Caschi e scudi per gli agenti di polizia locale, un tema discusso non più tardi di due settimane fa in consiglio regionale che ora arriva anche in provincia.
A Chiavari l’amministrazione, guidata dal nel sindaco Federico Messuti, approva in consiglio comunale la nuova dotazione per gli agenti della polizia locale che comprende: spray urticanti OC, bastoni estensibili, giubbotti antiproiettile e/o antitaglio, scudi e caschi protettivi, fucili a canna liscia e/o carabine a canna rigata a ripetizione manuale o semi automatica. La decisione è stata presa lo scorso 27 luglio nelle modifiche al regolamento di polizia municipale con lo scopo di rendere più efficaci le azioni a tutela della sicurezza dei cittadini.
Una scelta che non piace all’opposizione, in particolare al consigliere Nicola Orecchia che non vede Chiavari come una città pericolosa o, almeno. Così pericolosa da costringere gli agenti di girare armati per le vie cittadine.
“Ma è questa la Chiavari che vogliamo? - si domanda Orecchia - In presenza di situazioni di disagio che sicuramente si presentano come in tutte le città, ritengo si debba intervenire con decisione garantendo una presenza maggiore dei vigili sul territorio, ma anche con la prevenzione investendo su progetti sociali efficaci e non, come sembrerebbe dagli atti adottati dalla maggioranza, solo con i divieti e reprimendo con la forza o solo con lo spauracchio. A cosa pensavano gli attuali amministratori in campagna elettorale quando promettevano “una Chiavari più bella, più sicura, più inclusiva”? Era solo uno slogan?
Fino a cinque anni fa, quando ero assessore ai servizi sociali, conoscevo una Chiavari accogliente, solidale, aperta e un’amministrazione capace di dialogare ed affrontare i problemi delle persone, non solo allontanandole dal centro cittadino e dalla vista, ma collaborando in rete con le tante associazioni ed enti cittadini, al fine di risolvere concretamente i bisogni emergenti. Se ora, a quanto dice la maggioranza, Chiavari è diventata un nuovo Bronx, chi l’ha amministrata in questi ultimi anni?”.
Non tarda la risposta dell’amministrazione comunale con il consigliere di maggioranza Antonio Segalerba che difende la scelta sostenendo l’impossibilità di affrontare alcuni casi specifici in altro modo. Segalerba sottolinea che i servizi sociali sono sempre attivi sul territorio per portare avanti un’azione preventiva ma questo non è sufficiente nel caso di mendicanti che occupano vari punti della città:
“L’ipocrisia del consigliere Orecchia non aiuta la risoluzione dei problemi di disagio e ordine pubblico che erano già presenti a Chiavari quando era assessore ai servizi sociali e che, evidentemente, non è stato in grado di risolvere - spiega Segalerba - Abbiamo ascoltato le moltissime lamentele dei chiavaresi per la presenza di persone che chiedono denaro davanti alla cassa automatica del parcheggio Assarotti, davanti ai parcometri e ad alcuni esercizi commerciali. Gli anziani, soprattutto, si sentono turbati e insicuri a fronte della loro insistenza. Sono diverse le lamentele che ci sono pervenute per la presenza di gruppi di persone, sempre le stesse, che bivaccano nei giardini pubblici o che si accampano in colmata mare. In questi anni abbiamo fronteggiato, insieme alla Polizia Municipale e ai servizi sociali, tali fenomeni per ridurli o contenerli ma spesso con risultati non soddisfacenti. Più volte gli aiuti proposti non sono stati accettati e le sanzioni emesse sono state inutili, mai pagate perché gli individui risultano nullatenenti - continua Segalerba - Per questo motivo è stato approvato uno speciale regolamento di Polizia Locale che consente, in caso di reiterazione del comportamento vietato, di segnalare la persona alla Prefettura e alla Questura che potranno emettere un ordine di allontanamento che, in caso di violazione, avrà rilievo penale e non più amministrativo.
I regolamenti sono gli unici strumenti previsti oggi dal legislatore per cercare di fronteggiare situazioni particolari che non possono essere gestite con strumenti ordinari. Ovviamente il nostro comune continua ad aiutare e fornire supporto a tutti coloro che vivono situazioni di disagio grazie agli uffici dei servizi sociali, con la partecipazione di associazioni e altri enti di beneficenza. Molto spesso si è riscontrato che queste persone non sono disponibili a raccogliere le proposte di aiuto e vogliono continuare a vivere seguendo modelli vietati”.
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