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Politica | 26 aprile 2022, 09:59

A tu per tu con Gianna Pentenero: "Allarme sicurezza a Torino? Garantiamola offrendo lavoro"

Sulla movida: "Serve immaginare soluzioni alternative". "Il mio sogno? Lasciare una Torino più viva, come fu durante i giorni delle Olimpiadi": l'intervista l'assessore al Lavoro, Sicurezza e Polizia Municipale del Comune di Torino

A tu per tu con Gianna Pentenero: "Allarme sicurezza a Torino? Garantiamola offrendo lavoro"

Garantire la sicurezza in città e in particolare nelle periferie, offrendo lavoro: "E' il primo strumento di coesione e integrazione". Ha le idee chiarissime Gianna Pentenero, assessora al Lavoro e alla Sicurezza del Comune di Torino, con deleghe alla Polizia Municipale, Area Metropolitana e Politiche per la Multiculturalità. Dopo una vita dedicata alla politica, Pentenero guida oggi uno degli assessorati più delicati della Città di Torino. La sua presenza ai tavoli interassessorili e ai vari Cosp convocati in Prefettura è ormai routine. 

Dai cantieri alla movida, passando per la sicurezza appunto e la questione multe, tanti i temi da affrontare per quella che in passato fu il sindaco donna più giovane d'Italia. Un traguardo che Pentenero ricorda con piacere, ma che non distoglie l'attenzione dagli sforzi per costruire oggi la Torino del domani.

Gianna Pentenero, assessora da circa sei mesi. Che Torino ha "ritrovato"? 

Ho ritrovato una Torino che soffre, che sente i due anni di difficoltà. Una città che però ha voglia di ripartire, di guardare al futuro con fiducia e ottimismo. Non possiamo non rispondere con altrettanta fiducia e attenzione ai cittadini torinesi.

Torino è una grande città, i reati sono in aumento. Come può reggere il sistema carcerario, a fronte di una casa circondariale vecchia e mal ridotta?

Questo è un dato drammatico con il quale fare i conti: un sistema carcerario come quello di Torino può reggere a una situazione come questa solo e soltanto se i tanti ragionamenti fatti in questi anni da parte del Governo diventano progetti reali, concreti. Aver individuato un assessorato al sistema carcerario ha proprio questo obiettivo: sostenere e rafforzare l'esigenza di intervenire in tempi brevissimi sul nostro sistema carcerario e soprattutto facilitare la costruzione di quel ponte tra il dentro e il fuori. Trovare un legame positivo con la città che permetta a quelle persone che trascorrono del tempo all'interno del carcere di riprendere il proprio percorso di vita. Nel sistema carcerario si intrecciano molte problematiche, situazioni complesse: serve avere la consapevolezza di una necessità di rafforzare la collaborazione, stringere alleanze con il sistema carcerario. Vuol dire creare un assessorato fino ad oggi mai presente. Devo dire che ho trovato una garante per i detenuti che ha svolto un lavoro importante.

Far rinascere la movida, garantendo per il diritto al decoro e al riposo dei residenti, è una sfida che tutti sembrano aver perso fino ad ora: come pensa di vincerla? 

Penso di vincerla immaginando che debbano essere create soluzioni alternative per consentire alla movida di rispondere a quelle esigenze di divertimento che alcune fasce della popolazione richiedono. Bisogna trovare soluzioni in altri spazi, ci stiamo lavorando. C'è poi una domanda di risposta immediata: il diritto alla salute e al riposo deve essere garantito a tutti i cittadini, di qualsiasi fascia d'età. La movida non è uno scontro generazionale, ma per tutti valgono diritti che si ritrovano attraverso il vivere bene. Dobbiamo trovare soluzioni che spostino le attività legate alla movida, sono in corso progetti complessi che hanno una loro tempistica. Ma lavoriamo anche per soluzioni immediate. Dobbiamo pensare che la movida non è un problema, ma un elemento che va gestito all'interno della città. 

Capitolo multe: è vero che il Comune vuole fare cassa o è una leggenda metropolitana?

