Prosegue il dibattito sul futuro del Museo del Tartufo (Mudet) dopo le critiche sollevate dal consigliere di minoranza Emanuele Bolla. Sulle pagine del nostro giornale abbiamo già dato conto della nota del consigliere e della replica dell’assessora alla Cultura Caterina Pasini . Ora pubblichiamo l’intervento di Max Vullo, per conto del Circolo PD di Alba, che interviene sulla questione del modello gestionale e sul tema dell’inserimento lavorativo di persone fragili.
"Mi permetto di proporre alcune considerazioni in merito alle affermazioni del consigliere di minoranza Emanuele Bolla riguardanti il modello gestionale del Museo del Tartufo. Intervengo in particolare nel merito della strumentalizzazione che sta facendo su un argomento che conosco bene: l’inserimento del lavoro di persone fragili.
Per il consigliere quel posto è dovuto al di là della sua utilità, è un costo che un’amministrazione dovrebbe mantenere al di là dei numeri, al di là della “produttività”, in quanto garantirebbe la dignità di una persona fragile. Vorrei far presente che un lavoro non percepito come produttivo, senza contatto con altre persone (se il museo è vuoto con chi si relazionerebbe la persona fragile?), con poche o scarse realizzazioni personali, è un lavoro alienante e non è da considerarsi strumento di realizzazione personale e sociale. Dico questo perché, dai dati del monitoraggio sulle visite, emerge che in intere giornate di apertura il museo sia rimasto vuoto con la presenza solo di chi lo doveva custodire.
Forse il consigliere, così come tutta la minoranza, confonde il diritto al lavoro con la beneficenza. In tale situazione prevale l’approccio tipico di chi vede la persona fragile solo come oggetto di beneficenza, da chi tanto ha e ti può lasciare anche un pezzetto, non capendo che una persona fragile ha bisogno di essere valorizzata per le risorse che possiede.
Ecco allora che forse la minoranza, che aveva avviato il Museo in pompa magna, dovrebbe interrogarsi del perché a due anni dall’inaugurazione ci si trova a dover valutare di diminuire le ore di apertura. Forse per una programmazione sbagliata o inesistente? Chiedo al consigliere Bolla cosa la maggioranza Bo avesse previsto per promuovere il museo, cosa avevano previsto competesse a chi gestisce il bar e a chi gestisce l’apertura e la chiusura del museo? Mi pare nulla, come se il museo potesse attirare visitatori solamente in virtù del nome che porta.
Se veramente si vuole tutelare il lavoro delle persone, fragili e non, è ora che gli amministratori pubblici, come mi pare sia l’ottica dell’assessora Pasini, non pensino solo a tagliare nastri, ma a rendere sostenibili nel tempo le attività che inaugurano, a partire dai musei, già in fase di progettazione e di realizzazione.
Le persone fragili non hanno necessità di beneficenza da parte dell’amministrazione, ma di progetti che diano loro la possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro e di essere produttivi. Detto ciò la co-progettazione che si intende portare avanti non esclude l’inserimento di persone fragili, non esclude che si possano creare più posti di lavoro con attività pensate, progettate e realizzate per far vivere il Mudet, cosa che tutti ci auspichiamo".
Max Vullo, per il Circolo PD di Alba
A stretto giro è arrivata la replica di Fratelli d'Italia Alba.
"Ci permettiamo, come Fratelli d’Italia Alba, di rispondere al Partito Democratico e al suo attacco nei confronti del consigliere Emanuele Bolla, considerato colpevole di aver sollevato il tema della riduzione degli orari di apertura del Museo del Tartufo e delle conseguenti ricadute occupazionali negative di questa scelta.
Riconosciamo la volontà di confronto, ma constatiamo l’assenza di vere linee programmatiche su molti temi che stanno a cuore ai cittadini.
Sul tema del taglio delle ore di lavoro al MUDET vogliamo essere chiari: non è il lavoratore a dover rispondere delle carenze di programmazione del Museo, ma chi lo amministra e gestisce. La responsabilità di rendere un impiego dignitoso e motivante non ricade mai sulla persona fragile, bensì su chi governa.
Se l’Amministrazione non è stata capace di aumentare le visite e di dare prospettive al Museo, non può pensare di “risolvere” tagliando orari e posti di lavoro. Questo non è governo, è rinuncia.
Noi parliamo di fatti: il centrodestra aveva già avviato attività concrete per sostenere il Museo – collaborazioni con enti ed eventi, pubblicazioni per i più giovani, un podcast con Chora Media, progetti con le scuole, eventi internazionali ospitati nelle sale e visite di personalità di primo piano. Una crescita graduale e solida era stata avviata: è mancata la capacità di proseguirla.
Ciò che non accettiamo è l’idea di considerare un posto di lavoro solo come un costo o un museo come un peso per la città. Alba ha bisogno di una visione di crescita, non di tagli. Se davvero pensate che la minoranza debba fornire soluzioni, allora siate più aperti al confronto e meno pronti all’attacco personale. Diversamente, se il vostro unico rimedio è ridurre orari e lavoro, avrete fallito in partenza".
Fratelli d'Italia Alba
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