Si è aperta tra le polemiche la seduta della commissione consiliare a Palazzo Tursi, convocata con urgenza per discutere la delibera n. 27 sulle modifiche al piano commerciale comunale e il relativo impatto sui centri storici urbani. Al centro della tensione politica, non solo il contenuto della proposta che estende la fascia di tutela e limita gli insediamenti di media distribuzione, ma soprattutto le modalità della convocazione, arrivata venerdì per lunedì, in deroga ai cinque giorni di preavviso previsti dal regolamento.
Un’urgenza reale per la maggioranza: la misura dell’assessora al Commercio Tiziana Beghin, elaborata di concerto con la collega Francesca Coppola, assessora ai centri storici, vuole di fatto proteggere la città dai nuovi grandi supermercati, a fronte di pressioni sempre più esplicite da parte della grande distribuzione organizzata.
“Non è una forzatura – ha spiegato l’assessora Beghin – ma una risposta concreta a richieste preoccupanti”.
Il nuovo piano abbassa la soglia massima per le medie superfici di vendita da 1500 a 1000 metri quadrati, il limite consentito dalla legge regionale. La fascia di tutela viene estesa al massimo consentito nei centri urbani, una “zona buffer” che – spiegano gli uffici – avrà effetti diretti su future richieste commerciali troppo invasive.
Il dibattito in commissione, però, si è acceso fin dall’inizio. Non tanto per il merito, quanto per il metodo: la convocazione è avvenuta con meno di cinque giorni di preavviso, infrangendo secondo l’opposizione il regolamento del Consiglio.
Il consigliere Gambino ha chiesto chiarimenti sulle motivazioni d’urgenza, non esplicitate nella convocazione. Anche la consigliera Orlando ha rimarcato che “rilevanza non è sinonimo di urgenza”, mentre Bianchi ha chiesto quali siano i rischi concreti per i centri storici se la delibera non venisse votata subito.
Il presidente della commissione Maesmaker ha rivendicato la legittimità della procedura: “La procedura d’urgenza è decisa dal sottoscritto”, ha dichiarato, parlando di “norma e prassi consolidata”.
La maggioranza, dal canto suo, ha difeso la scelta. La consigliera Canessa Cerchi ha ribadito che “le urgenze e le priorità sono date dalla politica”, sottolineando la volontà di invertire rapidamente la rotta rispetto alle scelte del passato.
Nel merito, l’assessora al Commercio Tiziana Beghin ha illustrato una proposta che mira a proteggere i centri urbani storici dai grandi insediamenti commerciali. L’intervento più rilevante è l’estensione della fascia di tutela fino al massimo consentito dall’articolo 26 della legge regionale 1/2007. In queste aree, verrà impedito l’insediamento di medie superfici oltre i 1000 m², rispetto ai 1500 precedenti. La misura si basa su “grandi preoccupazioni” legate a richieste di nuove aperture “a ridosso dei centri storici lontani dal centro Unesco”, e sull’urgenza di agire “prima della pausa estiva”.
Sono stati citati due casi emblematici: un progetto a Sestri Ponente da oltre 4.000 m² e quello del Palasport, con oltre 10.000 m² e 120 negozi. L’assessora ha anche specificato che il piano recepisce i parametri invariati del PUC, non modificabili attraverso il piano commerciale.
“Ringrazio i consiglieri che sono intervenuti con così grande celerità e le persone che sono intervenute in commissione che per noi riveste una certa importanza e urgenza - ha ribadito Beghin specificando il gran numero di richieste arrivate per le zone meno centrali della città - Considerando richiesta ventilate se non presentate in modo formale, abbiamo pensato di estendere la fascia di tutela dei centri urbani fino al massimo consentito dalla legge regionale”.
Beghin ha poi aggiunto; “In modo molto semplice, si estende la fascia di tutela e quindi si impedisce l’insediamento di medie superfici di vendita la cui dimensione ecceda i mille metri quadrati laddove, in assenza di questa tutela estesa, si poteva arrivare fino a mille e cinquecento metri quadrati. Abbiamo ritenuto, sulla base della richiesta specifica da parte di operatori locali, di estendere questa fascia di tutela”.
