Una storia che si trascina da oltre quattro decenni e che continua a provocare imbarazzo, rabbia e sfiducia. È tornato a far discutere, nel consiglio comunale di lunedì 24 giugno, il caso dell’ex Policlinico di corso Dante, simbolo ormai cronico di degrado urbano nel cuore di Cuneo.
A riportare in auge la discussione, che ciclicamente torna sui banchi del Consiglio, è stato il consigliere Paolo Armellini (Indipendenti), che ha presentato un’interpellanza sulla situazione dello stabile e dell’area circostante: “La costruzione di un nuovo palazzo nell’area dell’ex Policlinico, insieme alla riqualificazione di altri edifici pubblici come la stazione ferroviaria, l’ex Gil e i bagni pubblici, è condizione necessaria per rigenerare davvero il quartiere”, ha esordito.
Poi la solita triste fotografia dell’immobile: “Ormai da decenni versa in uno stato di degrado tale da ripercuotersi anche sull’esterno. L’area verde, delimitata da un muro e da una rete, è diventata inaccessibile. C’è vegetazione selvaggia, sporcizia, e animali che nulla hanno a che vedere con la biodiversità citata dall’articolo 9 della Costituzione. Altro che conigli, qui ci sono topi, 'pantegane', e magari anche qualche serpente”.
Armellini ha anche sottolineato come “le condizioni igienico-sanitarie dello stabile siano sempre più gravi” e ha chiesto alla sindaca, come autorità sanitaria locale, di valutare interventi immediati per garantire un minimo di decoro nell’area: “Siamo al punto che quel degrado non è più contenuto nei confini della proprietà. Trasuda all’esterno. E dopo anni di rassicurazioni, non sappiamo ancora nulla di certo sull’esito della convenzione tra Comune e proprietà”.
A rincarare la dose ci ha pensato Beppe Lauria, che ha definito l’intera vicenda una “barzelletta” iniziata oltre dieci anni fa: “Eravamo alla fine d ella tornata amministrativa, c’erano le elezioni alle porte. Fu detto che bisognava per forza procedere, che il comitato di quartiere era favorevole. E così il Comune ha avviato un’operazione che definire stravagante è poco”.
Con l'affondo finale: “La società acquistò lo stabile per 3 miliardi e 2.000 lire, e da allora non si è più fatto nulla. Noi, nel frattempo, abbiamo trasformato quella che era una 500 in una Ferrari, e gliel’abbiamo anche riempita di benzina. Ma la macchina è ancora lì, ferma. E ora si aspettano forse altri pieni, a nostre spese”.
La risposta dell’Amministrazione è arrivata per voce dell’assessore all'Urbanistica Alessandro Spedale, che ha ricostruito l’iter: “Il piano di recupero è stato approvato dalla giunta nel gennaio 2022, dopo un lungo confronto tecnico-paesaggistico. Tuttavia, nonostante i solleciti, la proprietà non ha mai firmato la convenzione edilizio-urbanistica”.
Spedale ha poi articolato la risposta in modo dettagliato: “Le uniche notizie sono arrivate a voce dai tecnici incaricati, che ci hanno fatto sapere che il proponente, ad oggi, non intende procedere alla firma. Potrebbe voler attendere condizioni economiche migliori, oppure valutare la vendita dell’immobile e del progetto approvato. Ma sono ipotesi: non abbiamo nulla di scritto”.
L’assessore ha anche spiegato che dal 2022 ad oggi sono arrivate diverse richieste di proroga dei termini per la firma, legate anche al contenzioso sulla legge regionale 7, poi dichiarata incostituzionale: “Dopo un incontro nel novembre 2023 sembrava che si fosse pronti alla firma, ma la risposta arrivata poco dopo Natale è stata negativa. Non c’è stata alcuna conferma formale”.
Secondo l’assessore, l’amministrazione non intende restare a guardare: “Siamo pronti ad avviare un contraddittorio con il proponente per valutare, in assenza di segnali concreti e in tempi perentori, la possibile archiviazione del piano di recupero. Ma questo significherebbe ricominciare tutto da capo, con un iter lungo e complesso”.
Ma non solo. Le zone d’ombra per l’ex Policlinico restano tante e, oseremmo dire, se possibile sempre più scure: “Anche la firma della convenzione, da sola, non garantisce la realizzazione dei lavori. Il proponente potrebbe firmare e poi non ritirare mai il permesso di costruire – ha precisato Spedale -. Lo dico perché sia chiaro: non c’è un’equazione automatica tra firma e cantiere”.
Infine, rispetto allo stato attuale dell’edificio, ha ricordato un’ordinanza firmata nel 2023 per la messa in sicurezza delle facciate, ottemperata dalla proprietà con l’installazione di elementi anticaduta. Il Comune ha anche richiamato la responsabilità civile del proprietario in caso di danni, ma oltre certi limiti, ha ammesso l’assessore, “l’amministrazione non può intervenire direttamente su proprietà privata”.
Una conclusione che, ancora una volta, lascia l’ex Policlinico in una zona grigia tra degrado, limiti legali e promesse congelate.
intanto la città guarda quasi senza speranza, esasperata, un edificio diventato monumento all’abbandono e a una burocrazia che, almeno finora, non ha saputo (o voluto) chiudere il cerchio.
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