Clamorosa evasione nel pomeriggio di oggi, martedì 9 agosto, dal carcere Cerialdo di Cuneo, dove un detenuto è riuscito a scavalcare il muro di cinta e l’intercinta dell’istituto penitenziario e darsi alla fuga.
Il fatto è successo durante l’ora d’aria del detenuto, il quale sarebbe riuscito ad eludere la sorveglianza del personale e mettere così in atto il suo piano .
La fuga, però, non è durata molto: l’evaso è stato, infatti, catturato qualche ora dopo presso la stazione ferroviaria del capoluogo dal personale di Polizia Penitenziaria del Cerialdo e ricondotto in cella.
L'episodio ha scatenato le proteste dell’USPP, l’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria, che in una nota diffusa in serata parla di evasione annunciata: “Purtroppo, dispiace dirlo, ma tutto questo era prevedibile che potesse accadere – sostiene Roberto Streva della Segreteria regionale -, come denunciato più volte ai superiori uffici dell’amministrazione penitenziaria, nonché al Signor Prefetto di Cuneo, dall’USPP e altre sigle sindacali del Corpo. Questo è potuto accadere a causa della pessima gestione del personale e della scarsa sicurezza interna dovuta anche alla carenza di risorse umane”.
Dura anche la reazione del SAPPE, Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, che elogia comunque l’operato degli agenti: “Parliamo di un detenuto che anche a Spezia aveva tentato di evadere e proprio per questo era stato trasferito al carcere di Cuneo – dichiara il Segretario Generale Donato Capece - Ottimo intervento della Polizia Penitenziari che ha evidenziato la professionalità ed il senso del dovere con cui espleta il suo servizio”.
Anche Capece sottolinea però la criticità della situazione nelle carceri italiane: “Ancora non è chiara la dinamica, pare fosse al campo e abbia scavalcato la recinzione – continua -. Nei 200 penitenziari del Paese l’affollamento nelle celle resta significativamente alto rispetto ai posti letto reali, quelli davvero disponibili, non quelli che teoricamente si potrebbero rendere disponibili. Un problema è la mancanza di lavoro, che fa stare nell’apatia i detenuti. Un altro è l’assenza di provvedimenti concreti verso chi infrange le regole all’interno dei penitenziari”.
“Ma – chiude il segretario nazionale SAPPE - va evidenziato anche che l’organico di Polizia Penitenziaria è sotto di 7mila unità e che il carcere non può continuare con l’esclusiva concezione custodiale che lo ha caratterizzato fino ad oggi. E fatelo dire a noi che stiamo tra i detenuti, in prima linea, 24 ore al giorno. Servono con urgenza nuovi provvedimenti per garantire ordine e sicurezza in carcere".
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