“Torino deve tornare ad avere il ruolo che merita in Europa e nel mondo”. E’ questa la Città che Michela Favaro, vice sindaca di Torino, sogna di lasciare a fine mandato. Una sfida ambiziosa, che non potrà prescindere dal rinnovo di una macchina comunale definita in ogni occasione datata e non all’altezza delle ambizioni di una grande città europea.
Ed è proprio parlando di Personale, di patrimonio, di contratti e appalti, che Favaro cercherà di dare il proprio contributo al rilancio della Città. Donna, mamma, legale interno, a chiederle di diventare vice sindaca è stato direttamente Stefano Lo Russo, il giorno dopo aver vinto le elezioni a ottobre.
Vice sindaca, sono passati circa 5 mesi dal suo insediamento: che bilancio si sente di fare di questo primo periodo alla guida della città?
Il bilancio è molto positivo, abbiamo subito cominciato a mettere in atto i nostri obiettivi di mandato: in particolare, per quanto mi riguarda, ho lavorato sopratutto sul personale e sul patrimonio. Sul personale siamo riusciti a riattivare tutte le procedure di concorso perché, come noto, la macchina amministrativa dispone di un organico fortemente ridotto anche a causa delle quiescenze che si sono registrate e che ci saranno nei prossimi mesi. E’ prioritario riattivare tutti i concorsi. Per quanto riguarda il patrimonio, siamo riusciti ad approvare il nuovo regolamento per la concessione ad enti no profit degli immobili comunali. E’ in corso un’attività di riorganizzazione e valorizzazione del nostro patrimonio, insieme alle associazioni e agli enti del terzo settore.
Quando si potranno concretizzare le prime assunzioni? E basteranno a garantire alla macchina comunale quel turn-over tanto necessario?
Sicuramente per giugno dovremo concludere il concorso per assumere 200 impiegati amministrativi: è il più corposo e anche il tipo di professionalità più necessaria in questo momento. Non so se riusciremo a colmare tutti i buchi e le esigenze che abbiamo a livello di organico, ma assumendo persone più giovani avremo la possibilità di creare efficienze, innovazione, utilizzando anche strumenti informatici. Rivendo i processi, con meno persone riusciremo ad efficientare i servizi per i cittadini.
Lei detiene le deleghe per la cooperazione internazionale, un tema più che mai attuale: ci parli dell’accoglienza che Torino è in grado di dare ai profughi ucraini.
In queste ultime settimane sto coordinando un tavolo che raduna gli uffici della Città che stanno seguendo l’emergenza. La Protezione Civile, i servizi sociali. Stiamo coordinando le attività dei vari enti del Terzo Settore, che a Torino sono particolarmente attivi: con generosità e slancio hanno raccolto il grido d’aiuto che è arrivato dalla popolazione ucraina, garantendo il supporto sia andandole a prendere al confine, ma anche qui allestendo l’accoglienza o garantendo loro i servizi di cui queste persone hanno bisogno.
Se dovessero arrivare più profughi, la Città sarebbe in grado di garantire spazi suoi a chi scappa dalla guerra? E se sì, quali?
Stiamo valutando in coordinamento con la Regione e con la Prefettura. In prima battuta abbiamo cercato di vagliare la possibilità di utilizzare le caserme, ma valuteremo altre ipotesi come tende e strutture della Protezione Civile.
Torino in passato ha subito fortemente le infiltrazioni della criminalità organizzata: come si tengono le mafie lontane dai soldi del Pnrr?
Sicuramente c’è bisogno di una soglia di attenzione molto alta: bisogna fare dei controlli incrociati, ci stiamo attrezzando per intensificarli. In sede di aggiudicazione degli appalti è necessario non soltanto controllare chi sono gli appaltatori che vincono le gare, ma anche controllare l’esecuzione e in particolare i sub appaltatori. Spesso la criminalità organizzata tende a infiltrarsi attraverso imprese piccole, con dei prestanome. E’ su questo che, coinvolgendo la Prefettura e le forze dell’ordine, dobbiamo intensificare i controlli
Dietro l’amministratrice che indossa la fascia tricolore e rappresenta la Città di Torino, chi è Michela Favaro?
Io ho 49 anni, sono laureata in giurisprudenza. In questo momento sono in aspettativa, ma lavoro come legale interno in una società del gruppo Iveco. Sono sposata e ho due figli.
Il suo, all’interno della Giunta, è un ruolo estremamente importante e delicato: come l’ha convinta Stefano Lo Russo a diventare vice sindaca? Ci può raccontare com’è nata questa proposta e come ha reagito lei.
Il sindaco mi ha proposto questo incarico il giorno dopo la sua vittoria alle elezioni. Devo dire che mi ha inizialmente riempito di orgoglio, mi sono resa conto che sarebbe stato un ruolo molto importante, di responsabilità. Avendo però condiviso il progetto politico di Stefano Lo Russo, non ho avuto dubbi ad accettare: sono molto convinta degli obiettivi che si è posto, per me è molto stimolante poterlo aiutare a portare avanti questo progetto politico.
Che Torino sogna di lasciare a fine mandato? Come si vince la sfida di rilanciare la città?
Io penso che Torino debba tornare ad avere il ruolo che merita in Europa e nel mondo. E’ una città dalla forte vocazione internazionale, con molte eccellenze. Penso alla vocazione industriale della città, ma anche l’attrazione di Torino come punto di interesse turistico. La Torino universitaria, dove si studia e si ricerca. Alla fine di questi 5 anni avremo raggiunto il nostro obiettivo se qui ci saranno più studenti internazionali, arriveranno nuove imprese e quelle che ci sono rafforzeranno la loro presenza. Sopratutto, dovremo garantire una buona qualità della vita e pari opportunità ai cittadini, in tutte le aree del nostro territorio.
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