Il Nazionale

Cronaca | 12 novembre 2021, 09:31

Movida, l'assemblea dei comitati: "Troppi locali, chiusura anticipata e delocalizzazione, o saremo pronti a denunciare" (FOTO e VIDEO)

Il caso movida scuote il centro storico. I comitati propongono la chiusura e la delocalizzazione dei locali. "Pronto ad agire passando per le vie legali"

Movida, l'assemblea dei comitati: "Troppi locali, chiusura anticipata e delocalizzazione, o saremo pronti a denunciare" (FOTO e VIDEO)

Il caso movida scuote il centro storico, e lo dimostra l’assemblea di ieri sera in Santa Maria di Castello, dove una cinquantina di cittadini hanno detto la loro, ascoltando la proposta dei comitati ‘Assest’ e ‘Vivere il centro storico di Genova’, che chiedono la chiusura dei locali alle 23.30 e presidi fissi e mobili delle forze dell’ordine, pronti ad agire passando per le vie legali.



Gli abitanti del centro storico lamentano da anni rumori e schiamazzi notturni, ma la situazione, spiegano, nell’ultimo periodo è decisamente peggiorata. “Dopo il lockdown si sono scatenati tutti. – ha detto a La Voce di Genova Giancarlo Bertini, presidente di Assest – Ogni sera, e sicuramente dal mercoledì al sabato ci sono concerti, tamburi, c’è chi si porta la radio e fa discoteca nei vicoli, urla e schiamazzi che si propagano fino alle 4 di mattina. Un’altra cosa da far notare è che nonostante ci sia un’ordinanza che vieta di bere al di fuori dei de hors dopo mezzanotte, in realtà non la rispetta nessuno”.

Noi – spiega Bertini - speriamo che l’amministrazione finalmente, dopo anni si accorga che questa movida non ha senso di esistere, e quindi prenda dei provvedimenti. Io ricordo a tutti che al di là dei comportamenti incivili, c’è una legge nazionale che impone la notte dei livelli di rumore ben definiti, che vengono regolarmente superati. Noi riteniamo di informare gli abitanti della zona su cosa intenderemo fare. Se l’amministrazione non prenderà provvedimenti, vedremo se saremo in grado di percorrere le vie legali”.

A questo fa eco Franca Giannini, coordinatrice del comitato ‘Vivere il centro storico di Genova’: “Presto ci costituiremo in associazione per perseguire il percorso che stiamo attivando insieme a Assest, cioè seguire la via legale per cercare di contrastare l’azione in atto ormai da troppo tempo, ma peggiorata tantissimo con l’ultima amministrazione e le aperture prorogate tutte le notti fino alle 3, con tutto quello che ne consegue. Abbiamo lavorato come comitato per creare una rete tra cittadini per dare voce ai residenti disperati”.

In passato i residenti avevano raccolto 400 firme chiedendo in un esposto una riduzione degli orari, “La cosiddetta movida, che ormai ha assunto un valore degenerato, infatti viene chiamata ‘mala movida’, è un fenomeno che di per sé non è compatibile con il centro storico di Genova, che morfologicamente presenta vicoli, strade strette e piazzette, chiuse da alti palazzi, per cui il fenomeno della risonanza acustica è prevalente ovunque. Anche due persone che parlano per strada di notte si sentono fino agli ultimi piani”.

All’assemblea di ieri hanno partecipato anche alcuni giovani e proprietari dei locali, con cui il dialogo è in corso, ma non ha portato a risultati.

Abbiamo già parlato in passato con loro, - spiega Bertini - ma il problema è che ci sono troppi locali e troppe persone concentrate in un luogo stretto e piccolo. Questo lo dice un professore dell’università di Genova, il quale sostiene che ci sia una concentrazione troppo elevata che rende inevitabile il rumore. A questo si aggiungono i comportamenti incivili”.

Ieri il sindaco Marco Bucci e l’assessore al commercio e centro storico Paola Bordilli hanno dichiarato che non accoglieranno la richiesta di chiudere i locali anticipatamente. “Ci rendiamo conto che chiedere la chiusura dei locali sia un provvedimento molto forte, ma noi riteniamo che a questo punto ci voglia un segnale forte, chiudere i locali significa allontanare la movida, bisognerebbe delocalizzarla. Una volta allontanata e calmato tutto se ne riparla, nessuno vuole chiudere tutto, però se non facciamo un’azione forte non ne veniamo fuori, sono quindici, vent’anni che la soluzione va avanti così e non migliora”, conclude Bertini.

Francesco Li Noce

Commenti