è stato fidato collaboratore di entrambi per cui non c’è personalità politica che, più di lui, possa godere della loro fiducia.
L’anagrafe – ha appena 40 anni - unita alla visibilità che il ruolo di presidente della Provincia gli procura, insieme al dinamismo e alla diffusa presenza sul territorio, costituiscono per il sindaco di Mondovì credenziali di tutto rispetto.
Inoltre, c’è un altro elemento che porta in questa direzione, legato alla contiguità sempre più stretta del Patto Civico con Forza Italia.
Il partito che fu di Silvio Berlusconi e che ora è guidato da Antonio Tajani, qualora a Cirio fosse consentito l’approdo a Roma, nella spartizione dei candidati presidenti di Regione con Fratelli d’Italia e Lega, rivendicherebbe certamente un diritto di prelazione in Piemonte.
Le variabili sono ovviamente tante, da passare al vaglio di una serie di questioni, non ultime le elezioni comunali di Mondovì del 2027 e, prima ancora, quelle provinciali del prossimo anno.
Un retroscena tutto da verificare alla prova dei fatti, che evidenzia tuttavia un percorso politico espansionistico del Patto che va oltre i confini della Granda.
Ma è pensabile che un candidato presidente della Regione possa essere, ancora una volta, appannaggio del Cuneese?
Il quesito è pertinente non fosse che a decidere le sorti del centrodestra in Piemonte – non da oggi – è il fattore “3C”, dove la terza lettera dell’alfabeto sta ad indicare l’inizio dei cognomi di Crosetto, Cirio, Costa.
Guarda caso, un triumvirato tutto cuneese, senza dubbio interessato a privilegiare la Granda perché, tutelandola, salvaguardano anche i loro bacini elettorali e, di conseguenza, le loro fortune politiche.













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