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Eventi e Turismo | 10 settembre 2025, 14:00

'Taranto chiama': anche a Genova la proiezione del documentario sull'Ilva che dà voce a chi resiste

Il film di Rosy Battaglia, frutto di anni di giornalismo civico, racconta la resilienza di una città ferita dall’inquinamento industriale e il legame con il capoluogo ligure: “Qui si sente sulla pelle l’impatto dell’industria e la necessità di lottare per il diritto a respirare”. L’appuntamento giovedì 11 settembre all’Arci Perugina di via Piombelli nell’ambito di FestiValori

'Taranto chiama': anche a Genova la proiezione del documentario sull'Ilva che dà voce a chi resiste

Un documentario nato da anni di giornalismo civico, dal contatto diretto con comunità che vivono ogni giorno accanto a impianti industriali inquinanti, tra malattie, morti premature e lotte per il diritto alla salute: si intitola 'Taranto chiama', l’ultima fatica della giornalista Rosy Battaglia, e sarà proiettato giovedì 11 settembre a Genova, all’Arci Perugina di via Piombelli 15, all’interno del FestiValori – il festival della finanza etica che, dopo tre edizioni modenesi, approda quest’anno nel capoluogo ligure. Il programma della serata prevede alle 19 un aperitivo con l’autrice e alle 20.30 la proiezione del documentario.

Il film nasce in realtà dal mio lavoro di giornalismo d’inchiesta con il progetto Cittadini reattivi, attivo dal 2013 – spiega Battaglia – con cui ho documentato la vita delle comunità che vivono nei siti di interesse nazionale e nelle aree contaminate. Mi sono occupata anche della Liguria, penso alla Spezia e a Vado Ligure. In dieci anni questo lavoro mi ha portata a seguire da vicino la comunità tarantina, prima a distanza e poi sul posto. Così è nato il legame con la città”.

L’idea di un film, racconta, non era affatto scontata: “Non avrei mai pensato di arrivare a fare un documentario su Taranto. È una storia enorme, complicata, con tanti aspetti nascosti e difficili da comprendere. A scatenare la svolta sono stati due episodi: durante la pandemia, all’interno della rete di associazioni e cittadini attivi di tutta Italia, furono i triestini ad annunciare la vittoria della loro battaglia per chiudere la Ferriera. L’abbattimento dell’impianto, il 18 settembre 2022, è la scena iniziale del film. Subito dopo, quell’associazione decise di devolvere i propri fondi residui ai genitori tarantini dell’Associazione Genitori tarantini di PeaceLink. Quel gesto di solidarietà mi colpì profondamente: mi parve la chiave giusta per raccontare la città”.

Nei due anni successivi, il progetto prese forma grazie a un crowdfunding e al sostegno dal basso di oltre 300 donatori, con la stessa autrice nel ruolo di coproduttrice. “Ogni volta che realizzo un documentario parto da una chiave di speranza– chiarisce Battaglia – non mi interessa fare la ‘tv del dolore’. Anche nei miei film precedenti, ‘La rivincita di Casale Monferrato’ e ‘Io non faccio finta di niente’ su Brescia, ho raccontato storie dolorose, ma con un orizzonte di giustizia e riscatto. Così è stato anche a Taranto”.

Il film si articola in due parti: la prima racconta 'dietro le quinte i quasi dieci anni di mobilitazioni e i decreti 'salva Ilva' che hanno segnato la vita della città, spesso ignorati dai media nazionali; la seconda dà spazio alle voci di chi resiste dal basso: giovani che hanno deciso di non emigrare, agricoltori e imprenditori che nonostante i veleni scelgono di restare, associazioni che non si arrendono. “È uno spaccato che restituisce un’immagine diversa da quella stereotipata di Taranto, definita da qualcuno la città più brutta d’Italia: non è così, non lo è mai stata”. 

