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Politica | 07 aprile 2022, 09:53

Cuneo verso le elezioni: con Manassero vince il Pd, ma dovrà pagare pedaggio

Quello di ieri è stato un vertice di maggioranza surreale. Nessuno ha ben capito perché, improvvisamente, “Centro per Cuneo” abbia ceduto le armi. Una possibile chiave di lettura chiama in causa i futuri assetti di vertice in Provincia e Fondazione

Cuneo verso le elezioni: con Manassero vince il Pd, ma dovrà pagare pedaggio

Il via libera alla candidatura a sindaco di Cuneo di Patrizia Manassero cambia (in parte) la connotazione politica della maggioranza di Federico Borgna, che non sarà più “centro/centro-sinistra”, com’era nata dieci anni fa, ma soltanto più “centrosinistra” (privo di trattino).

Un distinguo lessicale per sofisti tarantolati dalla politica?

Possibile.

Certo è che a Cuneo la coalizione assume d’ora in poi caratterizzazione più espressamente partitica a diversità, ad esempio, di quanto avviene in altri centri del Cuneese, pure riconducibili al centro-sinistra, ma con aspetti più esplicitamente “civici”.

Che il duello ingaggiato da mesi tra il “Centro per Cuneo” e il Pd finisse a vantaggio di quest’ultimo era nel novero delle previsioni anche se gli ultimi giorni avevano fatto pensare che la situazione potesse precipitare.

Così anche ieri quando, all’apertura dell’ennesimo summit, la mancanza al tavolo di Beppe Delfino, presidente del gruppo centrista e braccio destro di Enrico Costa nel capoluogo, aveva fatto temere il peggio.

Il vertice, iniziato a mezzogiorno nella consueta sala di via Roma, si è concluso solo alle 17, quando è stato diramato il comunicato stampa, che in sintesi riepiloga: Patrizia Manassero sindaco, Luca Serale vicesindaco.

Il tutto incrociando le dita e sperando che le urne non riservino sorprese.

In quelle cinque ore, intervallate da una lunga pausa pranzo, la sede dei gruppi consiliari di maggioranza sembrava un saloon: porte con battenti che si aprivano sia in entrata che in uscita senza che sui tavoli venissero introdotti elementi di sostanziale novità.

Il clima, in verità, era appena diverso da quell’altro Saloon di San Chiaffredo di Busca dov’era stato siglato, mesi fa, il “Patto della porchetta”.

Tutti, ieri, avevano contezza che un rinvio non sarebbe più stato possibile e che una decisione andava assunta.

Con tutta probabilità non sono state le posizioni al tavolo di via Roma (in stallo da settimane), ma verosimilmente le telefonate con Roma a sbloccare la situazione.

La maggior parte di coloro che hanno preso parte alla riunione deve ancora capire adesso che cosa abbia determinato il fulmineo cambiamento di rotta, manifestatosi plasticamente con il ritorno in sala, poco prima delle 17, di Beppe Delfino.

L’atteso nihil obstat era finalmente arrivato e si poteva dunque procedere con l’imprimatur dello scarno comunicato.

Come da prassi, foto di gruppo per immortalare l’evento.

Che si tratti di vittoria del segretario provinciale Mauro Calderoni e del Partito Democratico, che ha dimostrato di saper tenere i ranghi serrati, è un dato oggettivo.

Ciò che invece non è dato sapere sono i “ristori” riservati agli alleati dei tre gruppi civici.

Ma questi, prudentemente, sono tenuti nascosti e demandanti al manuale Cencelli del post voto, quando le urne avranno certificato l’effettivo peso di ciascuna lista.

È verosimile - ma qui entriamo nell’ambito dei temi secretati - che vi sia stata una “trattativa parallela” tra Pd e “Centro per Cuneo”, nella quale sono entrati temi estranei al municipio, quali i futuri assetti di Provincia e Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.

Ad Azione, il partito di Enrico Costa che nel gruppo di Centro ha una nutrita presenza, interessa soprattutto il dopo-Borgna in Provincia e per quel ruolo - se il voto di Mondovì andrà nel senso sperato – si sta scaldando a bordo campo Luca Robaldo.

Inoltre, almeno nel Cuneese, il Pd dovrebbe certificare che rinuncia ad accordi con i 5 Stelle – fatto che a Mondovì sta provocando un certo qual nervosismo – e fa un passo indietro sulla Fondazione dando così un tacito via libera a Borgna per il 2024.

Un pedaggio rilevante, che può essere letto come un passaggio strategico per il Partito Democratico, che vuole allontanare sempre più Azione dall’orbita gravitazionale del centrodestra.        

Giampaolo Testa

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