Il 2020, per diverse città italiane tra cui il nostro capoluogo regionale, inizia all’insegna del blocco dei veicoli maggiormente inquinanti e con la presa d’atto del fatto che in molti centri abitati dell’intero paese il livello di Pm10 rilevato supera i 50 microgrammi a metro cubo che individuano il livello consentito.
Ma la colpa è davvero del trasporto su strada? Parrebbe, in effetti, di no.
Il rapporto sull’ambiente urbano dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha messo a confronto i dati rilevati nel 2005 e nel 2015 relativi al tonnellaggio di emissioni inquinanti derivanti da alcune fonti diverse, arrivando a sottolineare senza particolari dubbi come i principali responsabili siano i sistemi di riscaldamento.
Nei dieci anni presi in esame, infatti, appare chiaro come il trasporto su strada abbia ridotto di circa il 50% le proprie emissioni mentre i riscaldamenti le hanno aumentate di una quota più o meno identica.
Il portale Infodata de IlSole24Ore ha realizzato un grafico relativo ai dati di Ispra, in cui è possibile navigare scegliendo la regione e il capoluogo di maggiore interesse.
Appare così chiaro che in Piemonte, dal 2005 al 2015, le emissioni derivanti dall’agricoltura siano passate da 1.249 a 888 (-361), quelle relative ai rifiuti da 447 a 427 (-20), quelle relative all’industria da 12.773 a 5.541 (-7.232), quelle relative al trasporto su strada da 12.943 a 6.729 (-6214) e gli altri trasporti da 3.856 a 1.365 (-2491). Le emissioni da riscaldamento, invece, hanno subito una seria impennata: da 14.405 a 21.762 tonnellate (+7.357).
Insomma: ben vengano gli stop al trasporto stradale ma sembra sempre più necessario spostare l’attenzione anche “nelle case degli italiani”.
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