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Politica | 02 settembre 2025, 16:48

Ex Ilva, il ministro Urso promuove Genova e il suo ‘sì’ al forno elettrico: “Contento di questa assunzione di responsabilità, è la strada giusta”

Comunione di intenti dopo l’incontro con il presidente Bucci, la sindaca Salis, sindacati e comitati. Ma ora molto passa dalle decisioni di Taranto

Ex Ilva, il ministro Urso promuove Genova e il suo ‘sì’ al forno elettrico: “Contento di questa assunzione di responsabilità, è la strada giusta”

Nei giorni di inizio settembre che segnano l’inevitabile ritorno alla piena attività dopo le pause d’agosto, Genova si è rimessa al centro del dibattito industriale nazionale e lo ha fatto portando al tavolo del ministro Adolfo Urso anche la sua storia siderurgica.
In Prefettura, il ministro delle Imprese e del Made in Italy ha tracciato la linea del Governo sul futuro del polo ex Ilva, collegando Genova, Novi Ligure e Racconigi a un disegno nazionale di rilancio del settore e decarbonizzazione della produzione.

Abbiamo registrato un ampio consenso delle forze politiche e degli enti locali affinché ci sia un rilancio della siderurgia del polo di Cornigliano”, ha dichiarato Urso, che ha ribadito la volontà di utilizzare i forni elettrici come previsto dal piano nazionale. Un passaggio chiave che si lega direttamente alla nuova gara per l’affidamento degli impianti ex Ilva, pensata con criteri di sostenibilità e continuità produttiva.

Il forno elettrico, ha spiegato Urso, è “una opportunità che può essere data agli investitori”, tenendo conto che a Taranto ne sono previsti al massimo tre, con una produzione complessiva non superiore ai 6 milioni di tonnellate. Ma il vero nodo, ha precisato il ministro, è la localizzazione degli impianti DRI (preridotto), necessari ad alimentare i forni elettrici e oggi prodotti solo all’interno degli stabilimenti ex Ilva.

Secondo il piano del Governo, il polo del preridotto dovrebbe nascere a Taranto, “perché immediatamente corrispondente ai forni elettrici e in grado di assorbire parte dell’occupazione non più garantita dal ciclo integrale”. Ma tutto dipende da una condizione precisa: il via libera da parte del Comune pugliese all’approdo della nave rigassificatrice. Se Taranto dovesse opporsi, ha detto Urso, “dovremmo trarne le conseguenze e realizzarlo altrove”. L’alternativa? Gioia Tauro, ipotesi già in valutazione.
Il ministro ha anche chiarito che il forno elettrico “potrebbe realizzarsi anche a Genova, qualora l’investitore intenda farlo”, ma molto dipenderà dalla localizzazione del preridotto. E ha aperto all’ipotesi di una coesistenza tra due investimenti distinti, uno a Taranto e uno per l’area Nord: “Ma non per fare lo spezzatino”.

I fondi pubblici ci sono. “Abbiamo destinato 750 milioni di euro per gli investimenti che Mittal non ha mai realizzato in tutto il complesso”, ha ricordato Urso. E se gli investitori presenteranno progetti più significativi, sarà possibile prevedere ulteriori risorse, nel rispetto delle normative europee.

L’aggiornamento della gara, ha proseguito il ministro, “prevede la piena decarbonizzazione degli impianti in un arco di tempo sostenibile, compatibile con la continuità produttiva e occupazionale, e prevede che lo Stato fornisca ai soggetti che presentano i piani industriali il preridotto di cui hanno bisogno”. Il principio guida resta il mantenimento dell’unità degli stabilimenti ex Ilva. Solo in via subordinata, ha aggiunto Urso, si potranno valutare “proposte diverse” che riguardino l’area di Taranto e quella del Nord.

Ma i tempi sono stretti. “Le manifestazioni di interesse devono essere espresse entro il 15 settembre - ha ricordato - poi Taranto dia una risposta chiara se intende o meno far approdare la nave rigassificatrice”. Se tutto andrà secondo i piani, gli impianti potranno essere assegnati ai nuovi investitori nella prima parte del prossimo anno.
Infine, un messaggio alla città: “Sono contento di aver trovato a Genova una piena assunzione di responsabilità. Questa è la strada giusta”.

Pietro Zampedroni

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