Dopo l'intesa raggiunta nel Consiglio dei Ministri, la riforma del processo penale arriva al passaggio parlamentare.
La Commissione Giustizia della Camera ha votato e approvato gli emendamenti che recepivano le intese tra i partiti di maggioranza e il testo domani (domenica) arriva all’esame di Montecitorio, con la prospettiva dell’approvazione entro martedì.
Il giorno dopo l'accordo, tutti i partiti di maggioranza rivendicano il successo mentre Fratelli d’Italia, dall’opposizione, critica la riforma come una "mediazione al ribasso che non risolve i problemi".
Abbiamo chiesto un parere al deputato monregalese Enrico Costa, già viceministro della Giustizia e oggi referente della Giustizia per Azione, il partito di Carlo Calenda.
“La riforma Bonafede – commenta - è definitivamente archiviata. Con il testo approvato i processi avranno un inizio ed una fine ed il nostro ordinamento abbandonerà il concetto del “fine processo mai”.
Costa non risparmia una stoccata al Movimento 5 Stelle, che – insieme alla Lega – si è arrogato il merito di aver apportato quelle modifiche che hanno consentito l’accordo politico.
“L’approvazione – osserva – è avvenuta con il voto favorevole dei 5 Stelle: un dietrofront che hanno cercato di celare con una densa cortina fumogena. I grillini – aggiunge - hanno tentato invano di terremotare e far deragliare le proposte della ministra Cartabia, ma hanno chinato il capo e ottenuto solo bandierine da sventolare. Un grazie – conclude il deputato di Azione - alla ministra Cartabia per il grande lavoro svolto”.
Enrico Costa è stato protagonista anche di un passaggio importante, con la presentazione di un emendamento (approvato) che riguarda il cosiddetto “diritto all’oblio” per gli assolti ponendo fine al fango in rete.
“Ieri – spiega - è stata approvata una norma di civiltà, in base alla quale una persona assolta o prosciolta non può essere marchiata a vita'.
La sentenza di assoluzione – afferma - sarà il titolo per ottenere, senza se e senza ma, che i motori di ricerca della rete effettuino la immediata dissociazione dei dati personali degli assolti dai risultati di ricerca relativi al procedimento penale. Lo Stato – aggiunge - deve garantire che l'assolto sia la stessa persona che è entrata nell'ingranaggio della Giustizia, in termini di immagine, credibilità e reputazione. Oggi non è così. I gestori dei motori di ricerca – osserva Costa- molto spesso oppongono dinieghi immotivati e costringono gli interessati a rivolgersi al Garante. La norma approvata sottolinea che nel nostro ordinamento l'interesse pubblico prevalente è quello di chi è innocente a non vedere il suo nome marchiato a vita. Se non ci fosse il processo mediatico, se non ci fossero continue conferenze stampa delle procure, se fosse rispettata la presunzione d'innocenza – annota ancora in conclusione il parlamentare di Azione - non ci sarebbe stato bisogno di questo emendamento. Oggi invece la rete infanga spesso le persone e restano sacche di resistenza ai rimedi”.
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