Domani, dopo la pausa estiva, il dossier ex Ilva torna al centro della scena e apre i lavori della nuova stagione amministrativa genovese. In Prefettura si apre il tavolo con Governo, istituzioni locali, sindacati, categorie e comitati, e la domanda (esplicita) è una sola: Genova è pronta a ospitare il forno elettrico “del Nord”?
Nelle ore della vigilia il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha scelto parole che non lasciano zone d’ombra: “Il forno elettrico per il Nord verrà costruito in ogni caso. Ora Genova dica se lo vuole”.
Un aut aut politico e industriale che punta a trasformare un confronto lungo anni in una decisione, con tempi e condizioni definite.
Nell’intervista rilasciata al Secolo XIX, Urso rovescia la tradizionale contrapposizione tra ambiente e lavoro: “Abbiamo finalmente la possibilità di ricomporre la contrapposizione tra ambiente e lavoro”. Il riferimento è alla tecnologia EAF (forno elettrico ad arco), presentata come via più compatibile sul piano emissivo rispetto al ciclo integrale, a patto (e questo è uno dei nodi) di assicurare energia a costi e quantità certe. Il ministro indica anche un quadro nazionale: quattro forni previsti nel perimetro ex Ilva, 34 impianti EAF già operativi in Italia (in 26 località) e fino a 750 milioni di euro di sostegni pubblici per accompagnare gli investimenti privati. Una cornice che serve a dire che il treno è in corsa e che il “forno del Nord” esisterà comunque. La posta in gioco, per Genova, è se salirci o lasciarlo passare. E qui la decisione passa nelle mani dell’amministrazione locale, chiamata a fare sintesi in un dibattito cittadino a dir poco multiforme.
Domani il tavolo dovrà misurarsi con questioni concrete.
Energia, innanzitutto: fabbisogno, connessione, eventuali PPA e garanzie sui costi nel medio periodo. Poi logistica e traffico: flussi di rottame e prodotti finiti, accessi, interferenze con Cornigliano, porto e fascia di rispetto. Ambiente e salute: limiti emissivi, filtraggi, monitoraggio continuo e pubblicazione dei dati. Quali opere compensative su verde, rumore e mobilità. Infine occupazione e tempi: numero di addetti, percorsi di riqualificazione, cronoprogramma di cantiere e avvio.
Sullo sfondo una scadenza tecnica a metà settembre citata dal ministro come tappa dell’iter.
La città arriva all’appuntamento con una discussione ancora accesa. I comitati sono divisi tra chi chiede approfondimenti indipendenti su energia ed emissioni e chi respinge l’ipotesi tout court. Sindacati e categorie guardano a occupazione, filiere e certezza degli investimenti. Comune e Regione si muovono tra attrazione industriale e tutela del quartiere, consapevoli che la decisione peserà ben oltre i confini di Cornigliano. Domani, più delle parole, conteranno gli impegni scritti: condizioni, garanzie e tempi.
L’agenda di giornata si apre in Prefettura alle 11.30 con il confronto tra Governo e istituzioni (Prefettura, Comune, Regione). A seguire, alle 12.15, toccherà a sindacati e associazioni d’impresa. La terza sessione, dedicata ai comitati e alle realtà del territorio, è prevista alle 13. La giornata si chiuderà con il punto stampa del ministro alle 14, sempre a Largo Lanfranco.
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