Sulla lotta alle disuguaglianze punta molto, almeno nel proprio programma elettorale, il candidato del centrosinistra Ariel Dello Strologo. Lo ha precisato da subito durante la presentazione ufficiale e lo ha ribadito nella lunga intervista rilasciata a La Voce di Genova, durante la quale ha affrontato i temi che da qui a giugno saranno predominanti durante la campagna elettorale. Proprio dalle disuguaglianze parte l’intervista.
Lei ha parlato di lotta alle disuguaglianze come tema principale della sua campagna elettorale. Può fare qualche esempio di disuguaglianza che va eliminata?
“Vi è un evidente problema di diversità di situazione tra i quartieri della città, ci sono le periferie in uno stato di maggiore difficoltà, sia per la cura e la manutenzione e perché sono popolate da persone che hanno risentito in maniera forte della crisi economica pandemica. I dati sono allarmanti sia dal punto di vista economico, si parla di circa 120mila persone vicine alla soglia della povertà, ma anche per quanto riguarda l’accesso ai servizi, un dato inquietante è il 20% di abbandono scolastico”.
Crede che le disuguaglianze siano aumentate negli ultimi cinque anni?
“Sicuramente sì. Il dato economico e demografico non è certamente migliorato, questo per una concomitanza di fattori, ovviamente anche dalla pandemia, ma è anche vero che non ci sono segni di miglioramento, anche dal punto di vista demografico la città è regredita”.
Lei ha parlato di patto generazionale tra giovani e anziani. Come pensa di far coincidere le diverse esigenze di queste fasce di popolazione?
“Il patto che ho in mente io è quello per cui all’interno della società, che è ovviamente squilibrata perché c’è una prevalenza di persone sopra i 60 anni, queste persone che sono la maggioranza della popolazione, devono in qualche modo farsi carico del futuro dei loro nipoti e aiutare la città a fare in modo che i nipoti non debbano andare via e che ci sia lo spazio per altri giovani. Il patto per me è una sorta di impegno collettivo tra le generazioni e in particolare tra quelle più adulte a cambiare la città e renderla accogliente prima per i cittadini e poi per i turisti, e ricreare il tessuto sociale oggi strappato, in modo che dia l’opportunità alle nuove generazioni di crescere e formarsi e costruire occasioni di lavoro qui a Genova”.
Parliamo della movida. Lei ha detto di essere contrario alla repressione e che la movida è un modo per esprimersi. Come lo spiegherà agli abitanti del centro storico che lamentano urla fino a tarda notte?
“A La Claque ho detto una cosa precisa: cioè che l’uso della forza attraverso la polizia deve essere l’ultima ratio, ma non va esclusa, in tutte le società deve esserci ovviamente il mantenimento dell’ordine pubblico, ma una società deve però costruire gli strumenti di prevenzione per far sì che l’uso della forza sia più limitato possibile, vorrei che l’intervento delle istituzioni fosse per arrivare a costruire una società che renda meno possibile il ricorso alla repressione che può essere uno strumento, ma non la cura. Aiutare i giovani a trovare un percorso di realizzazione di sé vuol dire dare loro gli strumenti perché anche i momenti del divertimento siano positivi. Si tratta di trovare forme di convivenza che da un lato non possano essere vissute come una ingiusta limitazione al tempo libero e la legittima esigenza di chi ci abita di avere il diritto di dormire. Un esempio è il dialogo tra le parti sociali, credo sia essenziale, ma a proposito di questo, il comune proprio ieri non ha partecipato a un incontro sulla movida”.
In cosa la sua visione politica è differente da quella di Bucci?
“Una delle cose che mi permetto di dire è che vedo un grande attivismo, quindi una proliferazione degli interventi, soprattutto di riqualificazione urbana, ma manca un disegno generale di città che sia attento alle esigenze della città intera. Ovviamente anche noi abbiamo bene in testa che è fondamentale lo sviluppo e la crescita della città, ma al centro mettiamo la redistribuzione della ricchezza in tutte le parti della città. Io al sindaco imputo la mancanza di una visione di città, e poi il fatto di intestarsi il merito di opere già pensate, progettate e messe in cantiere dalle precedenti amministrazioni”.
Un esempio per segnare la differenza tra destra e sinistra: si è detto che lo sgombero del Tdn sia stato un favore alla Lega. Lei, considerando che c’era una sentenza del Tar, da sindaco come si sarebbe comportato in occasione dello sgombero e poi con il dialogo per trovare un nuovo spazio?
“Questi sono i classici momenti di grande conflittualità tra le esigenze di alcune componenti della società, da un lato la legalità e dall’altro i diritti degli individui. La questione generale è che le occupazioni sono il segnale del bisogno di alcune realtà di trovare luoghi per esprimersi. Quando la ricerca di queste forme di espressione si trovano a configgere con la legge il sindaco ha il dovere di farla rispettare. Il problema qui però è se c’è stato sufficiente ascolto da parte delle istituzioni delle istanze portate avanti dai giovani, e se questo ascolto ha portato ad azioni che non siano stati capaci di prevenire il momento della repressione. Ovviamente si ha il dovere di fare rispettare la sentenza, ma questo significa che il discorso precedente non è stato fatto o non è stato fatto adeguatamente. Da sindaco metterei in campo le energie per trovare le soluzioni che garantiscano il rispetto della legge e garantire una soddisfazione alle aspirazioni di alcune parti del mondo giovanile che rivendicano spazi e libertà di espressione”.
Cosa pensa in generale del ruolo e della funzione dei centri sociali in città?
