Ne serviranno ancora tante altre di prove per strutturare il concetto, ma due sono forse abbastanza per abbozzarlo: dopo la scoppola di Milano, l’ennesima contro una grande, l’ennesima frutto di una scena muta di garretti, di voglia, di contromisure, qualcosa sta cambiando.
Sessantacinque punti subiti a Nymburk, record stagionale assoluto. Settantatré punti subiti oggi contro Brindisi, record stagionale in campionato: superati i 74 presi contro l’Ea7, ma a Masnago, a dicembre.
Ohibò: Varese, hai iniziato a difendere? Lo dicono gli occhi, lo confermano i numeri. Dopo mesi di attaccanti Mosè, capaci di aprire la retroguardia biancorossa come il mar Morto alla sola invocazione dell’Altissimo, ecco che le penetrazioni al ferro degli avversari senza contestazione si contano finalmente sulle dita di una sola mano. Ed ecco un tempismo e una coordinazione tra lunghi ed esterni più proficui sui giochi a due, ecco qualche raddoppio ben fatto, ecco - soprattutto - una dose maggiore di attenzione, di intensità, di volontà di restare con la testa concentrata su un fondamentale che nessuna rivoluzione concettuale americano-argentina ci toglierà dalla testa essere una delle cose più importanti su un campo da basket.
E allora oggi a Masnago abbiamo fatto un tuffo in un passato che credevamo ormai andato fuori moda: si è visto un match salvezza in cui la tensione è stata combattuta piegando le gambe, sacrificandosi per il compagno vicino, badando a non prenderle prima che a bere champagne, restando sul pezzo anche quando il bicchiere è restato vuoto. Ed è successo spesso, perché la squadra di Bialaszewski non è stata certo spumeggiante in attacco…
La retroguardia apparentemente ritrovata è un merito che va condiviso. Tra la società, che dopo il -31 del Forum si è fatta sentire e ha preteso serietà, convinzione, rispetto per l’amore di tifosi stufi di prendere scarti paragonabili alle temperature invernali di Ojmjakon, in Siberia; e lo staff tecnico, che sta provando ad andare oltre almeno ad alcuni dei preconcetti del “Sistema”, aprendosi a uno spirito di adattamento che è in realtà senso di realtà, perché la Varese di quest’anno non è quella dell’anno scorso, non va da sola; e i giocatori, infine, ultimo arrivato compreso.
Tra tutto quello che la Openjobmetis ha perso - almeno nel qui e ora - nel cambio tra Hanlan e Besson, la difesa non rientra infatti nell’elenco. Il francese ha un fisico da mettere, ha delle gambe e dei piedi veloci per scivolare e ha il cervello ben focalizzato allo scopo. L’altra faccia della medaglia la stanno vedendo tutti ed è fatta di minor pericolosità perimetrale (lo stanno dicendo le percentuali), di asfissia concentrata su Mannion, di campo che si apre di meno e di un jolly in meno in grado di rompere le uova nel paniere altrui, sebbene - tutto questo - al netto di due prove su tre dell’ex FMP tutt’altro che disprezzabili e anzi foriere di speranza.
Se Varese, però, è già riuscita ora a trovare forse qualcosa di buono in uno dei cambi più scomodi della sua storia tecnica, il domani più prossimo almeno non vivrà dell’angoscia retrocessione.
Qualcosa di più? Volendo si potrebbe anche, magari aggiungendo il benedetto “4” stazzato e tiratore… Ma siamo rimasti scottati troppe volte quest’anno per crederci davvero. Chi si accontenta gode.
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