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Politica | 15 giugno 2025, 13:00

CONTROCORRENTE Tutti (o quasi) favorevoli al ritorno alle vecchie Province, ma nessuno fa cenno alle risorse

Lega e Pd favorevoli al superamento della legge Delrio. E tra i Fratelli d’Italia cuneesi c’è chi si rammarica del fatto che il tema non sia stato affrontato col piglio che meritava: “Ci siamo fatti scavalcare dalla Lega e addirittura dal Pd”

CONTROCORRENTE Tutti (o quasi) favorevoli al ritorno alle vecchie Province, ma nessuno fa cenno alle risorse

La questione del superamento della legge Delrio, che ha trasformato le Province in enti di secondo grado con consiglieri eletti non più direttamente dai cittadini ma soltanto dagli amministratori comunali, torna di tanto in tanto alla ribalta. A rilanciarla, qualche settimana fa, Gianna Gancia, ex europarlamentare della Lega ora consigliere regionale, con la presentazione di un ordine del giorno in cui chiede alla Regione Piemonte di impegnarsi per il superamento della legge Delrio del 2014.

Gancia, oltre ad essere esponente di spicco della Lega Salvi Premier, è anche moglie del ministro delle Autonomie e degli Affari regionali Roberto Calderoli, che, proprio a Cuneo – quasi due anni fa – aveva promesso che “la riforma della riforma” sarebbe stata attuata nel 2024.

In un convegno promosso dalla Confindustria con un titolo roboante “La rinascita delle Province” (col senno di poi eccessivamente enfatico) aveva assicurato - di fronte alla platea di industriali e amministratori - che si sarebbe tornati a votare direttamente per il presidente della Provincia e per i consiglieri provinciali nell’election-day dell’8 e 9 giugno 2024.

A stretto giro di posta anche Mauro Calderoni, ex sindaco di Saluzzo, ex segretario provinciale del Partito Democratico e ora consigliere regionale di opposizione, ha rilanciato nei giorni scorsi il tema, pur con qualche distinguo. Un cimento – la gara tra Lega e Pd sulla riforma delle riforme delle Province – che sembra voler tagliare fuori il maggior partito di governo, Fratelli d’Italia. Non a caso, infatti, una parte mugugna e non accetta di farsi mettere nell’angolo senza colpo ferire.

Quella delle Province è questione rilevante che i vertici cuneesi di Fratelli d’Italia hanno sempre trascurato, dimenticando le tante battaglie condotte da Paolo Chiarenza. Ci siamo fatti scavalcare da tutti: passi la Lega, ma adesso addirittura dal Pd. Non facciamoci sbeffeggiare dai nostri avversari e dai nostri competitor...”, si lamentano dalla destra identitaria.

Ma se si tenta di capire un po’ più a fondo la questione, andando oltre alla dialettica tra i partiti, si deve prendere atto che nulla in realtà si è finora mosso. É passato un anno dalla promessa del ministro Calderoli e le Province non solo non hanno avuto l’auspicata riforma ma – recentemente - hanno dovuto strappare con i denti i soldi che il governo voleva loro togliere per la manutenzione delle strade. 

C’è un aspetto che tutti, destra, sinistra e centro, sanno ma sul quale tacciono. Primo: mancano le risorse finanziarie per procedere. Prova ne sia il fatto che la premier Giorgia Meloni sul tema non si è mai sbilanciata così come il ministro del Mef Giancarlo Giorgetti. Secondo: la ridefinizione delle competenze delle Province – se deve essere cosa seria – passa inevitabilmente attraverso il taglio di qualche unghia alle Regioni, dove si annidano spesso sprechi.

Toccare le Regioni non piace a nessuno, né a sinistra né a destra. Ragion per cui, salvo improbabili miracoli, ci dovremo ancora tenere la legge Delrio ancora per qualche tempo.

Giampaolo Testa

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