A fine gennaio 2023, a Saluzzo, Enrico Costa (Azione) e Luigi Marattin (Italia Viva) avevano annunciato con entusiasmo la nascita del Terzo polo, cioè la fusione dei due partiti.
Sembrava cosa fatta. E invece in questi nove mesi i leader delle loro rispettive formazioni, Carlo Calenda (Azione) e Matteo Renzi (Italia Viva) – dopo esserne dette di tutti i colori come due comari sul ballatoio – hanno diviso le loro strade.
Una separazione dettata più dall’esuberante temperamento dei due soggetti (per usare un eufemismo) che non da aspetti di carattere programmatico o da insanabili divergenze politiche.
Adesso che il divorzio è stato consumato - con delusione di quanti speravano nel decollo di un’area riformista e liberale nel Paese per calmierare le spinte radicali che emergono tanto a destra che a sinistra - c’è ancora chi, spes contra spem, cerca di tenere vivo il cosiddetto “Terzo polo” sui territori.
Alfieri di questa iniziativa sono i due parlamentari Enrico Costa (Azione) e Luigi Marattin (Italia Viva) che con questo spirito stanno battendo in lungo e in largo la penisola.
Ieri sera a Savigliano, nella superba cornice di Palazzo Taffini gremito di gente, si sono confrontati – moderati da Fabio Cigna, presidente provinciale dell’Ordine dei dottori commercialisti – su temi di scottante attualità quali fisco e giustizia.
A fare gli onori di casa, Gianluca Zampedri, candidato sindaco per il centrodestra alle ultime comunali di Savigliano ma transitato, poco dopo l’esito del voto, nelle fila di Azione.
La congiuntura istituzionale e politica era quanto mai interessante per i due relatori, considerato che era fresca di varo la manovra di bilancio e il giorno prima si era svolto il congresso di Italia Viva.
Lo spazio non ci consente qui di addentrarci nei temi più specificamente tecnici affrontati da Costa e Marattin, la cui conoscenza della materia sia in fatto di giustizia che di finanza è nota, per cui ci limitiamo ad alcune annotazioni di natura più propriamente politica.
“L’identità di un’area liberale e riformista non deve essere dispersa. Spero – ha detto in conclusione Enrico Costa – che questo sforzo venga apprezzato e condiviso sui territori”.
“Non possiamo continuare ad inseguire chi urla più forte perché il ciclo con Giorgia Meloni si è esaurito. Occorre – ha ammonito Luigi Marattin – parlare in linguaggio di verità, anche se impopolare, oppure per questo nostro Paese suonerà la campanella”.
Nessuno dei due relatori ha fatto cenno ai prossimi appuntamenti elettorali, dalle europee alle regionali passando per le comunali.
È comunque paradossale che Azione e Italia Viva, pur avendo idee e programmi sostanzialmente sovrapponibili, arrivino alla torna elettorale del 2024 divisi e in alcuni casi posizionati, per ragioni tattiche, in schieramenti antitetici.
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