“È di 3.588 la media giornaliera di nuovi casi positivi al Covid 19 nella settimana dal 2 all’8 novembre in Piemonte. Il picco di presenze in Pronto soccorso si è avuto il 5 novembre e, da qualche giorno, assistiamo a una modesta diminuzione. La media giornaliera di pazienti in attesa di ricovero al Pronto soccorso nelle ultime due settimane è stata pari a 450-500 persone”. Lo ha dichiarato questa mattina il coordinatore dell’area Dea Gian Antonio Cibinel nel corso dell’incontro della Commissione Sanità del Consiglio regionale, presieduta da Alessandro Stecco, con i responsabili del Dipartimento interaziendale malattie ed emergenze infettive (Dirmei).
“In questo momento – ha aggiunto – il numero di ricoverati è maggiore rispetto al picco della prima ondata della pandemia ed è particolarmente concentrato sulle degenze ordinarie o subintensive. Ieri sera avevamo circa il 25% di ricoveri in più in queste aree rispetto al picco della pandemia. Per quanto riguarda le terapie intensive, siamo invece intorno ai due terzi rispetto al picco massimo della prima ondata. Se l’andamento dei contagi sarà lineare, potremmo stimare tra una settimana 400-450 ricoverati in terapia intensiva, pari al picco della prima ondata, e 5.500-6.000 ricoverati complessivamente in altri reparti”.
Il direttore del Dirmei Carlo Picco, illustrando il funzionamento del Dipartimento, ha evidenziato le principali linee di attività, che spaziano dalla gestione delle scorte di dispositivi per la protezione individuale al monitoraggio delle Rsa, dalla messa in atto di corsi di formazione alla stratificazione del rischio e ha presentato la Centrale territoriale Covid, che “si occupa 24 ore su 24 della presa in carico e del monitoraggio dei pazienti Covid della Città di Torino attraverso software e che si vorrebbe allargare a tutto il territorio regionale. Al momento ha in carico 6.536 pazienti di cui 5.552 monitorati quotidianamente da casa tramite app e i rimanenti tramite contatti telefonici”.
Per quanto riguarda la linea di comando operativa per i ricoveri ospedalieri, ha spiegato il commissario per la gestione delle politiche sanitarie Emilpaolo Manno “esistono diverse postazioni attive 24 ore su 24: la postazione di Direzione sanitaria, che governa i ricoveri dei reparti di degenza; quella che governa i Pronto soccorso e i Dea, che valuta il bording e predispone eventuali spostamenti; quella dedicata alle terapie intensive, che ne gestisce e smista i posti”.
Il direttore regionale del settore Emergenza Covid Gianfranco Zulian ha ribadito “la necessità, pur nell’emergenza, di garantire sia i cittadini bisognosi di cure ordinarie sia quelli che necessitano di cure urgenti o emergenziali a causa della pandemia” e ha sottolineato che, per quanto riguarda il personale sanitario, “la Regione si è mossa per tempo, reclutando al 10 settembre ben 2.501 risorse, che oggi sono diventate oltre 3.100, e al momento vi sono 17 bandi aperti”.
Dall'incontro con il Dirmei esce con certezze del tutto opposte a quelle dell'assessore Icardi il capogruppo in Regione di Liberi Uguali e Verdi, Marco Grimaldi. "Stiamo rincorrendo il virus e siamo in ritardo, la Regione oggi sta costruendo gli argini ma la seconda ‘alluvione’ è già in corso", scrive il consigliere regionale. "Il confronto con il Dirmei in Commissione ci dice che siamo in ritardo su tutto e, tra bandi per nuovi medici e infermieri partiti solo in questi giorni e il nuovo ospedale da campo sotterraneo pronto solo fra qualche settimana, il Piemonte è nelle mani dei suoi operatori che senza avere ‘piani B’ dovranno cavarsela da soli".
"Tra i punti che Cirio e Icardi stanno ripetendo in questi giorni, limitare i ricoveri e curare i malati Covid19 a casa è il loro focus principale ma – si chiede Grimaldi – come faranno le 88 Usca e i medici di famiglia a fare in emergenza, per 50mila positivi, quello che non sono riusciti a fare per 10mila? La verità è che mentre il Dirmei sta progettando le barriere per la terza ondata, l’unica soluzione che questa maggioranza è capace di offrire è sperare che le persone non si ammalino anche di altro".
"Siamo di fronte ad una sottovalutazione enorme se, come ci hanno detto anche i tecnici impegnati nel Dirmei oggi in Commissione, questa seconda ondata era ampiamente prevedibile e, anzi, un fatto naturale in queste circostanze, legato al ritorno alla vita delle persone, con l’aumento dei contatti tra gli individui e il ritorno a scuola e a lavoro. La situazione è scappata di mano e davvero pensiamo di risolverla smettendo di fare i tamponi?".
Infine, Grimaldi fa la sua proposta: "1. dopo il tampone molecolare al sintomatico, fare subito le interviste accurate per rintracciare i contatti e mettere tutti in isolamento nell'attesa; 2. test molecolare ai contatti già sintomatici e test antigenici rapidi a tutti gli altri contatti: i negativi si liberano, i positivi fanno tampone molecolare; 3. dopo 10 giorni di isolamento un nuovo tampone antigenico per ‘liberare’ i negativi".
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