Hanno riconosciuto i loro atteggiamenti sbagliati ma hanno specificato che si tratta del loro modo di fare e che sono stressati perché secondo loro si tratta di pazienti di difficile gestione.
Hanno risposto al Gip Alessia Ceccardi ammettendo i fatti contestati dalla Procura, Tiziana Uccelli, 46 anni e Alessandro Rossi, 50 anni, operatori socio sanitari posti agli arresti domiciliari dalla guardia di finanza lo scorso 29 gennaio per diversi episodi di violenza e maltrattamenti, nel loro caso principalmente psicologica (minacce, insulti e bestemmie), nei confronti di più ospiti della Rsa La Villa di Varazze.
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Sono stati ascoltati questa mattina in Tribunale a Savona dal Gip e dal Pm Chiara Venturi, dopo che erano state interrogate mercoledì scorso Simona Siccardi, 48 anni (difesa dall'avvocato Pierluigi Pesce), Natalina Minasi, 64 anni (assistita dal legale Giacomo Gardella) e Rossana Barigione, 58 anni (avvocati Barbara Murialdo ed Erika Lotti del foro di Genova).
A Barigione erano stati contestati quattro episodi ma in sede di interrogatorio è stato appurato che due episodi non erano riconducibili direttamente alla 58enne ma alla 38enne Elisa Zunino (che causa positività al Covid verrà interrogata nelle prossime settimane) e due non sono stati considerati rilevanti. Per questo il Gip aveva disposto di revocarle la misura degli arresti domiciliari. Per Minasi è stato disposto l'obbligo di dimora a Genova e per Siccardi la stessa misura nel comune di Savona.
Gli avvocati difensori di Rossi Franco Aglietto e Uccelli Roberta Gobbi e Fabiana Negro (sostituita oggi dal legale Carlotta Ciciliot) hanno richiesto un'attenuazione della misura ma il Gip si è riservata di decidere.
I provvedimenti restrittivi erano stati disposti al termine di una complessa indagine, coordinata dalla pm Chiara Venturi, e durata alcuni mesi, durante la quale erano stati documentati numerosi e reiterati episodi di violenze fisiche e verbali.
Dall'attività investigativa svolta, erano emersi bruschi strattonamenti dei pazienti durante le operazioni di pulizia personale e cambio degli abiti, fino ad arrivare a veri e propri schiaffi, accompagnati da insulti, minacce e imprecazioni proferiti dai sei operatori, ai quali sono seguiti grida di dolore, pianti e implorazioni delle vittime.
Molto spesso, durante l’orario di lavoro, gli anziani pazienti erano stati lasciati incustoditi, senza che venissero soddisfatte le loro reiterate richieste di assistenza, attivate dagli ospiti anche attraverso i campanelli posti nelle vicinanze dei letti. Gli inermi anziani venivano anche minacciati di essere lasciati senza i pasti, fino al rischio di essere legati al letto e percossi, solo per aver “disturbato” le operatrici con le loro richieste di assistenza, peraltro più che legittime e pienamente rientranti nei doveri lavorativi delle tre arrestate.
Comportamenti per i quali l’autorità giudiziaria aveva contestato l’aggravante dell’abuso di prestazione d’opera e della minorata difesa delle vittime, molte delle quali non autonome a causa delle infermità che le affliggono.
Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari, oltre ai locali della Rsa, erano state effettuate le perquisizioni delle abitazioni dei 6 Oss, per ricercare ulteriori elementi di prova ed acquisire le cartelle cliniche di alcuni ospiti della struttura, anche in previsione di possibili ulteriori sviluppi investigativi.
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