Il senatore Giacomo Caliendo, commissario di Forza Italia in provincia di Varese, ha vissuto a Palazzo Madama i giorni convulsi che hanno portato alla caduta del governo Draghi. E all’addio di nomi illustri del partito.
Senatore Caliendo, come ha vissuto questi giorni così intensi e delicati?
«Li ho vissuti un po’ frastornato, diciamo, da una serie di iniziative che si sono concluse con quello che è avvenuto. Io partivo dal presupposto che in questo momento era necessaria un’attenzione forte ai problemi del Paese, che non sono pochi. E dalla necessità di mantenere il governo Draghi. Ma, quando i 5 Stelle non hanno partecipato al voto di fiducia, è stato evidente che a quel punto si era rotto un equilibrio. Mi dispiace, perché si è rotto un equilibrio che serviva al Paese. Privilegiare in questo momento l’interesse di partito all’interesse generale a mio avviso è sbagliato. Di fatto, tutto nasce da quell’errore del Movimento 5 Stelle».
A quel punto era inevitabile che si arrivasse a questo epilogo?
«Tutto era possibile. Forse non è stata compresa bene la risoluzione di Forza Italia. C’è stata un’interpretazione secondo cui si voleva fare un nuovo governo cambiando tutti i ministri. No: si voleva fare un nuovo governo con Draghi ma cambiando solo i ministri e i sottosegretari dei 5 Stelle. Come si era detto pubblicamente: non possiamo stare al governo con i 5 Stelle dopo quello che hanno fatto. Forse parlare di rimpasto sarebbe stato più comprensibile».
Berlusconi ha dichiarato che forse Draghi si era un po’ stancato…
«A Berlusconi si chiede una valutazione in vista delle prossime elezioni, allora lui dà anche un’interpretazione del genere. Io credo che ci fosse la necessità di andare avanti e in quel momento era possibile, ma bisognava essere chiari come lo eravamo stati. La posizione di Berlusconi era stata ben espressa: noi siamo disponibili a un governo Draghi bis senza Conte.
Resto convinto che occorra molta attenzione anche in questo periodo. Tutti i partiti devono assumersi le loro responsabilità, con attenzione al problema dell’inflazione e alla necessità di completare gli obblighi già assunti per il Pnrr».
Intanto esponenti importanti come Gelmini e Brunetta hanno lasciato Forza Italia e forse lo farà anche Carfagna.
«Anch’io ho avuto una reazione di non condivisione di come è andata a finire. Occorre però accettare le decisioni della maggioranza. Il problema è che non c’è stata, come dice Carfagna, una vera riunione di gruppo per decidere. Per quanto riguarda Brunetta, Gelmini ma anche la stessa Carfagna, da alcuni mesi, ancorché fossero i ministri di Forza Italia, di fatto non li si è visti implicati nella valutazione della situazione durante la crisi che c’è stata. Quando si perde il contatto, posso accettare che in alcuni casi, di fronte alla non considerazione della propria posizione, si possa anche commettere quello che normalmente sarebbe uno sbaglio».
Adesso ci sono le liste da definire e i tempi sono molto stretti. Ci state già pensando?
«Quelli che se ne sono sempre occupati se ne occuperanno, non arriveranno certo impreparati».
L’attenzione ora è tutta per le elezioni politiche, ma l’anno prossimo si terranno le regionali in Lombardia. Forza Italia sosterrà Fontana?
«Come ho già avuto modo di dire, ormai non ci dovrebbero essere più dubbi sulla candidatura di Fontana».
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