Nel sottobosco della politica si annida un luogo comune che molte volte trova conferma nei fatti: la sinistra mette i propri drammi interiori in piazza portando spesso a nefaste conseguenze, la destra è molto più abile a ostentare unità anche quando le cose all’interno non vanno per il meglio.
Ma Genova, e con lei il suo elettorato, ha capito di essere la piazza giusta per ribaltare il sentire comune, lo ha fatto con l’esito delle urne ridando credibilità a un ‘campo largo’ mai così unito, e lo ha fatto anche portando il centrodestra locale e nazionale a mettere in piazza tutti i dissapori per la sconfitta di Pietro Piciocchi.
L’unità mostrata durante la campagna elettorale si è lentamente sbriciolata nelle ore successive alla vittoria di Silvia Salis. Al di là delle dichiarazioni di circostanza, solo Marco Bucci si è speso per difendere il suo successore e, stando ai rumors, sarebbe anche pronto per dargli una seconda chance in Regione. Per il resto, i partiti e alcuni dei loro massimi rappresentanti nazionali, hanno preso di mira l’ex vicesindaco e hanno anche iniziato ad accusarsi velatamente a vicenda. Lo fanno sempre in punta di fioretto, ma lo fanno.
Ai nostri microfoni, il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Matteo Rosso, ha detto un eloquente “altri guardino a cosa potevano fare di più” alla richiesta di commentare le dinamiche della coalizione che hanno portato alla sconfitta, mentre il numero uno di Forza Italia in Liguria, Carlo Bagnasco, sempre alla Voce di Genova, ha detto di avere “qualche idea…” su ciò che non è andato nella corsa elettorale genovese.
E se i vertici locali fanno giri di parole, chi va dritto al dunque è il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che sui media nazionali ha definito Piciocchi come “il candidato sbagliato”. Frase che fa un certo effetto, considerato che l’ex vice di Bucci aveva ottenuto l’ok della premier Giorgia Meloni, sempre pronta a dichiarare la propria fiducia nelle scelte del presidente di Regione, che lei stessa aveva indicato nella corsa alle elezioni post-Toti.
Giovanni Toti, un altro che non si è fatto problemi nel dire che, secondo lui, Marco Bucci “sarebbe dovuto rimanere in Comune”. E non è un segreto che l’ex governatore, ora ai lavori socialmente utili alla Lilt dopo la condanna per corruzione, ai tempi della scelta per il suo successore spingesse forte per Ilaria Cavo. Poi le cose sono andate diversamente, lo sappiamo.
Ecco, l’inchiesta. Se durante la contesa elettorale entrambi gli schieramenti hanno fatto fatica a parlarne, ora qualcuno la tira fuori, usandola a mo’ di riparo per provare a spiegare la debacle del centrodestra e, in particolare, di alcuni suoi rappresentanti partitici. Lo ha fatto il viceministro Edoardo Rixi, parlando dopo il presidente Bucci la sera della sconfitta, e lo ha fatto anche lo stesso Pietro Piciocchi, che è stato ben lontano dal tema per le settimane e i mesi della campagna, ma ora sembra ricordarsi che qualcosa il 7 maggio 2024 è successo dalle parti di piazza De Ferrari.
Ora, mentre il centrodestra fa i conti con tanti suoi rappresentanti illustri che ora dovranno in qualche modo reinventarsi, sull’asse Genova-Roma si nasconde a stento il fastidio, ma non si può celare il risultato delle urne che parla di una città che ha voltato le spalle all’amministrazione uscente.
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