La concomitanza tra le elezioni politiche nazionali e quelle per il nuovo presidente della Provincia, entrambe in calendario per domenica 25 settembre, rendono difficile (se non impossibile) una soluzione unitaria come si era invece determinato, in passato, per Federico Borgna.
Fino a qualche settimana fa Luca Robaldo, sindaco di Mondovì, sembrava essere il naturale successore di Borgna in base ad un’intesa intercorsa in occasione delle amministrative di Cuneo tra Pd e i centristi civici di “Centro per Cuneo”.
Non era solo questo elemento a porre Robaldo in pole, ma anche il fatto di essere sindaco “non di parte”, per di più appena eletto (quindi in condizione di portare a termine per tutti e quattro gli anni il mandato nel palazzo di corso Nizza).
Le forze politiche di centrodestra non erano entusiaste, ma i fautori della “linea Robaldo” contavano che la benedizione di Alberto Cirio ed Enrico Costa avrebbe costituito un viatico in grado di convincere anche Lega e Fratelli d’Italia, notoriamente recalcitranti a soluzioni unitarie.
La battaglia elettorale nazionale complica la partita e dissemina sul percorso di Robaldo alcuni ostacoli non previsti.
Non è richiesta la sfera di cristallo per immaginare che le forze politiche di centrodestra, forti anche del risultato ottenuto nel dicembre scorso in occasione delle elezioni del Consiglio provinciale, vogliano tentare la spallata sulla presidenza, cercando di mettere all’angolo il Pd.
Il Partito Democratico, avendo la maggioranza in alcune delle “7 sorelle” (anche se in numero minore rispetto al passato) e in alcuni centri di media grandezza, accetterebbe di buon grado Robaldo a condizione però che la sua nomination sia frutto di un chiaro accordo politico che veda il Pd formalmente co-protagonista.
Robaldo, dal canto suo, vorrebbe invece mantenere una veste super partes e non sembra disposto ad accettare una candidatura con questa connotazione.
Dal centrodestra sono diversi coloro che ambirebbero al ruolo, in particolare da Forza Italia.
Ci spera Carlo Bo, sindaco forzista di Alba, nonostante qualcuno gli abbia fatto notare che essendo di area Langhe già il presidente della Regione, appare poco opportuno che anche quello della Provincia sia espressione del medesimo territorio.
Lega e Fratelli d’Italia sembrano osservare le vicende provinciali con apparente distacco, impegnati come sono nella campagna elettorale che li vede contendersi la primazia nel centrodestra, mentre da Forza Italia, oltre a Bo, guardano con interesse il senatore uscente e sindaco di Priocca, Marco Perosino, e il sindaco di Boves e segretario provinciale azzurro, Maurizio Paoletti.
Entrambi scontano il fatto di essere in scadenza come sindaci nel 2024, mentre il mandato di presidente della Provincia dura quattro anni.
Situazione paradossale, dal momento che il Consiglio provinciale resta in carica soltanto due anni.
Possibile che nessuno abbia pensato di unire le elezioni e, al contempo, dare una connotazione più chiara alla funzione dell’Amministrazione provinciale?
Al momento il lavorìo delle diplomazie dei due schieramenti non sta producendo risultati e ogni giorno che passa la soluzione unitaria pare allontanarsi.
La candidatura per la presidenza va presentata tra il 4 e il 5 settembre (entro la mattinata), supportata da circa 400 firme e può essere esercitata – secondo la normativa – soltanto da chi è sindaco, non importa se di un piccolo o di un grande Comune del territorio provinciale.
Sono chiamati alle urne, come già per il Consiglio provinciale, circa 2800 amministratori dei 247 Comuni del Cuneese.
Dicevamo nell’incipit che appare difficile trovare una composizione politica dal momento che già la scelta dei seggi per le votazioni (Cuneo e Roddi), adottata dal presidente reggente Massimo Antoniotti, è stata oggetto di polemiche.
Commenti