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Sport | 25 ottobre 2025, 23:28

La Varese troppo semplice di un gioco complesso

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Trentatré per cento da 3 (dopo il 40% e oltre del primo tempo): un numero, una partita. Ma anche un circolo vizioso che chiama in causa la corsa, la difesa e i rimbalzi. E i singoli: la Trento che espugna Masnago ha almeno cinque giocatori performanti; alla Openjobmetis che ci prova ma non ci riesce ne mancano almeno due se non tre, soprattutto "sani"...

La Varese troppo semplice di un gioco complesso

Trentatré per cento. Virgola tre.

Un numero, una partita. Perché con Varese, questa Varese, è sempre facile arrivare a un "dunque" piuttosto lapalissiano dopo i 40 minuti: se tira bene, ha delle chances; se tira male non ne ha mezza.

Perché non è abbastanza attrezzata.

La controprova è il confronto tra il primo tempo e il secondo tempo nelle percentuali dalla distanza: 7/17 fino all’intervallo, la Openjobmetis è in partita; 3/13 dopo il riposo, la squadra di Kastritis perde.

Non è sempre così: la pallacanestro, anche quella moderna che al tiro da fuori si affida in maniera massiccia, rimane un concetto complesso, ci sono gli avversari, ci sono i momenti.

È Varese che è troppo semplice.

Anche quest’anno si è condannata a dover giocare a una velocità folle per poter emergere, per poter competere: è la velocità che ti permette di arrivare al ferro quando la difesa non è ancora schierata, è la velocità che coglie la difesa sbilanciata e apre il campo, favorendo lo scoccare di buoni tiri a teorica alta percentuale di realizzazione. È la velocità l’unico modo per dare un senso alla leggerezza, a un Moore che elettrizza ma non tira, agli esterni che non sanno o non possono battere l’uomo, alla mancanza di talento.

Paradigmatici il primo e il terzo quarto, scariche di adrenalina che però Librizzi e compagni dimostrano di non riuscire a tenere per più di qualche minuto.

Senza la velocità, invece, senza un vantaggio, i cinque in maglia avversaria diventano tutti o quasi insuperabili per i cinque in maglia biancorossa: più grossi, più forti, più bravi. Senza velocità, rimane solo il tiro, ecco che siamo tornati all'inizio: il circolo è chiuso, ma purtroppo è anche vizioso.

Perché per correre serve la difesa e servono i rimbalzi. Spiegateci come fa a correre la squadra peggiore della Serie A a rimbalzo? E spiegateci come fa a difendere la squadra che non è ancora riuscita a schierare con continuità la sua coppia di lunghi, che dietro di sé trova un deserto dei Tartari chiamato Ladurner?

Quest’estate, c’eravamo illusi che la semplicità di cui sopra fosse stata confutata almeno dal punto difensivo, perché la coppia Nkamhoua (classe, atletismo e fisico)-Renfro (atletismo e lavoro sporco…) prometteva un impatto fisico finalmente superiore, finalmente adeguato alla Serie A. Non più un centro segalitico e un’ala piccola adattata: ecco un centro vero (ancorché non troppo "lungo"…) e un’ala forte che si rispetti.

Bene, anzi male: i due non hanno giocato e non giocano ancora insieme. E allora ci ripetiamo: come si fa a difendere?

Nel ragionamento, quindi, entrano in gioco anche i singoli. La Trento che batte Varese (e lo fa con il 23% dai 6,75, a proposito di squadre che hanno una complessità completamente diversa…) ha cinque giocatori in doppia cifra, cinque giocatori affidabili, cinque giocatori che performano, quindi almeno altri due che almeno un mattoncino lo mettono alla casa della vittoria.. La Varese che ci prova ma non ci riesce possiede un Librizzi leader, un Nkamhoua produttivo e un Moore che, se è vero che non tira, fa una quantità di cose talmente utili e positive da essere incontestabile e indispensabile. Alviti - in striscia no e nervoso (troppi pochi palloni giocabili?) - tornerà, gli altri? Alla porta c’è il rimpiazzo Iroegbu al disastro Moody, ma ci verrebbe spontaneo chiedere anche questo: quando ci saranno due giocatori sani in luogo di Renfro e di un Freeman che va a passo di gambero invece che migliorare?

Le sconfitte sono sempre nelle mancanze. Le squadre complete ce la fanno, quelle incomplete no.

Fabio Gandini

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