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Politica | 04 giugno 2025, 07:21

Ponte sull’Argentina, sette giorni di polemiche: il caso che ha infiammato la Riviera dei Fiori, cantiere al via ma clima 'caldo'

Dal 27 maggio al 3 giugno, la vicenda del ponte ciclopedonale di Taggia ha monopolizzato il dibattito pubblico tra proteste, politica e tensioni

Ponte sull’Argentina, sette giorni di polemiche: il caso che ha infiammato la Riviera dei Fiori, cantiere al via ma clima 'caldo'

Sette giorni a maggio: se Hollywood avesse ambientato il celebre film di Frankenheimer in Riviera, il copione avrebbe potuto prendere spunto proprio dalla vicenda del ponte sull’Argentina. Invece che nei corridoi della Casa Bianca, qui la trama si è giocata tra comunicati, post su Facebook, richieste di proroga, accuse incrociate e la promessa di una protesta imminente. Il tutto in una settimana scarsa, che ha scaldato la Riviera ben oltre le temperature stagionali. 

In una manciata di giorni, dal 27 maggio al 3 giugno, la vicenda del ponte ciclopedonale sull'Argentina, ad Arma di Taggia, è esplosa al centro del dibattito pubblico, monopolizzando l’attenzione della Riviera dei Fiori. In una settimana esatta, il tema ha travolto l’agenda politica e mediatica, mettendo in secondo piano persino la Festa della Repubblica e il boom di turisti registrato durante il ponte del 2 giugno.

Tutto comincia martedì 27 maggio, con il comunicato che annuncia ufficialmente l’imminente chiusura della pista ciclopedonale tra zona Darsena di Arma e Regione Prati di Riva Ligure, a partire dal 3 giugno. Il motivo: la demolizione dell’attuale ponte ferroviario e la realizzazione di un nuovo ponte a campata unica, per la definitiva messa in sicurezza idraulica del torrente Argentina. Il sindaco di Taggia, Mario Conio, spiega che si tratta di un intervento necessario e non procrastinabile, legato ai tempi inderogabili del PNRR. “I tecnici di Regione ci hanno comunicato in questi giorni la chiusura”, spiega. Ma è chiaro fin da subito l’impatto che la chiusura avrà sulla stagione turistica e sull’economia locale.

Nella stessa giornata, arrivano anche le dichiarazioni dei sindaci Conio e Giuffra (Riva Ligure), che ribadiscono il valore dell’opera ma non nascondono i disagi che la chiusura comporterà. È chiaro fin da subito che la passerella provvisoria, inizialmente prevista, non sarà realizzata: un punto che scatena i primi malumori tra residenti, commercianti e opposizione.

Giuseppe Federico, consigliere del gruppo "Progettiamo il Futuro", parla apertamente di un "triplete di sconfitte" per il sindaco Conio: gestione del ponte, mancata Bandiera Blu, caos viabilità. La polemica prende corpo e comincia a rimbalzare sui social.

Il 28 maggio è l’assessore regionale Giampedrone a intervenire. Rassicura sui benefici dell’opera — un investimento da oltre 16 milioni di euro — ma conferma che non sarà possibile installare la passerella provvisoria per ragioni di tempistica e sicurezza. “Credo che di fronte a interventi di questa portata si debba guardare la luna e non il dito”, dichiara.

Il 30 maggio il clima si scalda ulteriormente. Il gruppo di minoranza torna alla carica, evidenziando come la mancata passerella rappresenti un cambiamento sostanziale del progetto. Nel frattempo, il malcontento monta sui social e tra i commercianti. L’ex consigliere Jacopo Siffredi lancia l’idea di una protesta simbolica, inizialmente fissata per il 1° giugno, con un messaggio che fa il giro dei social: “Che succederebbe se organizzassi una protesta e venissero tutti?”

Sempre il 30 maggio, il sindaco Conio pubblica sui social un lungo post "domanda e risposta" per spiegare l’intervento, ma il documento non chiarisce la questione più dibattuta: perché la passerella non verrà realizzata.

Il giugno, colpo di scena: i Comuni di Taggia e Riva inviano una lettera ufficiale alla Regione per chiedere di posticipare di almeno dieci giorni la chiusura del ponte, lamentando la mancanza di segnaletica adeguata. Il sindaco Conio annuncia che, in caso di risposta negativa, valuterà di emettere un'ordinanza per garantire l’apertura temporanea della pista.

Il 2 giugno, inaspettatamente, entra in campo anche il PD di Taggia, che parla di "gestione approssimativa" e chiede trasparenza, evidenziando come i fondi per l’opera fossero noti dal 2021. Un intervento che accende ancora di più il confronto politico.

Il 3 giugno, giorno previsto per l’avvio dei lavori, arriva la conferma: l’area è stata consegnata alla ditta, ma per consentire la posa della segnaletica la chiusura effettiva scatterà dal 5 giugno. La Regione ribadisce l’impossibilità di ulteriori rinvii, pena la perdita dei fondi PNRR.

Nella stessa giornata, Giuseppe Federico rilancia nuove accuse all’amministrazione, ripercorrendo la cronologia della vicenda e sottolineando come il Comune fosse a conoscenza da febbraio dell’assenza della passerella. “Non è più accettabile che si continui a trattare i cittadini come una massa di idioti”, afferma duramente.

Sempre il 3 giugno interviene anche la consigliera regionale e comunale Chiara Cerri, che difende l’opera e sottolinea l’urgenza di rispettare le scadenze del PNRR: "Il nuovo ponte sull’Argentina è una scelta fatta per i cittadini, non contro di loro".

Intanto, la protesta simbolica è stata rinviata all’8 giugno, a conferma di un clima che rimane teso. Il ponte dell'Argentina, in una settimana esatta, è diventato il tema più dibattuto della Riviera dei Fiori, oscurando persino le celebrazioni del 2 giugno e il bilancio turistico di un fine settimana che, paradossalmente, ha segnato ottimi numeri. Una polemica che promette di tenere banco ancora a lungo, mentre i lavori stanno per entrare nel vivo.

Andrea Musacchio

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