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Politica | 04 novembre 2025, 17:28

Strategia aree interne in Piemonte, il Pd attacca la Giunta Cirio: “Una svolta che esclude chi ha lavorato bene”

Nel Cuneese risulterebbero escluse la Valle Bormida e le Valli Maira e Grana insieme alle Valli di Lanzo e alle Valli dell’Ossola. “Una scelta grave – contesta il gruppo regionale Dem - che mostra la distanza tra le parole e la realtà dei fatti”

Strategia aree interne in Piemonte, il Pd attacca la Giunta Cirio: “Una svolta che esclude chi ha lavorato bene”

La Giunta Cirio parla di rilancio delle aree interne, ma ha escluso proprio le quattro aree piemontesi che avevano partecipato alla prima Strategia nazionale: Valle Bormida, Valli Maira e Grana, Valli di Lanzo e Valli dell’Ossola. È una scelta grave, che mostra tutta la distanza tra le parole e la realtà”.

Così i consiglieri regionali del Partito Democratico commentano la decisione della Regione Piemonte di non riconfermare, nel ciclo 2021-2027, le quattro aree “pilota” che avevano aderito con successo alla Strategia nazionale per le Aree interne (SNAI).

Un passo indietro nella programmazione

Nata nel 2014 come progetto sperimentale della Politica di coesione, la SNAI mira a contrastare lo spopolamento, migliorare i servizi essenziali (scuola, sanità, mobilità) e promuovere sviluppo economico nelle zone montane e rurali più fragili.

Il Piemonte, con le sue quattro aree pilota, era stato un laboratorio riconosciuto a livello nazionale: 126 progetti attivati, per oltre 48 milioni di euro di risorse programmate, con un avanzamento del 97% secondo i dati forniti dallo stesso Assessorato allo Sviluppo della Montagna nella risposta all’interrogazione della consigliera Emanuela Verzella.

Ma, nonostante questi risultati, la nuova programmazione regionale ha deciso di non proseguire con le stesse aree, preferendo individuare due nuove aree progetto: Valsesia e Terre del Giarolo.

Continuità dei progetti: un valore da preservare

La decisione della Giunta Cirio interrompe un percorso di sviluppo che aveva già prodotto risultati tangibili nei territori coinvolti.

Molti Comuni hanno beneficiato di investimenti concreti grazie alla precedente programmazione: apertura di scuole, potenziamento dei servizi sanitari, riqualificazione delle infrastrutture locali e valorizzazione delle filiere agricole.

Escludere oggi queste aree significa interrompere esperienze positive già avviate e vanificare la continuità di progetti che stavano restituendo vitalità ai territori più fragili del Piemonte.

I numeri del successo dimenticato

Secondo il Rapporto di istruttoria nazionale per la selezione delle aree interne, le quattro aree piemontesi rappresentano modelli distinti ma virtuosi di sviluppo territoriale integrato:

- Valli Maira e Grana (CN): 20 Comuni, 24 mila abitanti, una filiera agroalimentare di qualità (Castelmagno, prodotti tipici), forte rete culturale (musei etnografici).

- Valli dell’Ossola (VCO): 21 Comuni, circa 33 mila abitanti, crisi industriale ma nuove potenzialità turistiche e ambientali; presenza di siti minerari e bonifiche.

- Valle Bormida (AT-CN): 26 Comuni, 14 mila abitanti, identità artigianale e agricola, filiere della nocciola e artigianato diffuso; criticità ambientali ereditate dal passato industriale.

- Valli di Lanzo (TO): 19 Comuni, 24 mila abitanti, forti problemi di spopolamento e mobilità, ma un tessuto di produzioni tipiche e una rete scolastica ancora diffusa.

Esempi concreti di risultati

Le Valli di Lanzo rappresentano un caso emblematico.

Grazie ai fondi SNAI è stato riaperto e potenziato l’istituto agrario, oggi punto di riferimento per la formazione dei giovani che intendono rimanere sul territorio.

Parallelamente è stato rafforzato il presidio sanitario territoriale, con l’attivazione di un servizio di guardia medica continuativa e la dotazione di ambulatori mobili per i paesi più isolati.

Un intervento che ha migliorato la qualità della vita dei residenti, soprattutto anziani, e ha permesso di contenere il calo demografico.

Nelle Valli Maira e Grana, la Strategia ha sostenuto la creazione di cooperative di comunità e la digitalizzazione delle scuole di montagna.

Sono nati laboratori per la trasformazione di prodotti caseari e orticoli locali, che oggi commercializzano attraverso reti corte e mercati digitali.

In Valle Bormida, le risorse hanno consentito di avviare un programma di risanamento ambientale e la realizzazione di una “Casa della salute”, dove si svolgono visite specialistiche e screening periodici.

Sono stati inoltre riattivati servizi di trasporto pubblico locale, collegando i piccoli comuni con Alba e Acqui Terme.

Nelle Valli dell’Ossola, la SNAI ha permesso di finanziare la riapertura di scuole primarie in comuni montani, l’attivazione di navette scolastiche ecologiche, e la valorizzazione turistica dei percorsi minerari e naturalistici, con ricadute economiche per guide e strutture ricettive.

Altri esempi positivi provengono da Cuneo, Biella, Vercelli e Alessandria, dove i fondi della Strategia hanno sostenuto la nascita di centri polifunzionali, sportelli di orientamento al lavoro, reti di imprese agricole e iniziative di turismo lento.

In tutti i casi, il filo conduttore è lo stesso: investimenti mirati, frutto di progettazione condivisa, che hanno restituito prospettive reali a territori troppo spesso dimenticati.

La decisione della Giunta Cirio

Secondo la risposta ufficiale dell’assessore regionale Marco Gallo, la Regione “non intende abbandonare le aree pilota”, ma “mantenere un supporto tecnico” e “coinvolgerle nel tavolo nazionale di coordinamento”. Tuttavia, il mantenimento di un ruolo tecnico senza accesso ai fondi europei equivale, di fatto, a una marginalizzazione di queste aree.

Gli stessi dati regionali ammettono che, a fine 2025, i pagamenti effettivi ammonteranno solo al 26,6% delle risorse programmate, segno di ritardi gestionali e difficoltà di rendicontazione.

Rischio di desertificazione amministrativa

In queste aree, le Unioni montane e i Comuni avevano costruito negli anni competenze, partenariati e capacità di progettazione. L’interruzione del percorso SNAI rischia ora di disperdere questo patrimonio amministrativo e umano, proprio nel momento in cui l’Italia, con il PNRR e la nuova Politica di Coesione, parla di “territori resilienti e sostenibili”.

Come sottolineano i consiglieri dem: “È difficile capire se si tratti di incompetenza o di disinteresse. Le nuove aree individuate sono realtà meritevoli, ma non possono giustificare l’abbandono delle altre quattro, già pronte e operative. Se davvero la Regione crede nello sviluppo equilibrato del Piemonte, chiarisca al più presto le ragioni di questa scelta e garantisca continuità e risorse a tutte le aree interne.”

Conclusioni

La Strategia per le Aree Interne è nata per ridurre le disuguaglianze territoriali, non per amplificarle. In Piemonte, la decisione della Giunta Cirio rischia di rovesciare il principio stesso su cui la SNAI è fondata: la coesione territoriale.

Escludere le aree che hanno dimostrato di funzionare significa rinunciare a un modello di sviluppo partecipato, sostenibile e solidale.

E lasciare ancora più sole quelle montagne, valli e colline che la politica regionale dice di voler “rilanciare”

c.s.

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