Io non penso che le multe debbano essere viste come uno strumento per fare cassa: è evidente che rappresentano una fonte di reddito non indifferente per il Comune. Se riusciamo però a svolgere processi educativi tali per cui i cittadini comprendono che è necessario parcheggiare bene, non andare troppo veloci, guidare quando le condizioni lo consentono, allora si riesce a trasmettere il fatto che la multa è l'ultima ratio nel rapporto con il cittadino. Poi ci sono situazioni che non possono che essere affrontate con la sanzione immediata, a volte capiamo solo così che i nostri comportamenti debbano essere modificati. Che non viviamo questa dimensione della multa come modo per far cassa però, lo testimonia il fatto che all'interno del Peg non sia stata messa una percentuale di multe da realizzare. Un obiettivo. E' stato invece inserito l'obiettivo di utilizzare le sanzioni come strumento che fa parte di un processo educativo.

C'è un allarme sicurezza a Torino? La situazione in periferia appare critica, soprattutto in certe aree. Come si cambia passo?

C'è un allarme che testimonia il fatto che alcuni elementi di tensione stanno raggiungendo livelli importanti: tensione, rabbia, processi di integrazione. In alcune aree sappiamo bene che la presenza di cittadini stranieri ha determinato situazioni di difficoltà. Come si supera questo momento difficile? Solo offrendo opportunità di lavoro, per far sì che le persone possano realizzare un progetto di vita sano e solido. Il lavoro è il primo strumento per rispondere alle esigenze di coesione e integrazione. La repressione la utilizziamo solo quando non c'è un'altra risposta. 

Tanti i cantieri in città, come si risponde a quella sicurezza sempre invocata, ancor di più dopo la tragedia della gru di via Genova?

Occorre una maggiore sinergia tra i diversi organismi: il protocollo firmato in Prefettura ha questo obiettivo, cioè far si che le diverse componenti lavorino insieme, scambiandosi informazioni. Il secondo obiettivo è la formazione: ricordarsi che la formazione non è solo un passaggio formale e dovuto, a volte determina la salvezza della propria vita. Va detto che i bonus erogati dallo Stato per far ripartire l'edilizia, come il super bonus o il bonus facciate, hanno però determinato una situazione in cui è difficile capire alla perfezione cosa capita. Bisognerebbe introdurre correttivi che ci permettano di diluire nel tempo i cantieri, senza creare una bolla come quella che si sta manifestando. Il Governo credo debba riflettere, c'è una necessità doppia: garantire una ripartenza e ai cittadini di ristrutturare gli edifici, alla luce del caro energia. E' ancor di più importante uno strumento come il 110 per favorire un rinnovo degli edifici.

Dopo la pandemia, caro energia e tensioni internazionali frenano la ripresa: in che modo la Città può svolgere un ruolo importante nella ripartenza del mondo del lavoro?

Rendono ancora più difficile una situazione già critica. Abbiamo bisogno di una maggiore dimensione europea: soltanto una sinergia tra diversi paesi ci permette di dare risposte a fenomeni così complessi. Oggi però aziende che in passato avevano scelto di andare ad operare nei paesi dell'Est, manifestano la volontà di ritornare. Ecco che serve creare un ecosistema, con condizioni che favoriscano il ritorno nel nostro territorio. Dobbiamo lavorarci con forza e determinazione.

Lei si è sempre impegnata nella politica. Ma chi è Gianna Pentenero al di fuori del ruolo d'assessore?

Mi piace essere considerata una persona qualsiasi che si impegna nelle attività della propria comunità: il volontariato, il sociale. Credo che in quel piccolo spazio che l'esperienza amministrativa ti lascia sia giusto riconoscere una distinzione tra spazio privato e spazio pubblico, che spesso si fa fatica a distinguere. Mi piace ricordare di essere stata, anni fa, il sindaco donna più giovane d'Italia. Ci tengo molto, è sempre stato un motivo d'orgoglio che mi piace ricordare. Sono una persona che vuole essere considerata normale, in quella piccola dimensione personale alla quale tento di dare una sua riservatezza e spazio.

Che Torino sogna di lasciare a fine mandato?

Sogno di lasciare una città come Torino, che vivo da più di 20 anni, in cui sia bello vivere. Tornare a essere vissuta da chi l'ha lasciata. Sogno una dimensione vivibile della nostra città. Ognuno di noi, quando fa questo ragionamento, credo che ripensi al periodo delle Olimpiadi: una Torino piena di persone, vorrei fosse sempre così. Ricca di incontri, opportunità ai cittadini, in una dimensione di sicurezza. Per ottenerla, dobbiamo portare lavoro e attività culturali, con opportunità giuste ai cittadini e alle cittadine di Torino.

Andrea Parisotto

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