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Politica | 23 aprile 2020, 11:18

Regione, Icardi, sempre più solo, rischia il ruolo di vittima sacrificale

A meno di un anno dall’insediamento traballa la poltrona dell’assessore alla Sanità. Né il suo partito, la Lega, né gli alleati di Forza Italia e Fratelli d’Italia, si stanno sbracciando per difenderlo. Ma è pensabile una sua estromissione, in questo momento, che minerebbe l’immagine della giunta Cirio?

Regione, Icardi, sempre più solo, rischia il ruolo di vittima sacrificale

Sono giorni difficili per Luigi Genesio Icardi, assessore regionale alla Sanità.

Non solo per l’emergenza epidemiologica con cui deve fare i conti, ma anche perché sta correndo il rischio di diventare il capro espiatorio di una situazione, quella piemontese, che, piaccia o no, è ormai un “caso” nazionale.

Aveva destato stupore il fatto che nessuno dalla Lega, salvo i due giovani colleghi di partito, Paolo Demarchi e Matteo Gagliasso, fossero intervenuti in sua difesa.

I partiti alleati, Forza Italia e Fratelli d’Italia, si sono ben guardati dal prendere posizione in favore di un assessore che non è dei loro, a maggior ragione mentre hanno una partita aperta con la Lega per le nomine che riguardano le società partecipate e il rimpasto di giunta.

I big cuneesi della Lega, il senatore Giorgio Maria Bergesio e il deputato-sindaco Flavio Gastaldi, che in questi giorni sono intervenuti ripetutamente sugli organi di stampa su vari argomenti, da Report all’Agricoltura, ma non hanno speso una parola per il loro assessore.

Un segnale che sta ad indicare – secondo coloro che sanno interpretare le vicende leghiste – che Icardi sarebbe già in disgrazia o comunque prossimo a cadervi.

È proprio dalla Lega, infatti, che potrebbero venire le maggiori insidie per l’ex sindaco di Santo Stefano Belbo, all’insegna dell’antico adagio “Dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Iddio”.

Icardi, funzionario dell’AslCn2 e leghista della prima ora, non ha mai fatto parte delle conventicole che hanno interessato le tante vicissitudini del Carroccio. Non può essere iscritto alla corrente di Calderoli-Gancia-Bergesio, né essere considerato parte dell’establishment del potente segretario-capogruppo a Montecitorio Riccardo Molinari.

E proprio quest’ultimo, che avrebbe la facoltà di lanciargli una scialuppa di salvataggio, ha scelto di non farlo.

In questo momento, paradossalmente, la forza dell’assessore Icardi è quella di essere nel mirino delle opposizioni, che ne hanno chiesto la testa.

Una sua rimozione, oggi come oggi, avrebbe il sapore di un cedimento che politicamente rappresenterebbe un pessimo segnale per il centrodestra di Alberto Cirio, proprio alla vigilia della “Fase 2”, quella della ripartenza.

In fase di formazione della giunta regionale, Icardi l’aveva spuntata sul vercellese Alessandro Stecco per due ordini di ragioni.

Il primo perché la Lega della provincia di Cuneo, con l’elevata percentuale di consensi ottenuta alle regionali, non poteva restare senza assessori, considerato che gli altri due eletti, Demarchi e Gagliasso, erano giovani privi di esperienza amministrativa.

Il secondo era l’alto numero di preferenze ricevuto. Nel partito aveva suscitato una certa impressione e aveva concorso alla sua investitura, nonostante il sindaco di Santo Stefano Belbo fosse privo di quelle “protezioni” che in politica contano più del consenso personale.

A meno di un anno dalla sua designazione, si trova sulla graticola toccando con mano quanto ciniche siano le regole della politica.

Prima che qualcuno gli chieda di farsi da parte per cedere la poltrona al neuroradiologo Stecco, potrebbe – sua sponte – decidere di farsi da parte.

Una mossa che gli consentirebbe di sfuggire al morso della tarantola e di  uscire a testa alta evitando il ruolo di vittima sacrificale.

Il destino, quello personale, è nelle sue mani.

Quello politico non più.  

Giampaolo Testa

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