Le candidature sono arrivate, sei per il Cda e due per la presidenza, anche se i giochi (politici) per dare un nuovo vertice al Casinò sono fatti da un pezzo, almeno nelle intenzioni. Perché a decidere è sempre il sindaco, ora Alessandro Mager in carica da dieci mesi, considerato che il Comune ha il controllo totale sulla società di gestione.
Ma come avvenuto per le altre partecipate di Palazzo Bellevue, in particolare Amaie Energia e Servizi (la multiutility che continua a crescere) e Amaie che l'ha generata (adesso ridotta ad una holding), le nomine devono passare attraverso una formale selezione tramite manifestazione d'interesse, in questo caso due distinte. Da qui i curricula ricevuti dall'ufficio competente alla scadenza del termine fissato. Mager ne prenderà visione, com'è giusto che sia, ma ha già in testa tutto (salvo ripensamenti, ad oggi da escludersi), in nome degli equilibri interni della sua amministrazione. D'altronde, negli avvisi era evidenziato che le scelte sono di carattere fiduciario, basate sul “giudizio di affidabilità e capacità nel rappresentare l'indirizzo politico-gestionale” dell'organismo che dispone del potere designante. Cioè il Comune, che detiene il 100% delle quote azionarie di Casinò Spa, oltre ad essere proprietario della casa da gioco.
I nomi per le tre caselle da riempire sono quelli che circolano ormai da mesi: presidente l'imprenditore Giuseppe (Pino) Di Meco, il quale si era già accomodato su quella poltrona durante l'amministrazione Zoccarato; new entry nel Cda l'architetto Mauro Menozzi, ex assessore e attuale consigliere comunale di maggioranza, e conferma come quota rosa per la commercialista Sonia Balestra, subentrata nell'ottobre scorso a Lucia Artusi, richiamata in giunta. Di Meco, politico navigato e con alle spalle numerosi incarichi tra assessorati e sottogoverno, è il coordinatore di Forum, una delle quattro liste civiche della coalizione che sostiene Mager, rappresentata in Consiglio comunale dalla figlia Anna Roberta e da Luigi Marino. Di recente è tornato in Forza Italia, seguendo l'amico Marco Scajola con cui aveva condiviso l'esperienza “totiana” di Cambiamo, e portando “in dote” i due consiglieri in questione. Che, però, si sono affrettati a sottolineare di restare con addosso la casacca civica, dato che a Palazzo Bellevue l'unico seggio degli azzurri è nei banchi dell'opposizione. Stessa linea per Umberto Bellini, eletto con Idea Sanremo, entrato a far parte del nuovo coordinamento provinciale di FI. Al di là dei distinguo e delle rassicurazioni sul fatto che nulla è cambiato per la maggioranza uscita dalle urne, sul piano politico è innegabile la doppia faccia forzista rivelatasi nell'aula consiliare sanremese.
Di Meco prenderà il posto del commercialista Giancarlo Ghinamo, dopo molti anni alla guida del Casinò (è anche amministratore delegato), che lascia un'eredità importante: conti più che a posto, addirittura con un utile netto di 8,4 milioni (12,3 prima delle imposte) nel consuntivo 2024, di cui 5 da far affluire nelle casse del Comune e il resto per aumentare il capitale sociale in vista delle nuove sfide strategiche. Il compenso per la presidenza è di 28mila euro ad esercizio.
Menozzi, che ha fatto parte della giunta Biancheri, ora rappresenta Anima, la lista più votata alle amministrative del giugno scorso, diretta espressione del sindaco Mager e di tre assessori, in particolare Alessandro Sindoni (tra i fondatori). Lascerà lo scranno in Consiglio all'attuale primo dei non eletti, il medico Fabrizio Ferlito. La surroga dovrebbe avvenire già nella seduta fissata per martedì 29, il giorno dopo l'assemblea societaria di Casinò Spa in cui il sindaco ufficializzerà le nomine. Infine, Balestra rappresenta l'ala progressista "aggregata" dell'amministrazione, nello specifico il movimento Generazione Sanremo che fa capo al vicesindaco Fulvio Fellegara. Il compenso per i consiglieri è di 12 mila euro.
Resta fuori dai giochi Sanremo al Centro, emanazione di Biancheri, già esclusa dalla giunta in cambio della presidenza del Consiglio comunale al confermato Alessandro Il Grande, malgrado le rivendicazioni dell'ex sindaco. Che, secondo indiscrezioni, dopo aver smaltito la rabbia, con (e soprattutto per) i fedelissimi rimasti starebbe maturando l'intenzione di tornare alla carica, in un orizzonte temporale non troppo lontano, ritenendo che la sua creatura debba avere – prima o poi - un esponente nell'esecutivo, non foss'altro per il fatto di essere il secondo gruppo più numeroso (tre consiglieri) nell'aula di Palazzo Bellevue.
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