La provincia di Savona, con 4.288 denunce ogni 100 mila abitanti, occupa la 14esima posizione nella classifica nazionale dell’indice della criminalità stilata da Il Sole 24 Ore (LEGGI QUI). Secondo il report, tale collocazione è accompagnata da una lieve diminuzione del -0,75% rispetto al 2023, in controtendenza rispetto a un aumento nazionale pari al +1,7%.
All’interno della graduatoria emergono alcune voci critiche, dai furti (per i quali la provincia savonese è decima) ai reati per lesioni dolose e danneggiamenti (nona), passando per il 12esimo posto circa lo spaccio di stupefacenti e il 17esimo per truffe e frodi informatiche. Un panorama che, insomma, richiede di andare oltre la mera lettura dei numeri.
Ne sottolinea la necessità il professor Stefano Padovano, criminologo e docente all’Università di Genova che da tempo studia i fenomeni di devianza e sicurezza urbana in Liguria anche collaborando con la Regione e diversi enti territoriali, con un approccio che integra dati e osservazione diretta del territorio.
E proprio dal dato numerico savonese comincia la sua riflessione, ai nostri microfoni, per cercare di capire le cause di determinati fenomeni: «Il censimento della popolazione provinciale registra 266.000 cittadini residenti di cui Savona in leggera flessione a 58.000 - ricorda -. Un lento ma costante declino, che l’ha fatta diventare la provincia con l’età media più alta per abitanti, pari a cinquant’anni di età. La percentuale degli stranieri regolarmente presenti ammonta al 9,8% della popolazione totale. Si tratta di una provincia segnata da una costante diminuzione di abitanti, che ha raggiunto il primato tra quelle italiane».
«E’ importante ricordare - prosegue il professor Padovano - che i dati, per quanto giungano al lettore come dei numeri freddi e dicano poco presi reato per reato, costituiscono comunque un buon punto di partenza se associati ad analisi più specifiche: osservazione diretta, lettura dei verbali di arresto, di convalida, fino alla visione inevitabilmente a posteriori dei fascicoli di reato trasmessi dalle forze dell’ordine alla magistratura».
Padovano evidenzia come la criminalità diffusa sul territorio savonese si manifesti attraverso «svariate forme di devianza urbana, che hanno saputo generarsi e intrecciarsi talvolta a forme di lavoro nero in ambito agricolo nell’ampia area albenganese, o che da essa si sono smarcate per conquistare punti di rilievo nella gestione degli stupefacenti, dalla distribuzione intermedia allo spaccio di strada». Questa, per Padovano, «è la linea di continuità che unisce tutta la provincia, dal mare all’entroterra».
Sul fronte dei dati più recenti, Padovano osserva che «in una battuta, l’andamento generale dei 75 reati di cui si ha conoscenza, sia su Savona capoluogo, sia sull’intera provincia, rispecchia un sostanziale andamento piatto se ci affidiamo a una comparazione triennale. Tuttavia, le criticità che segnano sia il capoluogo che il resto è il consolidamento dei furti in abitazione in città e in provincia. Nel secondo caso, se si confrontasse l’ultimo biennio si scorgerebbe un aumento del 20%, che per un reato tendenzialmente rispondente alla realtà, perché i cittadini che lo subiscono lo denunciano con forza, è un campanello di allarme».
L’elenco delle maggiori criticità, prosegue, «è formato da quei reati a cui corrisponde una maggiore sensibilità alla denuncia. Le lesioni, le minacce e le ingiurie si ritrovano in molti fascicoli di reato. Per queste tre tipologie, considerando l’ultimo quinquennio, si registra una stabilità, mentre le persone che denunciano la vittimizzazione di una violenza sessuale mantenendo numeri non superiori alla decina, nell’ultimo biennio vedono triplicare il valore, che passa da 6 a 18 denunce, ma il dato è falso poiché accompagnato da un alto numero oscuro, cioè di coloro che non denunciano, mentre per raccoglierne una rappresentazione più reale andrebbe incrociato con altri indicatori: consultazioni presso i medici di famiglia, accessi ai pronti soccorsi, ecc.».
Infine, il docente richiama l’attenzione su un altro fronte in crescita: «L’altra grossa criticità riguarda le truffe, ma attenzione a fare un’associazione con il fatto che come dicevo all’inizio, la provincia savonese ha un’alta percentuale di residenti in Terza Età. È un fenomeno che colpisce da tempo tutti in ogni classe sociale, fascia di età, grado di scolarizzazione e nelle forme più diverse, non soltanto con il porta a porta o telefoniche».
Un quadro, quello delineato dal criminologo, che invita a leggere i dati statistici non come una fotografia immobile ma come l’espressione di dinamiche sociali e territoriali complesse, che per Savona restano al centro delle sfide sulla sicurezza e sulla coesione della comunità locale.













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