“Il limite massimo può essere quello della legge, le istituzioni hanno il dovere di andare incontro ai luoghi di aggregazione spontanea, questo a prescindere dall’idea politica che possono rappresentare, perché occupazioni di centri sociali in giro per il Paese ce ne sono tante e di tanti colori. Anche in questo senso tra istituzioni e città devono sorgere delle occasioni di confronto e dialogo per far sì che l’espressione della società non debba risolversi in un conflitto la cui soluzione debba essere lasciata ai tribunali e alle forze dell’ordine”.
Tema sicurezza: ci sono quartieri che la invocano, veda quello che è successo a Oregina o gli episodi di violenza di alcune baby gang. Cosa può fare un’amministrazione comunale?
“Il Comune di Genova negli ultimi due anni non ha avuto un assessore ai servizi sociali. La mancanza significa che non c’è una regia politica, non c’è una presa in carico dei problemi che la città esprime a livello sociale, parliamo di una città con alcune zone in seria difficoltà per disagio e criminalità. Il comune non può limitarsi a gestire il tutto solo in chiave repressiva, che può essere una risposta di maggiore urgenza, ma bisogna agire utilizzando la leva dei servizi sociali per costruire una rete in cui comune e cittadinanza diventino soggetti attivi e cooperanti. Penso alle persone anziane sole all’interno della nostra città e che soffrono del disagio della solitudine, e i giovani che abbandonano la scuola, che non trovano lavoro o corsi di formazione. Queste sono forme di disagio diverse e creano tensione sociale tra generazioni e all’interno delle stesse fasce sociali e richiedono l’intervento dell’azione repressiva, ma a quel punto è tardi”.
Trasporti: Raffaella Paita le ha chiesto se da sindaco andrebbe avanti con Gronda e Skymetro, che ieri ha incassato il finanziamento da 398 milioni da parte del governo.
“Per quanto riguarda la Gronda è un progetto che risale a molti anni fa, la prima parte è già progettata, è dal 2017 che si attende l’apertura dei cantieri, semmai la domanda è perché i cantieri non sono ancora partiti e questa questione non può essere addebitata al candidato sindaco. Chiaro che il cantiere su questa parte di progetto deve partire e andare avanti.
Sullo skymetro bisogna stare attenti agli annunci, il ministero ha dato la disponibilità a finanziare l’opera, ma non c’è un progetto, solo un’idea e molti elementi lasciano perplessi, per esempio il fatto che sia su un binario unico, perché rende l’opera non così performante perché comporterà rallentamenti nella gestione del traffico. Io ho detto che secondo me la soluzione migliore era il tram, sono stato criticato per questo, ma continuo a pensare che ovviamente il traffico debba andare su rotaia, ma che l’ideale sarebbe stato un tram-treno come quelli che ci sono in molte città del nord che permetteva di connettersi con i binari. Al momento non abbiamo notizie sul costo dello skymetro, non abbiamo i dati economici di questo intervento, di quanto verrà a costare, di quanto sarà il tempo necessario per l’ammortizzamento del costo, quali saranno i costi economici di gestione, tutti aspetti sconosciuti e bisogna capire se sono stati portati a conoscenza del ministero o se devono essere ancora messi a conoscenza. Detto questo, se da sindaco troverò progetti già avviati e finanziati non ha senso far saltare tutto per aria se la questione riguarda progetti non radicalmente incompatibili con le linee del programma della mia coalizione”.
Depositi chimici: più volte ha detto che sta lavorando a una soluzione alternativa, ma sia Bucci che Signorini hanno detto che l’unica soluzione è ponte Somalia. Lei si sente di dire che con lei sindaco i depositi non andranno comunque a ponte Somalia?
“Come ho detto mi sto impegnando a trovare la soluzione migliore, che significa che sicuramente vadano via da Multedo e che trovino la collocazione in porto, che rispettosa della legge e della sicurezza dei cittadini. Per questo mi sono messo a studiare con i soggetti coinvolti per garantire una soluzione alternativa a ponte Somalia che è solo un’ipotesi proposta dal sindaco, che ha prevaricato un po’ i suoi poteri, riconosciuta come fattibile dall’autorità portuale, ma subordinata a moltissimi passaggi autorizzativi di verifica, anche qui c’è stata un’accelerazione di un annuncio”.
Parliamo di alleanze: Calenda ha detto che Azione sosterrà Bucci. Come l’ha presa?
“Mi ha stupito anche perché onestamente ritengo che il mondo riformista che ha espresso realtà come Azione faccia fatica a ritrovarsi in una coalizione con Lega e Fratelli d’Italia. Quindi mi ha stupito una scelta del genere. È evidente che mi interessa che gli elettori si riconoscano in un programma e in una collocazione politica che abbracci il mondo riformista, credo che gli elettori di Azione dovranno decidere se seguire o meno le scelte del loro referente”.
Conta ancora su Italia Viva e Più Europa o alla fine dovrà dare ragione al suo avversario che parla di una coalizione di sinistra, più che di centrosinistra?
“Conto ancora sull’area riformista, la mia idea di coalizione è l’equilibrio tra sinistra e mondo riformista, in quel mondo riformista fanno parte anche Italia Viva e Più Europa, con loro dialogo perché credo si possano riconoscere nel programma e nella coalizione e condividere questa avventura”.
Domani (oggi per chi legge, ndr) sarà a Roma a incontrare Letta e Conte.
“Per il mio ruolo, vado a Roma. Mi aspettano molte giornate come quella di domani con importanti incontri politici e non. Avrò modo di raccontare come il progetto politico della coalizione di Centro Sinistra e M5S sta riscuotendo già successo a Genova”.
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