Dopo la querelle ambientalista scoppiata ieri tra la sindaca di Torino Chiara Appendino e il governatore del Piemonte Alberto Cirio sulle deroghe ai blocchi dei diesel Euro4, da Palazzo Civico si leva alta la voce di chi non ammette più scuse e incertezze. Il tempo per agire - riducendo le emissioni - è adesso, senza retrocedere di un passo o procrastinare decisioni sfruttando la tattica dello scaricabarile.
Ne sono convinti Federico Mensio e Roberto Malanca, presidenti rispettivamente delle commissioni consiliari all’ambiente e alla viabilità, che non le mandano a dire accusando la Regione di scarsa lungimiranza: “In questi mesi - affermano -, esattamente come per il capitolo sanità, la giunta non è stata in grado di anticipare i tempi decidendo con gli altri presidenti regionali come comportarsi rispetto alle limitazioni del traffico. È stata più volte annunciata l’introduzione della scatola nera per monitorare le percorrenze effettuate dai veicoli, ma quanto bisognerà aspettare? I cittadini chiedono informazioni, non sanno quando arriverà né come installarla. Tutto questo è sfiancante”.
Poca prontezza, dunque, alla base delle rimostranze della Città di Torino. Le ordinanze regionali sullo stop alle auto più inquinanti erano infatti in programma già dal 1°ottobre, ma, a causa dell’emergenza sanitaria, hanno subìto uno slittamento a gennaio 2021. In un periodo decisamente caldo, alla luce degli ultimi dati forniti dall’Arpa sull’inquinamento nel corso del 2020, che evidenziano un aumento significativo di Pm10 nell’aria, rispetto al 2019, nonostante i lunghi mesi di lockdown.
“Checché ne dica l’assessore Marnati - commenta Mensio - la colpa non è solo del riscaldamento. Le caldaie a legna sono presenti nelle case al di fuori degli agglomerati urbani, non di certo a Torino, che è la città più teleriscaldata d’Italia. Il problema è il biossido di azoto, che produce il particolato secondario”.
La limitazione dei veicoli su strada, dunque, rimane prioritaria per la giunta pentastellata, in assonanza con la posizione irremovibile di Legambiente: “Dobbiamo dimostrare a Bruxelles l’impegno italiano nell’evitare di pagare le sanzioni legate alla scarsa qualità dell’aria respirata nelle nostre città”, aveva sottolineato ieri, sul tema, il comitato piemontese.
Ma come uscire dell’impasse sul Protocollo Padano, siglato da Bonaccini, Fontana, Cirio e Zaia? Al di là della richiesta di rinvio del blocco al prossimo 11 gennaio, inoltrata dalle regioni al ministero, la soluzione ‘separatista’ adottata da Rivalta, che aveva scelto di non imporre il blocco, non sembra replicabile “Marnati sostiene che Appendino possa decidere in autonomia - attacca ancora Malanca -, ma, evidentemente, non ha idea di cosa significhi vivere in un contesto metropolitano, dove tanti pendolari si spostano tra comuni differenti della cintura. È impensabile che ogni sindaco faccia deroghe di testa propria”.
La palla, quindi, passa ancora una volta alla Regione. “Servono interventi strutturali, e ce n’è bisogno subito, prima che sia troppo tardi - insiste Mensio -. La verità è che manca un piano di interventi autentico. Che vengano incentivati il trasporto pubblico e lo smart working, che si sfrutti il Recovery Fund a favore mobilità sostenibile, offrendo anche alle categorie economiche più coinvolte, come gli artigiani, risorse utili per riconvertire mezzi ormai vecchi. Siamo d’accordo sul fatto che i lavoratori debbano muoversi, ma non si possono chiedere deroghe di continuo. Altrimenti la Commissione europea avvierà un’altra procedura d’infrazione contro l’Italia”.
Ma, in questi primi giorni di gennaio, con l’incognita scuole ancora irrisolta, a scottare è anche il tema cruciale dei mezzi pubblici per gli studenti, che, se predisposti a sufficienza in termini di quantità e frequenza, andrebbero notevolmente a diminuire la circolazione delle auto private. Sempre ammesso che le superiori ritornino in presenza dall'11 gennaio (e non più dal 7). “A Torino sono appena arrivati venti nuovi pullman Mercedes elettrici, cui se aggiungeranno altri 100. Ma servono autisti a sufficienza - conclude Malanca -. Gtt sta davvero facendo uno sforzo enorme, ma con una capienza del 50%, che poi salirà al 75, non è immediato incrementare le forze. Continuiamo quindi a incentivare lo sharing di bici e monopattini e accogliamo gli ingressi scaglionati negli istituti. L’Agenzia della mobilità piemontese sta anche portando avanti un ragionamento sulla suddivisione in fasce orarie per alcuni settori lavorativi, onde gestire il picco dell’ora di punta al mattino. A quel punto, e solo a quel punto, i mezzi potrebbero bastare”.
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