Gli svizzeri hanno detto "N"o al finanziamento pubblico per i mezzi di informazione, sferrando così un colpo forse mortale al sistema giornalistico elvetico. Approvato invece lo stop alla sperimentazione animale che vieterà sia gli esperimenti sugli animali sia l’importazione di prodotti sviluppati ricorrendo a tali esperimenti e farà sì che la ricerca condotta senza impiegare animali riceva almeno lo stesso sostegno statale accordato oggi alla ricerca che se ne avvale. Voto favorevole per l’abolizione della tassa di emissione che, secondo Consiglio federale e il Parlamento porterà effetti positivi sull’attrattiva della piazza finanziaria Svizzera generando crescita, creando e assicurando posti di lavoro.
Tra i 4 referendum per i quali gli elettori svizzeri sono stati chiamati al voto oggi, passa invece il bando per la pubblicità sul tabacco, che vieterà tutte le forme di pubblicità che raggiungono i minorenni per proteggere i giovani in modo efficace. Un voto, questo, da cui esce sconfitto il governo elvetico, che aveva sostenuto il mantenimento degli spot per le sigarette assieme a gran parte dei principali produttori del settore che avevano finanziato il comitato del "No".
Il referendum sugli aiuti per i media si preannunciava incerto fino all’ultimo, visto che gli ultimi sondaggi descrivevano l’elettorato spaccato tra favorevoli e contrari. In ballo c’era un pacchetto da 150 milioni di franchi, circa 142 milioni di euro da cui quotidiani e riviste avrebbero potuto pagare parte dei costi per il trasporto delle copie. Il fondo avrebbe finanziato anche la stampa online, oltre a a radio e tv regionali e locali. Dal piano di aiuti sarebbe stata comunque esclusa la Società svizzera di radiotelevisione, di cui fa parte anche il portale d'informazione swissinfo.ch, perché già finanziata dal canone. Un duro colpo per il settore dell’informazione svizzerohttps://www.swissinfo.ch/ita/economia/aiuti-media-privati-svizzera-referendum/47340936, che dal 2003 a oggi ha visto volatilizzarsi oltre 70 testate. La Svizzera aveva già alleggerito i costi per la distribuzione a domicilio dei giornali in abbonamento, caricando sul bilancio pubblico le spese di trasporto. Il pacchetto bocciato oggi avrebbe esteso la copertura di agevolazioni anche ai giornali con tiratura più ampia.
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