In aula non sono mancate le critiche al piano. Tra i punti critici sollevati, anche il coinvolgimento delle parti sociali. La consigliera Bordilli ha ricordato che la legge regionale 1/2007 impone la concertazione con sindacati e consumatori, lamentando la mancata convocazione formale degli stessi. A rispondere è stata l’assessora Beghin, replicando che i sindacati sono stati incontrati la mattina stessa, e che i consumatori saranno coinvolti prima della votazione.
Tra gli auditi in aula, i rappresentanti delle associazioni di categoria che, pur esprimendo pareri favorevoli al nuovo piano del Commercio, hanno evidenziato alcune riserve sulle modalità.
Confcommercio, per voce del suo presidente Alessandro Cavo, ha lodato la tutela del commercio di vicinato ma ha chiesto più coinvolgimento preventivo: “Il commercio di vicinato è una risorsa economica e sociale, di coesione dei quartieri, di sicurezza, di pulizia, di valorizzazione di quello che è il nostro tessuto urbano. Ogni norma che va nella direzione della tutela del piccolo commercio da noi è ben vista e sostenuta. Quello che chiediamo è che il confronto con i corpi intermedi, quindi con Confcommercio, avvenga con un certo anticipo rispetto a quello che è stato fatto in questa occasione in cui la revisione della norma è stata anticipata per le vie brevi. Dedichiamo anima e cuore a questo tema, lo conosciamo bene e crediamo di poter apportare modifiche e arricchimenti al testo dati da chi vive il pian terreno di questa città tutti i giorni, specialmente in una situazione di grande emergenza”.
Paolo Barbieri di Confesercenti ha ribadito la richiesta di una moratoria sulla grande distribuzione: “Mi unisco al giudizio favorevole della proposta, che va nel segno di una maggiore tutela dei negozi di vicinato. In questo caso la tutela tramite la restrizione delle superfici di GDO. Sin da subito abbiamo chiesto una moratoria sulle aperture della GDO. La moratoria è motivata dal fatto che l’equilibrio è compromesso in tutte le aree della città come riscontreranno i municipi. Per poter fare un lavoro che non può essere un lavoro fatto in velocità, ma un lavoro che per noi deve essere coordinato al PUC. Per dare il tempo di programmare in una situazione grave, riandiamo la richiesta di moratoria e chiediamo maggior coinvolgimento negli atti normativi”.
Maurizio Caviglia, segretario generale della Camera di Commercio ha elogiato la proposta per il suo allineamento con le normative europee, pur avvertendo che un vizio procedurale potrebbe compromettere l’efficacia del provvedimento. Ha proposto una riflessione più ampia sul futuro dei centri cittadini: “Abbiamo assistito a un cambio nella legislazione europea nazionale che ha portato un blocco di quelle che erano le autorizzazioni alla piena liberalizzazione che piano piano è arrivata a essere una liberalizzazione totale. Da dieci anni è entrato un nuovo percorso che, partendo dall’Europa, ha detto che le cose importanti erano più importanti della libertà di mercato, che hanno così permesso la nascita di restrizioni. Per questo consideriamo positivo, anche se non risolutivo, che ci ha dato tutele. Tutte le nostre categorie sono favorevoli a norme che possano far crescere i nostri centri. Siamo sicuri che il provvedimento di aprile fosse un provvedimento che arrivava lungo e tardi. Oggi questa modifica va ad aumentare alcune restrizioni, da un punto di vista amministrativo è fondamentale non mettere in discussione il procedimento amministrativo a monte”.
Anche Confartigianato, con Luca Costi, ha espresso “apprezzamento per il principio ispiratore della misura”, chiedendo che “ogni decisione urbanistica sia valutata anche sul piano della ricaduta sociale e ambientale”.
La delibera apre un fronte che vede la pianificazione commerciale integrata alla qualità urbana. La mappa delle fasce di tutela, ancora in fase di definizione tecnica, punta a proteggere i quartieri più fragili da progetti che potrebbero alterarne in modo irreversibile il tessuto economico e sociale.
Una scelta in favore del riequilibrio per l’assessora Beghin.
“Non stiamo facendo ideologia – ha detto ancora Beghin – ma scelte di riequilibrio. La città deve decidere se essere una somma di centri commerciali o un sistema di quartieri vivi e sostenibili”.
Il testo ora passa all’aula per il voto definitivo. L’obiettivo dichiarato è proteggere la vita economica e sociale dei quartieri storici dalla pressione dei grandi poli commerciali. Ma la strada scelta per arrivarci lascia dietro di sé strascichi politici e timori legali.
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