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Politica | 01 settembre 2025, 12:00

Ex Ilva, la vigilia di Genova. Domani arriva un ministro Urso senza dubbi sul futuro di un forno elettrico al Nord: adesso tocca alla città decidere

Lo ha detto chiaramente: “Verrà costruito in ogni caso”. La parola passa all’amministrazione, chiamata a fare sintesi in un dibattito cittadino spaccato su più fronti

Ex Ilva, la vigilia di Genova. Domani arriva un ministro Urso senza dubbi sul futuro di un forno elettrico al Nord: adesso tocca alla città decidere

Domani, dopo la pausa estiva, il dossier ex Ilva torna al centro della scena e apre i lavori della nuova stagione amministrativa genovese. In Prefettura si apre il tavolo con Governo, istituzioni locali, sindacati, categorie e comitati, e la domanda (esplicita) è una sola: Genova è pronta a ospitare il forno elettrico “del Nord”?

Nelle ore della vigilia il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha scelto parole che non lasciano zone d’ombra: “Il forno elettrico per il Nord verrà costruito in ogni caso. Ora Genova dica se lo vuole”.
Un aut aut politico e industriale che punta a trasformare un confronto lungo anni in una decisione, con tempi e condizioni definite.

Nell’intervista rilasciata al Secolo XIX, Urso rovescia la tradizionale contrapposizione tra ambiente e lavoro: “Abbiamo finalmente la possibilità di ricomporre la contrapposizione tra ambiente e lavoro”. Il riferimento è alla tecnologia EAF (forno elettrico ad arco), presentata come via più compatibile sul piano emissivo rispetto al ciclo integrale, a patto (e questo è uno dei nodi) di assicurare energia a costi e quantità certe. Il ministro indica anche un quadro nazionale: quattro forni previsti nel perimetro ex Ilva, 34 impianti EAF già operativi in Italia (in 26 località) e fino a 750 milioni di euro di sostegni pubblici per accompagnare gli investimenti privati. Una cornice che serve a dire che il treno è in corsa e che il “forno del Nord” esisterà comunque. La posta in gioco, per Genova, è se salirci o lasciarlo passare. E qui la decisione passa nelle mani dell’amministrazione locale, chiamata a fare sintesi in un dibattito cittadino a dir poco multiforme.

Domani il tavolo dovrà misurarsi con questioni concrete.
Energia, innanzitutto: fabbisogno, connessione, eventuali PPA e garanzie sui costi nel medio periodo. Poi logistica e traffico: flussi di rottame e prodotti finiti, accessi, interferenze con Cornigliano, porto e fascia di rispetto. Ambiente e salute: limiti emissivi, filtraggi, monitoraggio continuo e pubblicazione dei dati. Quali opere compensative su verde, rumore e mobilità. Infine occupazione e tempi: numero di addetti, percorsi di riqualificazione, cronoprogramma di cantiere e avvio.
Sullo sfondo una scadenza tecnica a metà settembre citata dal ministro come tappa dell’iter.

La città arriva all’appuntamento con una discussione ancora accesa. I comitati sono divisi tra chi chiede approfondimenti indipendenti su energia ed emissioni e chi respinge l’ipotesi tout court. Sindacati e categorie guardano a occupazione, filiere e certezza degli investimenti. Comune e Regione si muovono tra attrazione industriale e tutela del quartiere, consapevoli che la decisione peserà ben oltre i confini di Cornigliano. Domani, più delle parole, conteranno gli impegni scritti: condizioni, garanzie e tempi.

L’agenda di giornata si apre in Prefettura alle 11.30 con il confronto tra Governo e istituzioni (Prefettura, Comune, Regione). A seguire, alle 12.15, toccherà a sindacati e associazioni d’impresa. La terza sessione, dedicata ai comitati e alle realtà del territorio, è prevista alle 13. La giornata si chiuderà con il punto stampa del ministro alle 14, sempre a Largo Lanfranco.

Pietro Zampedroni

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