Il Nazionale

Politica | 13 agosto 2020, 17:37

Bonus Inps, Nichelino in Comune e nove circoli del Pd invitano Sarno a dimettersi: "Serve un passo indietro"

I segretari o reggenti dei circoli di Bruino, Orbassano, Rivalta, None, Candiolo, Vinovo, La Loggia, Trofarello e Piossasco chiedono al consigliere regionale di farsi da parte: "la sospensione dal partito non basta". Duri anche il Pd di Moncalieri, il Pci e la lista D'Aveni a Nichelino

Bonus Inps, Nichelino in Comune e nove circoli del Pd invitano Sarno a dimettersi: "Serve un passo indietro"

Non accennano a placarsi le polemiche attorno a Diego Sarno, il consigliere regionale del Pd finito nel centro della bufera per il famigerato Bonus Inps da 600 euro, soldi prima intascati e poi restituiti.

Dopo aver annunciato la sua autosospensione dal partito e la decisione di devolvere sei mesi di stipendio in favore dei lavoratori in difficoltà, fondando un comitato di cui sarà presidente l'ex procuratore Giancarlo Caselli, questo non gli è bastato per ricevere critiche e richieste di dimissioni da parte degli avversari politici, dal M5S a Forza Italia. La novità delle ultime ore, dopo la difesa (d'ufficio) da parte del Partito democratico, è che anche esponenti e forze politiche a lui vicini gli hanno chiesto di fare un passo indietro.

Nichelino in Comune, il movimento che fa parte della maggioranza che sostiene il sindaco Tolardo (della cui squadra, fino al giugno 2020 faceva parte lo stesso Sarno, ndr), che nella giunta è rappresentato dall'assessore Valentina Cera, ha diffuso un comunicato nel quale chiede al consigliere regionale un atto di coraggio: "Per rispetto dei fisiologici passaggi politici e delle legittime valutazioni e riflessioni personali abbiamo atteso ad esprimere la nostra posizione ufficiale in merito alla deplorevole vicenda Bonus INPS Covid. Ma adesso consigliamo a Diego Sarno, sulla cui onestà nulla abbiamo da eccepire, di essere conseguente con quanto sempre affermato nel corso della sua storia personale, per salvaguardare la credibilità di quella stessa storia e del progetto futuro che riguarda la Città di Nichelino".

"Già nei giorni precedenti abbiamo chiesto (assieme a tutti gli altri partiti del centro sinistra) ai deputati e consiglieri leghisti coinvolti di dimettersi. Non possiamo e non vogliamo ora applicare il principio dei due pesi e due misure. Chi ricopre ruoli istituzionali ha ancora più doveri di un comune cittadino", prosegue la nota di Nichelino in Comune. "Un volontario, vero e coraggioso passo indietro affermerebbe in maniera inequivocabile tale principio, permettendo oltretutto a Sarno di poter legittimamente continuare ad essere una risorsa per il nostro territorio".

"Ci rendiamo conto della difficoltà umana di intraprendere tale decisione ma confidiamo nel fatto che Sarno saprà con forza agire coerentemente con il proprio percorso personale e politico". Infine, arriva una bella tirata d'orecchi per la sua recente iniziativa: "Da ultimo non possiamo che dirci in forte disaccordo con la possibilità prospettata di “lavare il peccato” attraverso una “beneficenza” verso i lavoratori in difficoltà", conclude Nichelino in Comune.

"Questa opzione oltre a creare un pericolosissimo precedente suona irrispettoso nei confronti dei lavoratori e disoccupati che ogni giorno lottano per sopravvivere. Questa vicenda ci addolora sotto il profilo umano, purtroppo Diego ha sbagliato. Un errore che non può certo pagare, in termini di credibilità e disaffezione, la collettività che crede in una Politica diversa possibile".

Sulla vicenda Sarno è stato poco tenero anche il segretario del Pd di Moncalieri Danilo Lanè: “Non ci sfugge che, proprio mentre siamo impegnati in campagna elettorale, questa circostanza rappresenta una macchia sulla credibilità della nostra bandiera. E da più parti siamo sollecitati a prendere una posizione pubblica anche più rigorosa rispetto a quella assunta dai vertici del Partito. Per questa ragione, intendo inserire l’argomento all’ordine del giorno della prima riunione della Segreteria e del Direttivo, che saranno convocati dopo la pausa estiva, così da decidere insieme la forma e la sostanza che vorremmo dare alla nostra posizione nel merito della vicenda”.

I segretari o reggenti dei circoli Pd di Bruino, Orbassano, Rivalta, None, Candiolo, Vinovo, La Loggia, Trofarello e Piossasco hanno spedito una lettera ai segretari di Nichelino, Antonio Landolfi, metropolitano Mimmo Carretta e regionale Paolo Furia, oltre che allo stesso Sarno, in cui chiedono le dimissioni del consigliere regionale. Nella missiva si legge che i segretari: “Accolgono con favore la sospensione dal partito intrapresa a tutela dell’immagine e della serietà con la quale il PD intende l’impegno politico, tuttavia ritengono non sufficiente tale sanzione che, a ben vedere, è da ritenersi un atto dovuto dopo l’emersione del comportamento inadeguato del consigliere Sarno".

"Consapevoli della difficoltà del momento dal punto di vista umano e, in questo senso, vogliono esprimere calore umano al compagno che ha sbagliato ma gli rivolgono un appello affinché si assuma la piena responsabilità del comportamento inappropriato e rassegni le dimissioni dall’incarico senza frapporre ulteriore indugio. Questa vicenda indebolisce la Politica nel suo insieme, intesa come arte della convivenza civile e democratica e non già quale luogo di scontro tra opposte fazioni e “furbizie” a fini personali”.

Anche il Pci e la lista D'Aveni di Nichelino sono stati molto duri nei confronti di Sarno: "Non vogliamo entrare nel merito delle decisioni che spettano al partito di appartenenza e alla volontà del singolo consigliere regionale, ma non possiamo esimerci dallo stigmatizzare il comportamento tenuto da Diego Sarno. Un comportamento ed un modo di agire che non fa parte, non può far parte e nemmeno può essere tollerato, dalla morale e dall'etica di una forza di sinistra".

"Essere dalla parte dei lavoratori, dei più deboli, dei piu indifesi, di coloro che si trovano in difficoltà economiche, significa anche dover avere e tenere un comportamento rispettoso e di esempio per questi lavoratori. Riteniamo grave l'aver approffittato di un’opportunità concessa, soprattutto nei confronti delle categorie in difficoltà economica a causa del covid/19, da parte di chi non era per nulla in tali difficoltà".

 

 

Massimo De Marzi

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