Il Nazionale

Cronaca | 14 luglio 2022, 10:51

Diano Marina, incendio al camion della 'Love Fruit': la Cassazione conferma le condanne per Domenico Gioffrè, Giovanni e Antonio De Marte

Si chiude il processo scaturito dall'inchiesta 'Ritorno di fiamma' condotta dai Carabinieri. Il rogo è avvenuto nella città degli aranci la sera del 29 marzo del 2020 in piazza Taramasco, dove il mezzo era parcheggiato.

Diano Marina, incendio al camion della 'Love Fruit': la Cassazione conferma le condanne per Domenico Gioffrè, Giovanni e Antonio De Marte

La Cassazione conferma le condanne comminate nei confronti di Antonio De Marte, 3 anni e 10 mesi, accusato di incendio doloso ed evasione dagli arresti domiciliari, per il figlio Giovanni De Marte, 2 anni e 8 mesi, ritenuto responsabile del reato di incendio doloso, e per Domenico Gioffrè, 2 anni e 10 mesi, accusato di incendio doloso ed evasione dai domiciliari.

Il processo è scaturito dall’incendio che distrusse il camion di frutta e verdura, appartenente alla ditta 'Love Fruit' di Giuseppe Attisano, commerciante ortofrutticolo calabrese d’origine e residente a Diano Marina. Il rogo è avvenuto nella città degli aranci la sera del 29 marzo del 2020 in piazza Taramasco, dove il mezzo era parcheggiato.

Gli Ermellini confermano quindi quanto disposto nel febbraio scorso in Appello, sia dal gup di Imperia Anna Bonsignorio nel maggio del 2021. Antonio De Marte era difeso dall'avvocato Luca Ritzu mentre Gioffrè e Giovanni De Marte erano assistiti dal legale Marco Bosio.

L'inchiesta, denominata 'Ritorno di fiamma', è stata condotta dai Carabinieri della sezione operativa di Imperia in sinergia con i militari di Diano Marina. Dall’analisi delle immagini del sistema di video sorveglianza pubblica dei comuni del dianese emergeva il transito nella zona, la sera del 29 marzo – in pieno lockdown- di una Fiat Panda. Gli accertamenti condotti avrebbero stabilito che l'auto era di Antonio De Marte, già noto alle forze dell’ordine. La sera stessa i Carabinieri si recarono presso la sua abitazione constatando che il cofano motore del veicolo parcheggiato era caldo al tatto, le portiere erano aperte e l’abitacolo emanava un forte odore di benzina. Secondo gli inquirenti, Giovanni De Marte poco prima dell’incendio, si sarebbe recato presso un distributore di benzina per riempire una tanica. Nel frattempo, il padre Antonio e Domenico Gioffrè arrivarono ad una tabaccheria vicina al luogo dell’incendio a bordo dell’auto di quest’ultimo, un’Audi S3. Antonio salì sulla Fiat panda con Giovanni De Marte e si recò nei pressi di piazza Taramasco, dove il mezzo sostava, e lì avrebbero appiccato il fuoco. Poi risalì in auto e si allontanò in direzione dell’abitazione. Il tutto sotto la sorveglianza del 'palo',  Domenico Gioffrè. In quel periodo Antonio De Marte e Domenico Gioffrè erano sottoposti a detenzione domiciliare che, per l'accusa venne violata per la commettere il reato.

Quella sera ad avvisare le forze dell’ordine dell’incendio è stato un testimone il quale mentre telefonava all’interno della propria auto ha notato “una palla di fuoco vicino al camion, è scritto nelle motivazioni della sentenza di primo grado, e un uomo di bassa statura risalire velocemente dal lato passeggero su una fiat Panda di colore bianco che sgommando si allontanava in direzione Diano Marina”. Successivamente ai Carabinieri aggiungerà che “ad appiccare il fuoco era stato l’autista, un uomo dai capelli lunghi alto circa 1 metro e 75 centimetri e comunque vi era un’altra persona seduta sul lato passeggero”.

“La testimonianza del teste oculare – scrisse il gup nelle motivazioni- è molto significativa (…) ed è risultata determinante per la ricostruzione del percorso di andata della Fiat Panda alla piazza Taramasco, luogo dell’incendio, con ingresso da via Colombera ed uscita in via Diano Castello, pienamente confermata dall’analisi dei filmati acquisiti”.

Infine, in merito alla qualificazione giuridica del reato di incendio il gup si era già espresso con ordine di certezza. “Il mezzo usato per appiccare il fuoco (una tanica di benzina previamente incendiata lanciata in fiamme contro l'autocarro), la possibilità di deflagrazione del mezzo incendiato (contenente anche la cella frigorifera), parcheggiato in zona cittadina a breve distanza da edifici e alberi, rivelano in capo agli autori la consapevolezza inevitabile della portata distruttrice e della difficile governabilità delle fiamme, e quindi connotano l'intenzionalità di provocare un incendio di non lievi proporzioni, distruttivo, e difficile da contenere con effettivo pericolo per la pubblica incolumità, o comunque la coscienza e volontà di procurarlo, quanto meno a livello di dolo eventuale”. Un reato “molto grave per le circostanze e modalità del fatto, sottolinea il gup, un’azione devastante realizzata con un ordigno di notevole potenza, significativa di un gesto intimidatorio o di rivalsa comunque riconducibile a contesti criminali di un certo spessore”. 

Attualmente Antonio De Marte e Domenico Gioffrè si trovano agli arresti domiciliari mentre Giovanni De Marte è sottoposto alla misura dell'obbligo di firma. 

Angela Panzera

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