“Oggi non celebriamo soltanto un restauro - ha detto emozionato il sindaco Stefano Isaia - Celebriamo un atto di fiducia, una rinascita, un gesto di cura verso ciò che ci definisce come comunità. La riapertura della Cappella di San Sebastiano, dopo un lungo e attento lavoro di recupero, non rappresenta solo un evento per il nostro paese di Monterosso Grana, ma vuole essere un segnale per tutta la Valle Grana: valorizzare il nostro patrimonio è possibile. Non solo per conservarlo, ma per farlo vivere e respirare nel presente.”
È stata davvero una giornata memorabile quella di ieri (venerdì 20 giugno) per Monterosso Grana, che ha segnato la riapertura della Cappella di San Sebastiano.
Situata all’ingresso del paese, a bordo strada vicino al cimitero, essa rappresentata un vero e proprio gioiello della Valle Grana. Edificata in occasione di un'epidemia intorno alla metà del XIV secolo, è intitolata al santo protettore della peste. Dal 2020 è stato avviato un complesso cantiere di restauro conservativo, volto a risolvere le numerose criticità che compromettevano la conservazione del bene, riportando alla luce nuove porzioni di affresco precedentemente celate.
Al suo interno la cappella di San Sebastiano custodisce affreschi attribuiti alla bottega di Pietro Pocapaglia da Saluzzo, noto anche come il Maestro del Villar, databili al 1468 grazie all’iscrizione che compare alla base dell’arcone laterale: “Anno domini MCCCCLXVIII die XV madi hoc hopus complet(…) fuit ad laudem etern(…) dei et Sancti Sebatiani”.
I quattro angoli della volta a crociera custodiscono le rappresentazioni degli Evangelisti, seduti su cuscini adagiati su un prato fiorito secondo il gusto del Gotico Internazionale: ciascuno di essi reca un cartiglio con il proprio nome e le prime parole del vangelo. Sulla parete di fondo è invece dipinto un maestoso trono riccamente traforato, su cui siedono la Madonna e Gesù Bambino, ai lati San Sebastiano, un santo vescovo (forse Nicola) e un santo martire tebeo, da identificarsi verosimilmente con San Magno, venerato nell’omonimo e conosciuto Santuario in valle. Sulla parete destra, raccolte in uno spazio narrativo unitario, sono riassunte le storie del martirio di San Sebastiano: a sinistra il santo è legato alla colonna, trafitto dalle frecce e percosso dai persecutori alla presenza dell’Imperatore, a destra è appena stato decapitato, mentre in alto due angioletti portano in cielo la sua anima. Nei sottarchi sono dipinte eleganti figure di sante, tra le quali Santa Barbara, con vesti damascate.
“La Cappella, che per secoli ha custodito silenziosamente arte, spiritualità e identità, oggi torna a essere visibile, fruibile, vissuta - ha detto il sindaco Isaia - Non parliamo soltanto di un luogo religioso o artistico, ma di un bene collettivo, un punto di riferimento culturale, sociale, affettivo. Un luogo che ci parla delle nostre radici, delle nostre paure e speranze, della storia di chi ci ha preceduto. Fin dall'inizio del nostro mandato, abbiamo ereditato dall'amministrazione del Sindaco Martini questo progetto con la convinzione che non si trattasse soltanto di un intervento conservativo.”
Un’app per accedere e visitare la Cappella con tanto di spiegazione ed i progetti già pensati per la sua valorizzazione: qui ad esempio quest’estate, grazie al Piccolo Circolo di San Sebastiano, verrà proposta la presentazione di alcuni libri. Dal prossimo anno, invece, la Cappella dovrebbe prendere parte al progetto “Chiese aperte” e c’è, da parte dell’amministrazione comunale, anche la volontà di renderla luogo per la celebrazione di matrimoni civili (la chiesa è infatti sconsacrata e di proprietà del Comune). Il sindaco ci tiene particolarmente:
“C'era, e c'è, un'idea più ampia: trasformare la Cappella di San Sebastiano in uno spazio vivo, un luogo di comunità, capace di ospitare momenti di bellezza, cultura, dialogo. Il nostro desiderio è che questo piccolo gioiello, incastonato alle porte del paese, diventi una tappa irrinunciabile per chi visita la valle, ma anche e soprattutto un riferimento quotidiano per chi qui vive. Stiamo lavorando affinché sia aperta al pubblico, inclusa in percorsi turistico-culturali, arricchita da iniziative artistiche e musicali, e che possa ospitare momenti significativi della vita delle persone, come i matrimoni con rito civile.
