Il Nazionale

Cronaca | 18 febbraio 2022, 12:55

Uccise il proprio cane con un colpo di fucile: tribunale lo assolve dopo la messa alla prova

Chiuso il processo a carico di un agricoltore roerino. Il 50enne si era difeso adducendo la volontà di mettere fine alle sofferenze dell’animale malato

Uccise il proprio cane con un colpo di fucile: tribunale lo assolve dopo la messa alla prova

Dopo la messa alla prova è arrivata l’assoluzione per il 50enne roerino finito a processo in tribunale ad Asti per aver ucciso il proprio cane.
Il procedimento nei confronti dell’agricoltore si era aperto nel settembre 2019 (giudice il dottor Marco Dovesi, pubblico ministero il sostituto procuratore Francesca Dentis) relativamente al fatto accaduto un anno prima presso l’abitazione dell’uomo.

A rilevarlo, su segnalazione di un privato, erano stati i Carabinieri di Canale che, intervenuti sul posto, avevano denunciato l’uomo per quanto contemplato all’articolo 544 del Codice Penale, perché, "per crudeltà e senza necessità", egli avrebbe infierito sul proprio animale con un corpo contundente (si presume un bastone di legno, tesi però respinta dalla difesa), cagionandone la morte, "sopraggiunta per emorragia interna associata a trauma cranico". Una reato punito con la reclusione da quattro mesi a due anni.

L’uomo doveva rispondere anche di un secondo reato, relativo alle insufficienti condizioni igieniche nelle quali, sempre presso la propria cascina, l’agricoltore deteneva una vitella. Da qui l’accusa per quanto previsto dall’articolo 727 comma 2 del Codice, che prevede l'arresto fino a un anno o l'ammenda da 1.000 a 10.000 euro per chiunque detenga "animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze".

Nell’ottobre 2020 il difensore dell’uomo, l’avvocato albese Roberto Ponzio, aveva chiesto la sospensione del processo e la possibilità di avvalersi della modalità alternativa di svolgimento dello stesso che passa attraverso lo strumento della "messa alla prova". Richiesta che aveva indotto il giudice a differire il procedimento per valutare il programma del Uepe, l’Ufficio Esecuzione della Pena.

"Il mio assistito – aveva spiegato l’avvocato Ponzio illustrando la richiesta e sottolineando l’incensuratezza dell’imputato – ha giustificato la propria condotta spiegando che il suo cane era in realtà afflitto da un male incurabile e che lui avrebbe quindi agito con lo scopo di evitare all’animale ulteriore sofferenza. La morte del cane è stata infatti cagionata tramite un colpo di fucile, e non crudelmente mediante bastonate".

Lunedì scorso, 14 febbraio, l’udienza che ha visto il giudice Dovesi prendere atto del positivo esito del percorso di messa alla prova che l’uomo ha svolto nei mesi scorsi lavorando presso il Comune di Montà. Circostanza sulla base della quale ha dichiarato il non doversi procedere essendo i reati estinti per l’esito positivo della prova.

E. M.

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