Il Nazionale

Politica | 29 dicembre 2020, 16:00

Il Lido di Locarno sceglie di far pagare la pandemia all’ultima ruota del carro, all’anello più debole e indifeso. Il PS: “Il Municipio come valuta la situazione?”

Tagli del 20% dell’attività lavorativa e del salario per il periodo compreso tra il 1 gennaio ed il 30 aprile 2021. Come mai non si fa capo allo strumento del lavoro ridotto?

Il Lido di Locarno sceglie di far pagare la pandemia all’ultima ruota del carro, all’anello più debole e indifeso. Il PS: “Il Municipio come valuta la situazione?”

Fabrizio Sirica,(Partito Socialista) ha presentato al Municipio un’interrogazione sulla proposta di rinuncia del 20% dell’attività lavorativa e del salario per il periodo compreso tra il 1 gennaio ed il 30 aprile 2021 avanzata ai dipendenti e alle dipendenti dal Consiglio di Amministrazione del Lido di Locarno.

La pubblichiamo integralmente.

Evidentemente questo terribile anno caratterizzato dalla pandemia globale del Coronavirus non ha risparmiato il Lido di Locarno (in seguito CBR: Centro Balneare Regionale).

Nonostante un’estate migliore delle previsioni che si potevano fare in primavera, il 9 di dicembre si potevano contare 94.000 passaggi in meno nella struttura, il che ha comportato minori entrate economiche.

Spinto dalla difficoltà finanziaria riscontrata e dalle previsioni incerte per il primo periodo dell’anno 2021, che potrà essere ancora caratterizzato da una situazione pandemica irrisolta e quindi a restrizioni di movimento e attività, il Consiglio di Amministrazione ha optato per contenere i costi.

Ha quindi proposto ai dipendenti e alle dipendenti la rinuncia del 20% dell’attività lavorativa e del salario per il periodo 1.1.2021-30.4.2021. Un taglio lineare che non fa differenze tra persone con diverse percentuali di lavoro.

La prima domanda che ci si pone è: come mai non si fa capo allo strumento del lavoro ridotto? Uno strumento per l’appunto immaginato per evitare licenziamenti per quelle attività colpite da un momentaneo e congiunturale abbassamento della mole di lavoro. La risposta è semplice, in quanto azienda composta da azionisti pubblici ha la copertura del deficit e il rischio aziendale deve essere preso in carico dagli stessi.

Tuttavia, con questa decisione, il Consiglio di Amministrazione sceglie di far pagare la pandemia all’ultima ruota del carro, all’anello più debole e indifeso: i lavoratori e le lavoratrici!

Tutto ciò è semplicemente inaccettabile, con questo trattamento siamo nella paradossale situazione per la quale queste persone hanno meno tutele e diritti di persone assunte in un’azienda privata (che in una tale situazione sarebbero al beneficio, su una % di lavoro parziale, della copertura del salario da parte del lavoro ridotto).

Come principale azionista il comune di Locarno (così come gli altri comuni azionisti) ha una responsabilità verso queste persone e non può permettere un tale trattamento. Non deve essere chi lavora ad assumersi il rischio e a pagare!

Un altro elemento di criticità è la gestione della faccenda da parte del CdA. I dipendenti sono stati convocati sabato 12 dicembre e hanno avuto 4 giorni per decidere se accettare o meno la proposta. È stato chiesto loro di rispondere in maniera individuale alla consultazione. Certo, si scrive che non ci sarebbero state ripercussioni per chi non accettava, ma nella testa dei dipendenti pesa come un macigno la paura del licenziamento, che non è stata scartata “nero su bianco”.

Chi conosce questo tipo di dinamiche sa bene che questo metodo (la consultazione individuale) mette i lavoratori gli uno contro gli altri, divide, crea gelosie e paure. Nonostante la quarantina di dipendenti, non vi è neppure una commissione del personale. Ergo una consultazione di questo tipo andava fatta in maniera collettiva e coinvolgendo i partner sociali! Se la volontà è quella di preservare un buon clima di lavoro e favorire l’affiliazione al posto di lavoro, non si può procedere come è stato fatto e andavano coinvolti i sindacati.

Un’ultima considerazione (e annesso messaggio di solidarietà) va nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori a ore e su chiamata. Loro saranno inevitabilmente i più colpiti da questa inaccettabile proposta qualora vedesse la luce. Gli ultimi, i più precari e con meno diritti pagano un’altra volta più di tutti. È questo che vuole, o che avvalla, il Municipio?

Alla luce delle considerazioni sovraesposte, nello specifico chiedo:

  1. Il Municipio di Locarno come valuta la situazione?
  2. È disposto, quale (principale) azionista, ad annunciare la propria contrarietà a questo taglio proposto ai dipendenti?
  3. Il Municipio come valuta il fatto che questi dipendenti sono esclusi dal lavoro ridotto poiché ci sono attori pubblici a garantire i deficit, ma poi di fatto i dipendenti non vengono tutelati?

W.A.

Commenti