Sì, vogliamo che la Cappella di San Sebastiano diventi anche un luogo dove le coppie possano scegliere di iniziare il loro cammino insieme in un contesto di bellezza, storia, intimità. Celebrare un’unione in un luogo come questo, con secoli di arte e memoria alle spalle, è un gesto che dà profondità e valore a un momento già speciale. Ecco perché pensiamo a questa Cappella come a uno spazio aperto e condiviso, dove la bellezza non resti chiusa tra le mura, ma si diffonda nel territorio. Dove cultura e spiritualità convivano con la quotidianità, e diventino una risorsa, una forza. Dove le comunità possano riconoscersi, ma anche incontrarsi e raccontarsi.”
2020 - 2025: cinque importanti anni di lavoro, di unione di intenti fra Comune, Fondazione CRC e Sopraintendenza
“Tutto questo non sarebbe stato possibile senza una rete preziosa di aiuti e collaborazioni, che voglio ringraziare pubblicamente - ha detto Isaia - Grazie alla Fondazione CRC, che ha creduro nel progetto fin dall’inizio, prima con l’avvocato Collidà, poi con il nuovo Consiglio di amministrazione guidato dal Dottor Gola. Il loro sostegno, costante e convinto, ha reso possibile ogni fase di questo intervento. Un sentito grazie alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, sempre attenta e disponibile, all'architetto Soave e all'architetto Massa, che hanno accompagnato con professionalità e passione questo percorso. Un ringraziamento particolare anche a tutte le maestranze, ai restauratori, ai volontari, e ai cittadini che hanno partecipato,
sostenuto, incoraggiato.”
Presenti ieri moltissime autorità istituzionali, tra cui anche il presidente della Provincia di Luca Robaldo e l’assessore del Consiglio Regionale Claudio Sacchetto, che hanno tenuto ad esprimere i loro complimenti per questo importante progetto. Preziosa è stata anche la presenza del FAI, segno di una profonda attenzione e valorizzazione artistica e culturale:
“La presenza oggi del FAI - ha spiegato il sindaco - che ringrazio per l'attenzione al nostro territorio, è il segno che questa cappella può e deve entrare a far parte di una rete culturale più ampia, capace di valorizzare non solo il singolo bene, ma l'intero paesaggio umano e naturale che lo circonda. Sappiamo bene che i piccoli comuni come il nostro affrontano ogni giorno grandi sfide. Ma sappiamo anche che la cultura, la memoria e la bellezza sono strumenti potentissimi per costruire un futuro più coeso, consapevole e attrattivo. Iniziative come questa ci dimostrano che si può partire dalle piccole cose, dai piccoli luoghi, per generare cambiamenti significativi. E che la cura del patrimonio non è un lusso, ma un atto necessario di responsabilità verso le nuove generazioni. Ora tocca a noi. A noi amministratori, a noi cittadini, a noi comunità. Sta a noi rendere questo luogo vivo, vissuto, raccontato. Sta a noi portarlo nelle nostre storie, nei nostri eventi, nelle nostre celebrazioni. Sta a noi custodirlo, ma anche usarlo, con rispetto e visione.”
A tenere il nastro i giovassimi Letizia e Geremia, testimonianza che più di tutto i progetti e la bellezza sono il segno del credere nel futuro, in un’eredità preziosa da trasmettere. Ed a proposito di eredità, a tagliare il nastro è stato il professor Giovanni Martini, vincitore della Civica Benemerenza "Torre d’oro 2024": per le sue capacità di studioso e scrittore, si è distinto nel campo letterario a favore delle lingue tradizionali e delle storie delle Alpi Occidentali, con un intenso percorso sui sentieri della memoria e delle radici, lasciando un esempio alle giovani e future generazioni.
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