Il Nazionale

Cronaca | 11 gennaio 2020, 07:25

La toccante lettera di Elisa Buoninconti: “Cari nonni, io e i miei fratelli vi saremo grati per tutta la vita”

Il documento, pubblicato da un settimanale a tiratura nazionale, e l’ipotesi che Michele Buoninconti si appresti a chiedere la revisione del processo, riportano l’attenzione sul “caso Ceste”

La toccante lettera di Elisa Buoninconti: “Cari nonni, io e i miei fratelli vi saremo grati per tutta la vita”

“Posso dire che siamo tutti e quattro cresciuti con la consapevolezza ogni giorno dei nostri impegni e del nostro futuro e tutto questo grazie ai nostri super nonni che continuano quotidianamente a prendersi cura di me dedicandoci affetto e amore profondo tenendo unita la nostra famiglia. Sono loro gli artefici di questo miracolo di unità. Con il loro impegno e i grandi sacrifici e rinunce hanno creato un forte legame diventato ancora più solido, che ci ha aiutato a superare difficoltà e momenti tristi e noi saremo grati per tutta la vita”.

Così si chiude la commovente lettera che la diciannovenne Elisa – primogenita di Elena Ceste e dell’ex vigile del fuoco Michele Buoninconti, condannato a 30 anni di reclusione (sentenza di primo e secondo grado confermata dalla Cassazione, che ha bocciato il ricorso presentato dai suoi legali) per l’omicidio e l’occultamento del cadavere della moglie – ha inviato, poco prima dello scorso Natale, ai membri dell’associazione astigiana ‘Amis d’la pera’, che nel dicembre 2018 consegnarono alla famiglia una donazione di 30.000 euro per sostenere il percorso di studi di Elisa e dei suoi tre fratelli.

Un documento tornato prepotentemente di attualità nazionale in queste ore, dopo che il settimanale ‘Giallo’ lo ha pubblicato integralmente nel numero della rivista attualmente nelle edicole, che riportiamo integralmente.

Carissimi soci, amici, è passato ormai un anno dalla commovente serata in cui ci siamo incontrati e abbiamo scambiato gli auguri di Natale, serata in cui la vostra associazione ci ha consegnato la somma raccolta dalla vostra lodevole iniziativa – si legge nella missiva scritta dalla giovane – Una vera e grande dimostrazione di solidarietà espressa nel modo più ampio da tante persone che si sono strette attorno a noi, grazie al vostro impegno.

Ho il piacere con questa mia lettera di raccontarvi cosa è successo in questo anno, come siamo cresciuti noi ragazzi, cosa facciamo e come affrontiamo quotidianamente la nostra vita…

Inizio con raccontare di me, Elisa, ho compiuto 19 anni, a giugno/luglio ho conseguito l’esame di maturità, all’Einaudi di Alba, si è chiuso così il mio percorso scolastico, con un po’ di tristezza, perché lasciavo tutte le persone che mi circondavano in quell’ambito e che in questi anni non facili mi avevano sostenuto, ma nel contempo ero anche felice e soddisfatta del mio risultato, diplomata in Ragioniera e pronta per entrare a far parte del mondo del lavoro, proprio come ho sempre detto, per poter essere di aiuto anche economicamente ai nonni per la nostra crescita, da qualche mese lavoro presso un’azienda Albese, con impegno e imparando sempre cose nuove ogni giorno, accorgendomi che tutto questo è servito ad aprirmi di più verso l’esterno e a non chiudermi nel mio carattere taciturno.

Mio fratello maggiore R., 17 anni, frequenta la 4° superiore presso l’Einaudi di Alba, come perito elettromeccanico, anche lui verso la fine del suo percorso di studi che lo porteranno verso il mondo del lavoro; oltre ad avere ottimi risultati a scuola, riesce anche a dedicarsi alla sua passione: giocare a calcio.

Mio fratello G., 15 anni, da quest’anno frequenta l’Einaudi di Alba, come perito elettronico-informatico, con un ottimo profitto scolastico e impegno in questa nuova avventura di crescita, e nel tempo libero è attivo con R. nel gruppo dell’Oratorio di Govone.

La mia “piccola sorellina” A., 12 anni, anche per lei da quest’anno è iniziato un maggior impegno scolastico, iniziando a frequentare la Scuola Media, e impegni collaterali legati alla scuola.

Posso dire che siamo tutti e quattro cresciuti con la consapevolezza ogni giorno dei nostri impegni e del nostro futuro e tutto questo grazie ai nostri super nonni che continuano quotidianamente a prendersi cura di me dedicandoci affetto e amore profondo tenendo unita la nostra famiglia. Sono loro gli artefici di questo miracolo di unità. Con il loro impegno e i grandi sacrifici e rinunce hanno creato un forte legame diventato ancora più solido, che ci ha aiutato a superare difficoltà e momenti tristi e noi saremo grati per tutta la vita.

Il "caso Ceste" tra dolore e solidarietà

Il fortissimo legame tra i ragazzi e i nonni materni, Franco e Lucia – con i quali vivono da quando il padre, che nel frattempo è stato privato della podestà genitoriale, è stato tratto in arresto per l’efferato omicidio della moglie – è uno dei pochi aspetti positivi di una tragica vicenda familiare iniziata nella prima mattinata del 24 gennaio 2014, quando la donna, casalinga trentottenne, sparì nel nulla dalla sua abitazione costigliolese di frazione Motta. Da notizia di interesse locale, il cosiddetto “caso Ceste” divenne ben presto nazionale, dando origine alle più svariate ipotesi: dall’allontanamento volontario per sfuggire a un matrimonio opprimente alla morte violenta. Tesi che purtroppo trovò conferma nell’ottobre 2014, quando i poveri resti della donna vennero casualmente rinvenuti nel corso di lavori di ripulitura del letto di un piccolo rio al confine tra i comuni di Costigliole d’Asti e Isola d’Asti.

Il 28 gennaio 2015 i carabinieri di Asti – coordinati dal maggiore Marco Pettinato (all’epoca responsabile del Nucleo Investigativo del comando astigiano e attualmente in forza all’Arma di Cuneo) e dal capitano Lorenzo Repetto (allora comandante della Compagnia Carabinieri di Canelli e attualmente in servizio al Comando Carabinieri di Cremona) – trassero in arresto il marito, figura ambigua e molto chiacchierata nel corso dei mesi in cui non vi erano certezze sulla sorte di Elena, chiamato a rispondere di omicidio volontario (che gli inquirenti ritengono sia stato compiuto il giorno stesso della scomparsa) e occultamento di cadavere.

Stando a fonti vicine al suo pool difensivo, Buoninconti, che sta scontando la pena nel carcere di Alghero (SS), si appresterebbe a chiedere la revisione del processo, sulla base di specifiche indagini scientifiche che ne attesterebbero l’innocenza. Un ennesimo tentativo di smarcarsi da pesantissime responsabilità, attribuitegli nei tre gradi di giudizio, che con ogni probabilità non gli sarà comunque utile a riallacciare i rapporti con i figli, i quali ormai da anni rifiutano ogni contatto con lui.

A margine di questo doloroso racconto, va infine sottolineato che la comunità costigliolese non ha mai dimenticato Elena, i suoi figli e i suoi genitori, ai quali ha espresso più volte vicinanza con molteplici iniziative. Culminate nell’inaugurazione – avvenuta il 25 ottobre scorso, data in cui la donna avrebbe compiuto 42 anni – di una panchina rossa contro la violenza sulle donne, che alla sua memoria è stata dedicata.

Gabriele Massaro

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