Il Nazionale

Cronaca | 05 novembre 2025, 19:33

In aula i colleghi del neurochirurgo accusato di violenza sessuale su una paziente: "Mai praticato quella manovra"

La visita incriminata si sarebbe consumata nel 2021 in un centro fisioterapico. Tra una settimana, la prossima udienza

In aula i colleghi del neurochirurgo accusato di violenza sessuale su una paziente: "Mai praticato quella manovra"

“Dal punto di vista medico e chirurgico lui ha una marcia in più. L’ho sempre ammirato. Ma qualche voce sulle sue dimostrazione di apprezzamento verso il sesso femminile c’erano”. È ripreso con il racconto di un collega il processo a carico di un neurochirurgo accusato in tribunale a Cuneo di violenza sessuale su una paziente. Era l’ottobre 2021. 

La Procura contesta all’uomo di aver praticato un’ispezione vaginale senza guanti, prima esternamente e poi internamente, alla giovane che si era rivolta a lui per un dolore alla zona lombare. Una manovra che per il pubblico ministero sarebbe configurabile come violenza: perché oltre al mancato consenso informato da parte della giovane donna,  costituitasi in giudizio contro lo specialista, quei toccamenti nulla avrebbero avuto a che fare con la necessità medica.

Ed è proprio su questa circostanza che la dott.ssa Alessia Rosati ha interrogato i colleghi del neurochirurgo con cui lavorò in passato: quella manovra, era funzionale all’esame diagnostico? Come spiegato dal testimone, ex collega dell’imputato, in alcune circostanze, come nel caso in cui vi sia il dubbio medico di una compressione dei nervi più bassi livello della colonna, potrebbe essere necessario valutare la sensibilità genitale del paziente, sia uomo che donna.

Alla domanda del pubblico ministro se avesse mai svolto una manovra come quella contestata all’imputato, il medico però ha negato: “Si chiama sindrome di cauda equina - ha precisato -. Io non ho mai fatto un’esplorazione vaginale.  Mi sono sempre limitato ad un esame esterno. Di solito chiediamo se hanno difficoltà nella minzione, ma è sufficiente la valutazione esterna per verificare se c’è sensibilità”. 

Ad aver negato di aver mai fatto quel tipo di manovra, anche un altro collega del neurochirurgo. “Non mi è mai capitato” ha detto, aggiungendo che però un’ispezione interna può avvenire se si sospettano patologie vertebrali, o se si va a studiare la sindrome della cauda o del nervo pudendo. “In quei casi c’è necessità di esplorare tutto - ha riferito -. Io spiego alla paziente di procedere con l’esplorazione dei genitali per sentire la sensibilità”.

Anche un terzo collega, ha riferito che in caso di quelle patologie può essere fatto quel controllo: “di solito sono i pazienti stessi a dirci che non sentono di fare la pipì - ha concluso - . In assenza di traumi e se non c’è un deficit,  io non faccio l’esame interno”.  

Chiamati a testimoniare anche dottoresse e infermiere, sentite già nei primi mesi di indagine a sommarie informazioni dalla Questura di Cuneo. Alcune di loro, cui il  pubblico ministero ha letto in aula i verbali, hanno ridimensionato quanto raccontato ai poliziotti in merito all'atteggiamento del sanitario, definito da una di loro come "viscido" o, da un'altra quale "un tipo pesante, quando cominciava a insistere su certi argomenti di natura sessuale".  Altre, invece, non ricordavano. "È passato tanto tempo", si sono giustificate. 

Il processo riprenderà il 12 novembre. 
 

CharB.

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