Non si è fatta attendere troppo la prima polemica post elezioni comunali a Genova.
Nemmeno il tempo di insediarsi per la neo sindaca Silvia Salis che la prima cittadina finisce nel mirino delle opposizioni.
Tocca a Pietro Piciocchi, ex vice sindaco facente funzioni e principale candidato alla carica di Primo Cittadino per il centro destra proprio contro Salis, ad affidare a un lungo post su Facebook una disamina che punta il dito contro le presunte incoerenze politiche tra Salis e una parte della coalizione che l’ha sostenuta.
Quello di Piciocchi è il terzo post in pochi giorni, ma questa volta l’occasione è l’intervento pubblico di Salis al Teatro Verdi di Sestri Ponente, durante un evento della CGIL, dove la sindaca ha dichiarato apertamente il suo sostegno al referendum contro il Jobs Act e alla battaglia per il salario minimo.
Due temi fortemente simbolici, che secondo Piciocchi rappresentano una distanza marcata dalle posizioni centriste e riformiste che Italia Viva, uno dei partiti sostenitori di Salis, ha sempre professato.
“Chissà cosa pensa Renzi, che porta a Genova l'assemblea di Italia Viva per intestarsi la vittoria di Silvia Salis, delle dichiarazioni della neo Sindaca che annuncia davanti ad una CGIL in visibilio che voterà un convinto SÌ al referendum contro il suo Jobs Act”, scrive Piciocchi sulla sua pagina.
Il nodo è politico e non si ferma certo a Genova e per l’ex vice sindaco la domanda è chiara: può una sindaca sostenuta da Renzi e Calenda sostenere posizioni apertamente in contrasto con la loro agenda nazionale?
In campo finisce anche la senatrice Raffaella Paita, che su Repubblica si è attribuita parte della scoperta e del sostegno a Salis, ricordando come la sua figura sia stata lanciata proprio dalla Leopolda, la kermesse renziana. Un dato curioso, evidenzia Piciocchi, soprattutto se si considera che il marito di Salis è stato uno dei registi della stessa manifestazione.
Nel frattempo, Matteo Renzi – dalle colonne del Corriere della Sera come riporta Piciocchi – attacca la CGIL accusandola di “avere uno sguardo ideologico rivolto al passato”, prima di bollarla come ‘sinistra massimalista’, il tutto mentre Salis ne raccoglie gli applausi. Una contraddizione che secondo l’ex vicesindaco dimostra come il fronte del “campo largo” regga più per convenienza elettorale che per visione comune.
“La sinistra approdata al governo cittadino è tutto fuorché riformista e moderata, presentandosi, al contrario, a forte trazione estremista e identitaria”, affonda Piciocchi, “con un ruolo di prim’ordine di un forte sindacato come la Cgil, esattamente come sta avvenendo sulla scena politica nazionale”.
C’è ancora un punto amministrativo nel messaggio di Piciocchi che in lui sembra destare particolare preoccupazione: se Italia Viva dovesse ottenere un assessorato nella giunta Salis, come si posizionerebbe sulle delibere legate al salario minimo o al referendum sul lavoro?
Un tema che potrebbe diventare la prima vera frattura nella maggioranza, al di là dell’intesa apparente costruita in campagna elettorale.
Piciocchi poi chiude con una frecciata anche a Carlo Calenda, che aveva definito Salis “una liberale tosta” durante la corsa elettorale.
“Anche in questo caso – conclude Piciocchi – il tempo sarà galantuomo”.
Commenti