“Il nostro impegno è portare avanti il programma per il quale siamo stati votati, ma anche fare scelte che non saranno a volte popolari, ma saranno giuste per la visione di una città che sia sempre improntata allo sviluppo economico e alla giustizia sociale”.
Così la sindaca Silvia Salis ha concluso l’esposizione del documento che indica la strada della sua amministrazione comunale, quelle linee programmatiche 2025-2030 che si articolano in dieci direttrici strategiche: lavoro, inclusione, qualità della vita, cultura, mobilità, città universitaria, abitare, porto e infrastrutture, ambiente, partecipazione.
La sindaca ha detto a chiare lettere che non inseguirà il consenso, dando la priorità a scelte che “abbiano una visione per una città che risponda ai bisogni di chi è molto giovane e di chi deve ancora nascere”.
Un lungo discorso, quello della prima cittadina, che ha toccato i punti cardine di quel documento di 40 pagine che non ha mancato di generare polemiche in aula, non tanto per i contenuti, quanto per le tempistiche di presentazione.
Il testo si apre con un principio: “riabitare Genova”. Non riempire semplicemente i vuoti, ma ridisegnare la città attraverso reti interconnesse tra persone, istituzioni e territori. Da qui la promessa di un nuovo Piano Urbanistico Comunale capace di legare sviluppo e qualità della vita.
Il primo asse è dedicato al lavoro, considerato “collante sociale” e fondamento di ogni progetto di comunità. Viene annunciato un Patto per il Lavoro che introduce un salario minimo nei contratti comunali e prevede criteri premianti negli appalti pubblici. Al centro anche la lotta al lavoro nero, la sicurezza e la parità di genere. Accanto a questo, la volontà di aprire una nuova stagione di reindustrializzazione sostenibile, attrarre imprese innovative, rilanciare le vallate come poli produttivi e favorire startup e PMI con spazi pubblici dedicati.
Il welfare è definito “un investimento, non un costo”. L’amministrazione punta su presidi sociali diffusi nei municipi, punti unici di accesso sociosanitari, progetti di comunità e sostegno a famiglie, anziani e caregiver. Per la disabilità si parla di percorsi personalizzati e soluzioni abitative innovative, dal cohousing al Dopo di Noi. I giovani sono al centro con politiche per il diritto allo studio, spazi di aggregazione e un’attenzione inedita al disagio psicologico, con sportelli di ascolto nei quartieri più fragili.
La qualità della vita viene associata al modello della “città dei 15 minuti”, dove servizi e attività quotidiane siano raggiungibili a breve distanza. Un obiettivo che passa dalla rigenerazione diffusa, dal rafforzamento del commercio di vicinato, dal verde urbano e dalla manutenzione degli spazi pubblici. La scuola è posta al centro come “infrastruttura sociale primaria”, con un piano pluriennale di edilizia e l’ampliamento dei nidi comunali. Anche lo sport viene interpretato come diritto e strumento di inclusione, con interventi sugli impianti maggiori come ‘Ferraris’ e ‘Carlini’ e sulle palestre scolastiche.
La cultura viene definita “diffusa”, con un piano triennale, la valorizzazione di biblioteche e musei, la creazione di spazi creativi per artisti e musicisti, il sostegno al teatro urbano e all’arte di strada. Ogni anno saranno convocati gli Stati Generali della Cultura per garantire trasparenza e coinvolgimento.
Sul fronte della mobilità si annuncia un rafforzamento del trasporto pubblico locale, della ciclabilità e delle connessioni con le vallate. Nessun accenno, però, a un ripensamento delle grandi opere già avviate, fatta eccezione per il “no” allo Skymetro.
Il tema della casa viene affrontato con un censimento degli alloggi sfitti, il rilancio dell’edilizia pubblica e cooperativa e la regolamentazione degli affitti brevi per contrastare l’espulsione sociale prodotta dal caro-affitti e dal turismo. L’ambiente occupa un capitolo decisivo: qualità dell’aria, gestione dei rifiuti, economia circolare, revisione del contratto con AMIU e misure per la resilienza climatica.
Un passaggio delicato riguarda il rapporto tra città e porto. Il documento ribadisce la necessità di una pianificazione integrata delle infrastrutture e individua come priorità la ricollocazione dei depositi chimici di Multedo, da anni al centro di proteste e controversie. L’amministrazione conferma la volontà di spostarli in un sito alternativo, fuori dal contesto residenziale, nell’ottica di un equilibrio tra sicurezza, sviluppo logistico e qualità della vita dei quartieri.
Il documento si chiude riaffermando i valori dell’antifascismo e della partecipazione civica. Previsti il bilancio partecipativo, una piattaforma digitale per la coprogettazione e nuove consulte tematiche. Non un accessorio, ma una scelta di metodo: nessuna azione amministrativa, si legge, può considerarsi neutrale rispetto ai valori costituzionali.
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