Il Nazionale

Cronaca | 08 settembre 2023, 14:17

Presunte omissioni sul caso Scagni, la famiglia si oppone alla richiesta di archiviazione contro medico e poliziotti

Nel documento firmato dall'avvocato della famiglia ci sono le mail e le telefonate, oltre alle segnalazioni alla polizia nei confronti di Alberto, prima che uccidesse la sorella

Presunte omissioni sul caso Scagni, la famiglia si oppone alla richiesta di archiviazione contro medico e poliziotti

Ci sono le mail e le telefonate al centro di salute mentale, oltre che le numerose segnalazioni giunte alle forze dell'ordine sulle condotte di Alberto Scagni. È tutto contenuto nelle cinquanta pagine con cui l'avvocato Fabio Anselmo ha firmato il provvedimento di opposizione alla richiesta di archiviazione all'indagine bis, quella che vede indagati due poliziotti e una dottoressa del centro di salute mentale di Asl 3 sulle omissioni nei controlli nei confronti di Alberto Scagni, che il primo maggio del 2022 ha ucciso la sorella Alice con una ventina di coltellate.

Nel documento, Anselmo, che assiste i genitori di Alice e Alberto, Graziano Scagni e Antonella Zarri, punta il dito contro la procura che nella richiesta di archiviazione avrebbe imputato a Zarri una mancata solerzia nelle segnalazioni.

Uno dei punti cardine della tesi della procura è che infatti, nonostante gli allarmi non fosse mai stata presentata denuncia nei confronti di Alberto. Anselmo vuole smontare questa tesi e per farlo ribadisce gli elementi già emersi, ovvero le numerose telefonate all'Asl da parte della madre al fine di chiedere un appuntamento per curare il figlio. A queste telefonate si aggiungono le chat tra Alice e la madre, preoccupate che la situazione potesse degenerare come purtroppo è accaduto.

Sono prove per Anselmo, che si aggiungono alla drammatica telefonata del padre Graziano in questura poco prima del brutale omicidio, e si aggiungono anche alle segnalazioni dei vicini di casa di Alberto, che all'ultima udienza del processo sull'uccisione della sorella hanno testimoniato che le persecuzioni di Alberto duravano da anni. Oltre ai vicini non era esente dalle persecuzioni neppure la nonna Ludovica Albera che era arrivata a chiamare la polizia perché il nipote aveva dato fuoco alla sua porta di casa.

Francesco Li Noce

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