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Politica | 11 giugno 2022, 00:07

Referendum Giustizia, alcune sintetiche indicazioni per capirne di più

Sono cinque i quesiti su cui i cittadini-elettori sono chiamati a pronunciarsi domenica 12 giugno dalle ore 7 alle 23

Referendum Giustizia, alcune sintetiche indicazioni per capirne di più

Sono cinque i referendum in tema di Giustizia su cui domenica 12 giugno sono chiamati ad esprimersi i cittadini-elettori in tutta Italia.

Si tratta di referendum abrogativi con cui si chiede ai cittadini se vogliono mantenere norme già presenti in leggi del nostro ordinamento o se vogliono che siano abrogate, quindi cancellate. Per cui chi vota 'sì' vuole modificare la normativa, chi vota NO vuole mantenere la situazione attuale.

PRIMO REFERENDUM: LEGGE SEVERINO E INCANDIDABILITÀ
Il referendum numero uno (scheda di colore rosso) riguarda l’abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze di condanna per delitti non colposi.

Si chiede di cancellare la Legge Severino che esclude dalle elezioni e dagli incarichi in politica le persone condannate. Attualmente è prevista l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, rappresentanti di Governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali in caso di condanna. Con il ‘Sì’ viene abrogato il decreto e si cancella così l’automatismo: si restituisce ai giudici la facoltà di decidere, di volta in volta, se, in caso di condanna, occorra applicare o meno anche l’interdizione dai pubblici uffici.

SECONDO REFERENDUM: MISURE CAUTELARI
Il referendum numero due (scheda di colore arancione) è sulla limitazione delle misure cautelari.

Si chiede di eliminare la norma sulla “reiterazione del reato” dall’insieme delle motivazioni per cui i giudici possono decidere la custodia in carcere o i domiciliari per una persona durante le indagini, quindi prima del processo. Se si vota ‘Si’, eliminando il pericolo della reiterazione del reato tra le misure cautelari, l’arresto preventivo rimarrà comunque possibile nei seguenti casi: pericolo di fuga, inquinamento delle prove e rischio di commettere reati di particolare gravità, con armi o altri mezzi violenti. Il referendum punta quindi a mantenere il carcere cautelativo solo per chi commette i reati più gravi.

TERZO REFERENDUM: SEPARAZIONE DELLE CARRIERE DEI MAGISTRATI

Il referendum numero tre (scheda di colore giallo) è sulla separazione delle funzioni dei magistrati. Chiede l’abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati.

Se vince il ‘Sì’ si introduce nel sistema giudiziario italiano la separazione delle carriere: i magistrati dovranno scegliere dall’inizio della carriera se assumere il ruolo di giudice nel processo (funzione giudicante) o quello di pubblico ministero (funzione requirente, colui che coordina le indagini e sostiene la parte accusatoria) per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale. Oggi si può passare più volte dal ruolo di giudice a quello di pm e viceversa.

QUARTO REFERENDUM: VALUTAZIONE SUI MAGISTRATI
Il referendum numero 4 (scheda di colore grigio) è sulla partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. La richiesta è di abrogare norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione e dei Consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte.

Si chiede la valutazione sui magistrati da parte anche di altre figure di esperti nella materia giuridica, oltre che delle toghe. Gli avvocati, ma anche i professori universitari, parte di Consigli giudiziari, potrebbero quindi votare, se vincesse il ‘Sì’, sull’operato dei magistrati e sulla loro professionalità. Attualmente la valutazione della professionalità e della competenza dei magistrati è operata dal Csm che decide sulla base di valutazioni fatte anche dai Consigli giudiziari, organismi territoriali nei quali, però, decidono solo i componenti appartenenti alla magistratura. Con il referendum si vuole estendere anche ai rappresentanti dell’Università e dell’Avvocatura nei Consigli giudiziari la possibilità di avere voce in capitolo nella valutazione come consiglieri ‘laici’.

QUINTO REFERENDUM: ELEZIONI DEI TOGATI DEL CSM

Il referendum numero 5 (scheda di colore verde) chiede l’abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.

Si chiede l’abrogazione della legge 24 marzo 1958, n. 195 (‘Norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio superiore della magistratura) nella parte che prevede l’obbligo di raccogliere da 25 a 50 firme per potersi candidare come membri dell’Organo di autogoverno della magistratura. Si tratta del quesito sulla riforma del Csm che ha come obiettivo lo stop al sistema delle cosiddette “correnti”, finite nel mirino delle polemiche dopo il “caso Palamara” per le nomine ai vertici delle Procure. Con il Sì, si tornerebbe alla legge originale del 1958, che prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del Csm presentando semplicemente la propria candidatura.

IL QUORUM NECESSARIO

Perché il referendum sia valido occorre che si rechi alle urne la maggioranza (50%+1) degli aventi diritto al voto

GpT

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