Davide Patrone, classe 1997, è stato il più votato tra i candidati del Partito Democratico alle ultime elezioni comunali: già capogruppo nella precedente consiliatura e volto di riferimento della nuova generazione del centrosinistra genovese, si prepara così a tornare tra i banchi del Consiglio comunale con un mandato rafforzato dal consenso collettivo, che ha visto esprimere ben duemilaquarantatré preferenze, diventando così il secondo neo consigliere più votato durante questa tornata elettorale.
Così, tra i temi, Patrone rivendica il lavoro lungo anni fatto dal partito, indicando tra le priorità per la città interventi sul tema abitativo, salariale, infrastrutturale ma anche legato a metodologie governative: “Anzitutto mi preme sottolineare il risultato molto importante del Partito Democratico, che nelle ultime tornate elettorali ha recuperato diverse migliaia di voti e si afferma come principale forza del centrosinistra. Questo è il frutto di un lavoro lungo anni, che ha avuto il pregio di mettere al centro dell’agenda politica quei temi su cui si richiedeva maggiore discontinuità rispetto alle politiche precedenti: il lavoro, la casa e i diritti", afferma.
Una vittoria costruita con costanza, spiega Patrone, dentro e fuori le istituzioni: “In questi anni abbiamo svolto un importante lavoro di coinvolgimento delle persone, contrapponendoci a un modello che tagliava fuori la partecipazione. Abbiamo rimesso al centro i cittadini. E ci tengo a dire una cosa che per me è molto importante in questa fase: voglio dire grazie a chi ci ha messo la faccia quando le cose erano difficili, quando le partite elettorali sembravano ostiche. Penso ad Ariel Dello Strologo, che è rimasto in Consiglio comunale aiutandoci a costruire questo percorso, e ovviamente ad Andrea Orlando, con cui a Genova vincemmo contro l’allora sindaco con un risultato inequivocabile. Quel successo ha aperto la strada all’esito di oggi".
Il risultato personale, il più alto tra i dem, non è vissuto come un traguardo individuale: "Il mio risultato è un riconoscimento bellissimo, che mi emoziona, ma è frutto di un lavoro collettivo. Ho ricoperto molti ruoli, da segretario dei Giovani Democratici a capogruppo in Consiglio comunale, ma ho sempre agito come espressione di un collettivo. Questo grande sforzo condiviso è stato premiato".
Nel nuovo Consiglio, Patrone insisterà sulle priorità che da tempo segnala come urgenti, a partire dalla questione abitativa: “Il tanto lavoro fatto ora dovrà tradursi in politiche concrete. Tengo molto al fatto che alcune delle questioni che ho portato avanti siano diventate un patrimonio collettivo. In particolare, ritengo centrale il tema della casa: Genova vive il paradosso di svuotarsi di abitanti e, contemporaneamente, di vedere crescere l’emergenza abitativa - chiarisce -. Abbiamo due priorità: da un lato, aumentare l’offerta di edilizia residenziale pubblica; dall’altro, far entrare il Comune nel mercato immobiliare, censendo gli appartamenti sfitti, acquistandoli, ristrutturandoli e poi affittandoli a canone concordato a fasce di popolazione individuate su base reddituale o anagrafica".
Accanto alla casa, il lavoro resta un fronte aperto: “Un altro punto fondamentale è l’approvazione del salario minimo comunale e di una Carta comunale del lavoro, che premi chi attua politiche occupazionali di qualità. Ad esempio, nelle gare pubbliche, dovremmo prevedere premialità per le aziende che garantiscono il congedo paritario, contribuendo a una distribuzione più equa del carico di cura".
Patrone rivendica anche l’importanza di una pianificazione urbana e sociale di lungo periodo, finora ritenuta "assente": “La grande sfida sarà rimettere mano agli strumenti programmatori, colpevolmente trascurati negli ultimi anni in favore dell’improvvisazione: penso al Piano del verde, a quello del commercio, al piano urbanistico. Serve un lavoro complessivo per ripensare l’erogazione dei servizi e immaginare la città di domani, riprogrammando gli spazi urbani. Indipendentemente dal mio ruolo, mi piacerebbe continuare a lavorare in questa direzione, che è stata anche al centro della campagna elettorale di Silvia. Sono convinto che sarà quella giusta".
I progetti infrastrutturali dividono e accendono il dibattito, in particolare su quello che sarà il destino di questi, e il consigliere Dem invita alla valutazione puntuale, senza ideologie: “Le grandi opere sono un tema cruciale, ma non si può fare un’unica valutazione generale. Ogni progetto ha le sue specificità e va analizzato caso per caso. Siamo totalmente contrari alla funivia del Lagaccio, mentre siamo favorevoli ai prolungamenti delle metropolitane, ad esempio verso Martinez e via Canepari", chiarisce.
Lo Skymetro "è un progetto da scindere: il finanziamento per il prolungamento della metro verso la Valbisagno è giusto e risponde a un’esigenza reale, infatti fu erogato da un governo di centrosinistra. Ma l’ultimo progetto approvato, anche dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, è completamente sbagliato: costa 100 milioni in più del finanziamento, il tragitto finisce prima di Prato e si ferma nella zona di ponte Carega. Inoltre è super impattante, deturpa la Bassa Valbisagno e comporterebbe l’abbattimento della scuola Firpo, una delle più recenti della città, mentre altrove ci sono scuole ottocentesche inadatte. Un’operazione così sarebbe insensata. Va tenuto il finanziamento, ma ripensato il progetto per prolungare davvero la metropolitana, senza gli impatti disastrosi previsti attualmente". afferma.
La sfida ora è anche politica e organizzativa: far funzionare una coalizione ampia. “Sia a destra che a sinistra, più le coalizioni sono ampie, più contengono anime diverse. Ma penso anche che quando si lavora su un programma condiviso, tutti si muovono all’unisono. E lo abbiamo visto in questa campagna elettorale, dove c’è stata una forte unità. In altre esperienze, con coalizioni più ristrette, abbiamo assistito a uscite contraddittorie da parte di esponenti della stessa alleanza. In questa campagna, invece, l’unità è stata una pratica quotidiana. Ed è la condizione necessaria per cambiare davvero. Serve saper trovare un punto di caduta programmatico su cui costruire una Genova diversa. E io sono molto convinto che ce la faremo, anche perché una delle grandi qualità di Silvia è proprio la capacità di federare. Sa ascoltare tutti e, al momento giusto, sa decidere", conclude.
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