Una relazione tossica con maltrattamenti e un grave caso di violenza sessuale.
È scattato ieri davanti al Collegio del Tribunale di Savona il processo nel quale è imputato M. F. che nel 2023 avrebbe compiuto violenze nei confronti della fidanzata che si è costituita come parte civile.
Nel maggio di due anni fa a seguito di una banale discussione l'uomo ad Andora le avrebbe spaccato il labbro lanciandole il telefono sul viso.
In quel caso erano intervenuti i carabinieri ma non aveva poi sporto denuncia e dopo un periodo di studio fuori dall'Italia al ritorno era tornata con il fidanzato.
Un mese dopo però a seguito di una discussione nata da una gelosia per un collega di lavoro (i due infatti lavoravano insieme in un'attività. Lui era il responsabile, lei faceva la cameriera) l'ha obbligata ad avere un rapporto sessuale anale non consenziente.
In aula la giovane ha ripercorso tutti i fatti.
"Dicevo 'ti prego, non voglio'. Mi teneva con la bocca, piangevo e mi lamentavo fino a che ad un certo punto l'ho lasciato fare - ha raccontato in aula la giovane rispondendo alle domande del Pubblico Ministero Maddalena Sala - Lui è andato al lavoro e ha iniziato a scrivermi messaggi, che ero una puttana, che me lo avrebbero infilato tutti quanti. Non c'è stato un pentimento da parte sua".
"Io volevo scappare ma non sapevo cosa fare, cosa raccontare ai miei genitori, avevo paura di lui. Il nostro rapporto cambia, diventa di terrore. Mi sentivo una preda all'interno del rapporto e stavo attenta a fare in modo che mon si arrabbiasse. Ero terrorizzata - ha continuando piangendo la donna - Era perennemente arrabbiato con me, facevo tutto quello che volesse".
A distanza di un mese, intorno al 19-20 luglio si è verificato un grave episodio di violenza che ha portato poi la donna a decidere di lasciarlo e a denunciare alle forze dell'ordine.
Tutto è iniziato dopo una cena e un dopo cena in un locale in compagnia di una collega, con l'uomo che ha iniziato a dare in escandescenze.
"Ha iniziato ad alzarsi, a urlare, a delirare e ad essere molesto. Lui si è allontanato con un collega, c'è stato uno screzio e i toni si sono accesi, allora l'ho calmato dicendogli di andare a casa - ha proseguito la ragazza nel suo racconto -
Ci dirigiamo verso Stellanello, guidavo io e lui era totalmente fuori di testa, continuava a sporgersi oltre al finestrino e a urlare dicendomi che mi amava".
Arrivati nella loro abitazione che dividevano con altri coinquilini è scoppiato il putiferio.
"Andiamo in camera e vedo che gira gli occhi e inizia a fare versi che non erano umani. Urlava, era indemoniato, lanciava dei vasi contro il muro, il materasso, inizia a spaccare tutto, sembrava un animale. Ha iniziato a buttarmi contro lo scheletro del letto e cercavo di calmarlo. Lui era come se non stesse ascoltando e vedendo - prosegue nel racconto la donna spiegando che gli altri coinquilini si erano chiusi dentro le loro camere spaventati con l'uomo che si era diretto verso la cucina prendendo in mano un coltello da cucina a lama grossa - Lo teneva in mano, si è diretto verso di me e gli ho detto per favore di posarlo. Lui ha iniziato a urlare e camminava passando il coltello contro il muro dicendo 'se qualcuno ha qualche problema venga che lo ammazzo'".
M. F. poi ha iniziato a piantare il coltello contro la porta della camera dei coinquilini. Da lì poi è scattata l'aggressione contro la fidanzata.
"Si è indirizzato verso di me e ha chiuso la porta. Lui mi ha preso e mi ha scaraventata per terra, mi ha preso la testa per i capelli e ha iniziato a sbatterla a terra e a soffocarmi con le due mani intorno al collo e il ginocchio. Ho provato ad urlare ma non emettevo più suono. Gli ho morso il polso, lui poteva uccidermi e allora ho pensato fosse meglio evitare e mi sono lasciata andare. Ho pensato che se avesse capito che perdevo i sensi si sarebbe fermato".
Poi la giovane è riuscita a divincolarsi, ha preso il suo zaino, ha aperto la porta ed è riuscita a scappare.
"Lui mi ha raggiunto ed è riuscito a prendermi per il collo, sono poi riuscita a scappare ed entrare in macchina - ha ripercorso la donna. I vicini poi hanno chiamato i carabinieri che l'hanno cercata e trovata nascosta nella sua macchina.
Successivamente è stata portata in ospedale dove le sono stati riscontrati lesioni al braccio, al viso, all'occhio e al collo, bernoccoli sulla testa con la diagnosi di un trauma cranico.
Il giorno successivo è scattata la denuncia.
"Mi sento vuota per quello che è successo, amareggiata. Avevo attacchi di panico" conclude la donna che ora sta bene e ha concluso il suo percorso di studi laureandosi in Giurisprudenza.
L'udienza è poi proseguita nel pomeriggio con le testimonianze di una amica e dei colleghi di lavoro. Nella mattinata erano stati ascoltati dal Pm i carabinieri intervenuti.
Commenti