Nuovo sopralluogo - per verificare le condizioni della struttura e delle persone trattenute al suo interno - presso il Centro di Permanenza per il Rimpatrio di corso Brunelleschi.
A effettuare la visita sono stati l’eurodeputata di Alleanza Verdi Sinistra, Ilaria Salis, il vicecapogruppo di AVS alla Camera, Marco Grimaldi e le consigliere regionali di AVS Alice Ravinale, Valentina Cera e Giulia Marro.
Peggio che in Albania
"Si parla tanto del Cpr in Albania, ma qui a Torino la situazione non è molto diversa e non è meno allarmante - dice Salis - Non c’è accesso a cure adeguate, si fa ampio ricorso a psicofarmaci, senza dimenticare che le persone vengono trattenute qui non per un reato, ma per la loro condizione. Questo è aberrante, per un Paese civile".
Presenti in 66, di 17 nazionalità
Sono 66 i presenti (su una capienza attuale di 70), di 17 nazionalità. “Ci sono persone che hanno vissuto e lavorato qui per decine di anni, ma che magari non hanno potuto rinnovare il permesso di soggiorno e di colpo si sono ritrovate illegali”, prosegue Salis. “Bisogna mettere fine a questo abominio”.
Negli ultimi mesi sono stati una decina gli atti autolesionistici. Tante le storie conosciute: “Un signore vive qui dall’81, ma ci sono anche ragazzi poco più che maggiorenni la cui unica colpa è che non hanno documenti”.
Chi passa di qui subisce un trauma
“Torniamo con una certa costanza nel CPR e troviamo un certo ricambio al suo interno - aggiunge Ravinale - ma chiunque passa di qui subisce un trauma. Chi arriva dal carcere non capisce la pena aggiuntiva, ma ci sono anche persone che hanno figli Italiani, nati in Italia. Un signore dell’Ecuador ha un lavoro e due figli, ma lo hanno portato qui dopo un controllo documenti e intanto sta qui a trovarsi in un trattamento di tortura, senza spiegazioni e in un periodo non chiaro. L’uso degli psicofarmaci dimostrano che chi ha fragilità non dovrebbe stare qui dentro”.
I racconti sono di persone abbandonate qui dentro “senza fare niente, spesso manca l’acqua calda. Il cibo non è particolarmente gradito e non c’è né prospettiva, né comprensione. Un signore pakistano ha fatto la rotta balcanica nel 2018 che non si spiega perché, senza aver commesso reati, si trova qui dentro”.
Luogo che fa male alle persone
“Questo luogo continua a fare male alle persone che sono detenute qui dentro - spiega Grimaldi - Un non luogo in cui il mondo esterno non entra. È peggio delle carceri perché non c’è prospettiva. Un serbo con un figlio italiano è stato preso mentre serviva pasti alle persone più disagiate per un’associazione cattolica. Ma la punizione è eccessiva anche per chi ha commesso reati, ma ha scontato la sua pena".
Marro racconta la storia di un ragazzo che era già stato in Cpr, “ma lo hanno preso e messo qui dentro. Chi sta qui vive un trauma senza sapere perché sei qui e quando potrai uscire”.
Caldo e sporcizia
“Sul tema del caldo è spuntata qualche tenda per coprire dal sole, ma le condizioni sono sostanzialmente identiche all’ultima visita. Ci sono sei o sette persone per stanza e i problemi più ribaditi sono cibo e pulizia. Dopo la vicenda di Moussa Balde abbiamo ribadito che luoghi così vadano chiusi, ma finché resteranno aperti bisogna portare avanti bandi per attività culturali”.
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