Dopo il debutto a Cinema Ambiente Torino e la partecipazione al Clorofilla Film Festival, ‘Taranto chiama’ è stato proiettato per la prima volta a Taranto davanti a un pubblico ampio e popolare. “L’accoglienza è stata eccezionale. In sala c’erano protagonisti del film, familiari di persone scomparse. L’emozione è stata fortissima, soprattutto perché alcune delle donne intervistate non ci sono più. Celeste Fortunato, mamma del quartiere Tamburi, ed Emilia Albano, attivista dei Genitori tarantini, entrambe vittime dei veleni respirati ogni giorno. Eppure, pur nel dolore, l’effetto della proiezione è stato quello del riscatto. La comunità ha sentito che quella era la sua storia, che si può e si deve andare avanti”.

La tappa genovese è stata organizzata con il sostegno della Fondazione Finanza Etica, che ha contribuito in modo significativo alla realizzazione del film. “‘Taranto chiama’ è stato prodotto interamente dal basso, senza grandi finanziamenti o film commission, solo grazie alla rete di donatori e alla Fondazione. Presentarlo a Genova ha un valore particolare: questa è una città che ha conosciuto sulla propria pelle gli effetti dell’industria, penso a Cornigliano. Già in passato ho portato qui ‘Io non faccio finta di niente’, e l’attenzione è sempre stata alta. C’è un filo che unisce le mamme di Taranto e le mamme di Cornigliano: la consapevolezza di lottare per il diritto a respirare”.

Non a caso la scelta della sede, l’Arci Perugina in via Piombelli, risponde alla volontà di avvicinarsi ai quartieri popolari, quelli più segnati dall’impatto industriale. “Non un luogo centrale della città, ma vicino a chi vive quotidianamente le conseguenze ambientali. Genova non è esente da queste dinamiche, e la proiezione qui può avere un effetto importante”.

La mia associazione, Cittadini reattivi, ha subito un rallentamento durante la pandemia, ma ora sta riprendendo forza. Sappiamo che c’è bisogno di giornalismo indipendente, che risponda alle comunità e che le metta in connessione. È questo il nostro ruolo. All’estero forse lo hanno compreso prima che in Italia: il valore del nostro impegno è stato riconosciuto da colleghi e reti internazionali”.

In questo momento l’attenzione è sulla distribuzione del film, che viaggerà in tutta Italia e arriverà fino al Parlamento europeo. È in preparazione anche un sito dedicato con trailer e materiali: “Il nostro obiettivo non è semplicemente proiettare un film, ma usarlo come strumento per discutere, confrontarsi, scatenare emozioni e reazioni. Ogni proiezione è diversa e ogni volta io stessa, come autrice, imparo qualcosa di nuovo. Dopo questo film voglio raccogliere in un libro i miei vent’anni di esperienza da giornalista d’inchiesta e civica, per lasciare memoria di queste storie e di questi percorsi. E sto lavorando anche a un podcast, perché c’è bisogno di approfondimento, non di informazione mordi e fuggi. Sono storie complesse che richiedono tempo e cura, e vanno raccontate in controtendenza rispetto alla velocità dei social. Non bastano i post su Instagram per capire ciò che accade nei nostri territori”.

FestiValori prosegue poi sabato 13 settembre ai Giardini Luzzati – Spazio Comune, dove si svolgerà una giornata di incontri dedicata alla crisi climatica, con ospiti italiani e internazionali. Si parte alle ore 15 con la conversazione “Come si racconta la crisi climatica”, in cui scrittori, giornalisti e sociologi rifletteranno su parole, simboli e narrazioni che aiutano a comprendere o, al contrario, a rimuovere la crisi climatica. Alle 17 si terrà “Road to Belém”, un dibattito tra climatologi, meteorologi e attivisti sul ruolo della scienza e delle comunità locali nel cammino verso la Cop30 di Belém. Alle 18,30 lo scrittore e giornalista francese Hervé Kempf discuterà i limiti del capitalismo di fronte all’emergenza ecologica e sociale in “Clima vs capitalismo”. La giornata si concluderà in musica, con dj set a partire dalle 19 in piazza e dalle 22 nell’area archeologica, con Vittorio Barabini e Ma Nu.

Chiara Orsetti

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