Le origini del contendere: il ricorso di Just Entertainment e la decisione del TAR
Nel marzo 2023 la società Just Entertainment (JE), capitanata da Sergio Cerruti, presenta al Comune di Sanremo una manifestazione d’interesse per acquisire la titolarità del marchio “Festival della Canzone Italiana” e l’organizzazione dell’evento. Il Comune non accoglie la proposta, affidando in via diretta alla Rai l’organizzazione del Festival per le edizioni 2024 e 2025. JE impugna il provvedimento al TAR della Liguria. A dicembre 2024 il TAR Liguria dà ragione a JE: l’affidamento diretto alla Rai è illegittimo, a partire dalle edizioni successive al 2025; il Comune deve indire una procedura di gara/manifestazione d’interesse per le edizioni future.
L’intervento del Consiglio di Stato
Rai e Comune impugnano la sentenza del TAR davanti al Consiglio di Stato. Nel maggio 2025 il Consiglio di Stato conferma la decisione del TAR: l’affidamento diretto non è più permesso per le edizioni 2026-2028, e il Comune di Sanremo deve aprire la gestione a procedure concorrenziali. Dopo la conferma del Consiglio di Stato, il Comune di Sanremo pubblica un bando per le edizioni 2026-2028, con possibilità di proroga fino al 2030. I criteri richiesti sono stringenti: il partner deve riconoscere al Comune un corrispettivo minimo (6,5 milioni di euro all’anno), dare una percentuale non inferiore all’1% sugli introiti pubblicitari, e rispettare clausole quali quella sugli ascolti (se un’edizione ha audience inferiore di 15 punti rispetto alla media delle cinque precedenti, il Comune può recedere). Alla scadenza del termine fissato, solo la Rai ha presentato offerta / manifestazione d’interesse. Nessun altro broadcaster (Mediaset, Discovery etc.) si è fatto avanti.
Le ipotesi di spostamento / piano B
Nel corso dei mesi, con le trattative in corso, sono emerse varie voci su possibili trasferimenti: la Rai avrebbe valutato la possibilità di fare un “piano B” qualora non si trovasse un accordo soddisfacente col Comune di Sanremo. Le città che sarebbero state considerate come alternative includono Torino, Napoli, Viareggio; si è fatto anche il nome di Cinecittà per una sede romana. Si è ipotizzato anche che, se la Rai non potesse più usare il marchio “Festival della Canzone Italiana”, potrebbe organizzare un evento diverso, con un nome alternativo come “Festival della Musica Italiana”. Da un punto di vista cronologico, c’era una “deadline” estiva (fine luglio 2025) fissata nella trattativa, oltre la quale la Rai avrebbe potuto “tirare dritto” con opzioni alternative se il Comune non avesse accettato le condizioni richieste.
L’accordo del 3 settembre e la ratifica del CdA Rai
Il 3 settembre è stato siglato a palazzo Bellevue un accordo negoziale tra Comune di Sanremo e Rai, nella fase successiva alla manifestazione d’interesse. Questo intesa riguarda l’organizzazione, la produzione e la trasmissione delle edizioni 2026-2028 del Festival, con opzione di proroga per i due anni successivi.
I punti centrali dell’accordo includono:
• il versamento da parte della Rai al Comune di 6,5 milioni di euro all’anno più almeno l’1% degli introiti pubblicitari
• la Rai mantiene la titolarità del format televisivo, mentre il Comune mantiene la proprietà del marchio “Festival della Canzone Italiana”
• viene istituito un osservatorio permanente tra Comune e Rai per monitorare l’attuazione dell’accordo. Tra le attività previste, lo studio della possibilità di cambiare sede all’interno del territorio comunale (cioè restando a Sanremo ma valutando sedi alternative all’Ariston per motivi logistici/efficienza).
Il Consiglio di amministrazione della Rai, riunito ieri, ha approvato all’unanimità la convenzione. Il testo passerà successivamente alla Giunta comunale per l’approvazione definitiva. La prossima edizione viene fissata dal 24 al 28 febbraio 2026 per evitare sovrapposizioni con le Olimpiadi e le Paralimpiadi.
Possibili criticità e gli scenari che si erano profilati
L’intero iter non è stato privo di tensioni, con diversi momenti in cui lo spostamento del Festival sembrava una possibilità concreta: le condizioni economiche imposte dal bando(in particolare il compenso richiesto al partner, la percentuale su introiti pubblicitari, le clausole legate agli ascolti) erano considerate onerose da Viale Mazzini. Anche la capienza e le dotazioni del Teatro Ariston sono state messe in discussione, come limiti logistici per rispondere alle esigenze moderne dell’evento. Da qui l’idea di esplorare sedi alternative all’interno del comune o altrove. Politicamente, lo spettro dello spostamento è diventato un tema di dibattito: ci sono stati commenti da esponenti locali, da amministratori piemontesi, sulla possibilità che Torino (e altre città) sarebbero pronte ad ospitare. Può essere interpretato anche come mossa negoziale da parte della Rai per ottenere condizioni migliori.
Con l’approvazione unanime del CdA Rai, Sanremo 'resta'. L’accordo sancisce un percorso di collaborazione per i prossimi anni, con il Comune che mantiene il marchio e la Rai il format, sotto controllo reciproco tramite l’osservatorio istituito. Se alcune delle ipotesi più radicali (Festival in altra città, altro nome, format alternativo) erano emerse nei momenti più critici, l’accordo sembra averle messe da parte, almeno per le edizioni immediatamente in arrivo. L'unico problema arriva dal ricorso al tar della Je Enterteinment contro la manifestazione di interesse del comune. Bisognerà attendere ancora un mese.
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